È morto il testimone di giustizia vibonese Nello Ruello

Il noto fotografo fu uno dei primi a denunciare alcuni esponenti apicali della famiglia Lo Bianco-Barba. Divenne simbolo di resistenza per la difesa dei diritti. Il cordoglio del Gruppo Pubbliemme

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16 dicembre 2018
07:37
Nello Ruello
Nello Ruello

Si è spento ieri sera, nella casa della figlia Mariarita, a Vibo Valentia, lo storico fotografo e testimone di giustizia Nello Ruello. Ormai anziano, provato dalla malattia poi aggravata dall'incedere degli anni, è stato il primo testimone di giustizia a denunciare esponenti apicali della famiglia Lo Bianco-Barba, poi condannati nel processo che scaturì dalle sue dichiarazioni. Si tratta del processo denominato "Flash", figlio di un'operazione della Guardia di finanza scattata nel 2004.


Ruello finì al centro di un vortice di usura che mandò in rovina uno degli studi fotografici e di ottica più noti della Calabria. Sempre sostenuto dall'avvocato Giovanna Fronte, l'unica ad accettare a suo tempo di sostenere la sua causa, è stato protagonista di una grande battaglia per la difesa dei diritti dei testimoni di giustizia. Già fotografo di Gazzetta del Sud, sempre sotto scorta, grazie al sostegno dello Stato riuscì a riaprire il suo negozio di ottica, alla cui inaugurazione prese parte anche il sottosegretario all'interno Ettore Rosato. Un negozio che pochi mesi prima di morire annunciò di voler mettere in vendita, perché sempre più concittadini - denunciava - lo evitavano dopo aver denunciato all'autorità giudiziaria i suoi estortori, tra questi anche uno dei suoi dipendenti.



Egli sosteneva che lo Stato per essere d'esempio doveva assicurare ai testimoni di giustizia la permanenza sicura sui luoghi di appartenenza evitandone la fuga come segno di resa. Ruello, a volte anche se lasciato solo, circondato solo dalla famiglia e dal suo avvocato, non è mai fuggito.

Alla famiglia Ruello, per la scomparsa di un vibonese doc sostenuto sempre dalla sua forza e da quella dei suoi familiari, va il sentito e partecipe cordoglio dell’editore Domenico Maduli e della sua famiglia nonché del corpo redazionale del network LaC-Il Vibonese, sempre al fianco delle sue battaglie. 

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