Capo Colonna, da orgoglio a vergogna calabrese: «Assediati da rifiuti e randagi»

Gregorio Aversa, direttore del celebre Parco archeologico nazionale, interviene sulle problematiche che attanagliano l’area: «Più volte abbiamo segnalato i disservizi ma c’è una parte di Crotone che rema contro»

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di Giuseppe Currà
25 giugno 2020
16:15

È una lettera costruttiva e attenta a non alimentare ulteriori polemiche, quella del direttore del Museo e Parco archeologico nazionale di Capo Colonna, Gregorio Aversa. Scritta di proprio pugno «per unirsi alle lamentele del Comitato civico che in questi giorni sta segnalando disagi vecchi e nuovi per la contrada di Capo Colonna». Alla base della diatriba, lo stato di completo abbandono in cui versa una delle aree più belle della Calabria, ancor di più in “epoca” di pandemia.  

 


«Da tempo - afferma oggi Aversa - anche la nostra struttura segnala l'insufficienza nel numero di corse fornito dal trasporto pubblico per coloro i quali fossero interessati a venire a visitare museo e parco archeologico. Allo stesso modo abbiamo sempre effettuato le dovute segnalazioni ogni qualvolta si è verificato un calo di tensione nella rete elettrica. Per un lungo periodo, inoltre, il museo è rimasto privo del servizio telefonico a causa di pali danneggiati, un servizio soltanto di recente ripristinato. In varie occasioni - aggiunge - abbiamo lamentato la presenza di cani randagi che (a prescindere dall'amore per gli animali che ci contraddistingue), offrono comunque una cattiva immagine del sito. In diverse occasioni, infine, siamo stati direttamente attaccati come responsabili di un’inadeguata manutenzione che in realtà compete ad altri enti, visto che il promontorio è realtà assai articolata e complessa, che vede la presenza di privati, oltre che di svariate istituzioni».

 

Elencati disservizi e relative segnalazioni fatte dalla struttura del Mibact per ovviare e porre soluzione a tali disagi, il direttore Aversa focalizza l’attenzione su un episodio verificatosi nelle ultime ore, che porta a pensare «che la problematica abbia ormai raggiunto il suo apice». Al momento, nell’ambito dei lavori per la riapertura di museo e parco, la struttura ha concluso lo sfalcio all'interno dell'area archeologica e sta organizzando la segnaletica in funzione del contingentamento dei visitatori. «Per questo - sottolinea il direttore - anche ieri mattina alle 11.30 ho effettuato un giro di controllo, che lungo la costa nord (lato Crotone) mi ha permesso di constatare la presenza di un consistente cumulo di immondizia e rifiuti speciali abbandonati da ignoti. Subito dopo, alle 12.30, è arrivato il camion della nettezza urbana, che non ha provveduto a prelevarli (come mi auguravo). Anche stavolta ho provveduto ad effettuare la necessaria segnalazione».

 

A questo punto, aggiunge, «mi sembra chiaro che la città non sia conscia delle proprie potenzialità e di quanto di buono possa ottenere in futuro. Essa, infatti, risulta spaccata: da una parte persone civili, rispettose e collaborative che ci tengono al decoro e che sentono quel luogo come parte integrante della città; dall'altra cittadini che non intendono in alcun modo prendere parte ad un processo di responsabilità condivisa».

 

Fatte le dovute considerazioni, il direttore della struttura culturale prosegue con un’amara constatazione: «Se la città non collabora sarà difficile portare avanti una realtà assai complessa come il promontorio di Capo Colonna, la cui gestione comporta l'investimento di risorse economiche ingenti per la sola manutenzione ordinaria e che appare ancor più complicata in considerazione della presenza di svariati portatori di interesse, pubblici e privati».

Da qui l’appello finale affinché «si arrivi a promuovere un comitato esteso a tutti gli stakeholders, così da riuscire finalmente a promuovere una razionale ed efficiente gestione dell'intero promontorio; non il solito scarico di responsabilità che non è costruttivo e si interessa alla sola inutile ricerca di un capro espiatorio».

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