Tredici anni di ritardi e chiacchiere: così Lamezia ha perso il nuovo terminal da 51 milioni

Tempo scaduto: l’Europa non finanzierà più il faraonico progetto dell'aerostazione lametina. Troppo tempo è passato dall'ultima modifica del 2015. Il finanziamento fu confermato l'anno successivo ma Bruxelles chiese un piano industriale che non è stato mai presentato

di Tiziana Bagnato
22 maggio 2020
16:39
Il rendering del progetto che ha perso i fondi
Il rendering del progetto che ha perso i fondi

Era il 2007 quando sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea veniva pubblicato il bando promosso dalla Sacal relativo alla progettazione della nuova aerostazione passeggeri di Lamezia Terme. Le direttive erano: «Realizzazione di due o più corpi di fabbrica, funzionalmente autonomi, ma interconnessi (per garantire il corretto flusso dei passeggeri e degli operatori aeroportuali), trasformabili ed accrescibili in tempi successivi. Il collegamento dei corpi deve essere sia pedonale interno, sia carrabile esterno. Il progetto dovrà essere modulare, in modo da permettere l'appalto dell'opera in più lotti funzionali. Il progetto si inquadra in un programma pluriennale d'interventi volti al potenziamento ed all'ammodernamento delle infrastrutture aeroportuali, per accompagnare in maniera congruente la crescita di traffico prevista sull'aeroporto di Lamezia Terme».

 



Da allora ad oggi del nuovo terminal non c’è nemmeno l’ombra, il tutto nonostante quello venuto fuori fosse stato un progetto faraonico che era riuscito anche ad intercettare fondi europei. L’aerostazione dello scalo internazionale di Lamezia Terme, lo abbiamo saputo oggi, è andata definitivamente persa, diventando un’altra pagina del libro delle occasioni perdute dalla Calabria. Una terra all’eterna ricerca di un riscatto, ma anche una terra in cui i fondi non vengono utilizzati. Fiumi di denaro, valigie di progetti, vagonate di opportunità sparite sotto il fuoco incrociato di lungaggini burocratiche, passaggi di mano, varie ed eventuali.

 

A scrivere la parola fine sull’aerostazione dopo tredici anni è stata direttamente l'Unione Europea. Il commissario europeo per la Coesione e le Riforme Elisa Ferreira, incalzata dall'europarlamentare pentastellata Laura Ferrara, ha infatti spiegato che i ritardi accumulati sono stati eccessivi, portando all’esclusione del progetto dai finanziamenti europei. Parliamo di un ritardo di tredici anni, roba non da poco anche in Calabria. E che questo capitolo si stesse per chiudere, il sentore che l’aerostazione rimanesse solo su carta, probabilmente lo aveva ben immaginato la società aeroportuale Sacal, tanto da portare nei mesi scorsi al bando per il noleggio di una tendostruttura con la quale far fronte ai passeggeri in partenza nella stagione estiva. Un’area preimbarco, insomma, che le era stata sollecitata da più compagnie low cost e che prima che scoppiasse il Coronavirus la società aeroportuale stava provvedendo a realizzare.

 

Negli anni diversi sono stati coloro hanno chiesto lumi sul progetto dell’aerostazione. A creare una linea di demarcazione nel percorso sarebbe stata la presidenza di Arturo De Felice discostandosi dal progetto preliminare del 2015. Nel 2016 la Regione Calabria ha comunicato alla Sacal la decisione della Commissione Europea di confermare il finanziamento, 17 milioni su un totale di 51 milioni di euro, nonostante le varianti al progetto, ma ha anche richiesto il Piano Industriale per la realizzazione dell’opera. Cosa che non sarebbe avvenuta portando poi all'esclusione dai fondi. La Calabria incassa l'ennesima sconfitta.

 

Giornalista
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