“Chi mi ama mi voti”, storia della comunicazione politica nel libro di Domenico Petrolo e Lorenzo Incantalupo
Il dettagli del volume raccontato da uno dei suoi autori, il vibonese Petrolo: «Il marketing e la comunicazione esistono in forme diverse sin dalla notte dei tempi. L’Eneide non è forse un’opera commissionata ad hoc per la promozione di Roma e di Augusto?»
Chi mi ama mi voti, un libro di storie. Di eventi. Di persone. Ma prima di tutto di comunicazione politica. Perché se non sai comunicare non vai da nessuna parte, non vendi, non ti vendi. Uno degli autori, il calabrese Domenico Petrolo è in questi giorni in diverse località della regione a presentare il libro (l'altro autore è Lorenzo Incantalupo).
Forse tutto comincia con gli slogan degli anni ‘70. Amaro Ramazzotti e poi il celebre “Non avrai alcun jeans al di fuori di me”.
«Quello a cui fai riferimento è una celebre campagna di Oliviero Toscani, che intervistiamo nel libro e a cui facciamo un grande in bocca al lupo. Sicuramente negli anni ’70 inizia a instaurarsi una nuova consapevolezza del rapporto stretto che si stava instaurando tra pubblicità, società e politica; ma in realtà il marketing e la comunicazione esistono in forme diverse sin dalla notte dei tempi. L’Eneide non è forse un’opera commissionata ad hoc per la promozione di Roma e di Augusto? Sintomatico, in tal senso è il caso del disegnatore Gino Boccasile, responsabile dei manifesti bellici del regime e considerato il “pubblicitario” della Repubblica Sociale Italiana, che dopo la guerra ha lavorato moltissimo nella pubblicità tradizionale, con aziende come Pirelli, San Pellegrino, Fiera di Milano, Spumante Riccadonna, Roberts, Sperlari e Yomo».
La politica cambia, e forse da qui comincia la sua fine, con gli anni ‘80, con l’epoca dell’ “edonismo reganiano”, della «democrazia del frivolo». Sono gli anni di Craxi e del craxismo, della Milano da bere, la politica spettacolo, il debito pubblico senza limiti
«In realtà la comunicazione è sempre al servizio della politica, o quasi. E in un certo senso anche alcuni espetti più di costume possono supportare determinate scelte politiche. Nel nostro libro, ad esempio, intervistiamo Luca Josi, al tempo responsabile giovanile del Partito Socialista e uno degli uomini più vicini a Bettino Craxi negli ultimi anni della sua vita. Josi racconta proprio come la “Milano da bere” non rispecchiasse affatto classe dirigente socialista, ma era comunque strumentale alla loro narrazione della rinascita economica e della crescita nella quale credevano, dopo gli anni bui del terrorismo.»
E sullo sfondo si intravvede Berlusconi, figlio unico del pool mani pulite e di tangentopoli. Grandissimo comunicatore. Uomo che inventa la politica spettacolo. E lancia l’allarme dell’imminente pericolo comunista. In realtà mai esistito.
«Sicuramente la prima rivoluzione, la comunicazione politica italiana e la sua modernizzazione avvengono con Silvio Berlusconi, che porta molte delle tecniche più avanzate del marketing aziendale in politica e ne fa un elemento cruciale della sua proposta. Anche oggi molti dei partiti e dei leader politici di tutti gli schieramenti usano tecniche introdotte da Berlusconi: dal volto sul manifesto, al nome nel simbolo, all’uso dei sondaggi, etc.. Ma soprattutto, come ci racconta Antonio Palmieri, per Berlusconi “la comunicazione sta nella realtà”, deve rappresentare qualcosa che è nei cuori e nelle menti delle persone».
Sempre a proposito di comunicazione politica, nel libro si legge: “La DC nel 1987 usò lo spot Forza Italia anche in occasione delle tribune autogestite, memorabile rimane quella del 15 maggio 1987”.
«Sì, questo è un aneddoto che pochi conoscono: in vista dell’elezioni del 1987 la DC commissionò il proprio messaggio elettorale a Marco Mignani, brillante pubblicitario che aveva inventato, tra le altre, la “Milano da bere” dell’Amaro Ramazzotti; Mignani creò uno spot con una famiglia, stile mulino bianco, che terminava lo slogan “Forza Italia”. Forse proprio Mignani fu un inconsapevole ponte tra gli anni ’80 e l’Italia Berlusconiana del decennio successivo»
Dalla politica spettacolo, alla politica dello scontro duro e diretto. Ma nel 2008 arriva un ‘marziano’ come Walter Veltroni che durante la campagna elettorale non nominò mai il suo avversario Berlusconi.
«Questa è una tecnica di marketing consolidata, nel libro facciamo un parallelo proprio tra Walter Veltroni che appunto non nominò mai Berlusconi durante tutta quella campagna e Steve Jobs che nella decennale querelle tra Apple e Samsung, tendeva a non nominare mai il colosso coreano.»
Da Renzi a Elly Schlein, come è cambiata la comunicazione del PD negli anni.
«Renzi ha introdotto a sinistra strumenti di comunicazione più moderni e la disintermediazione tra il leader e la base, rappresentando lo spirito del momento e portando il PD al 41%. Un rottamatore che cercava di cambiare il Paese. Elly Schlein ha sicuramente un approccio meno compulsivo nella comunicazione e nell’uso dei social. Lei risponde all’esigenza di un elettorato più vicino a Conte che a Renzi e che, dopo anni di governo, desidera sentirsi di “sinistra” e ritrovare la propria vocazione battagliera.»
Da Fini alla Meloni. La destra si rinnova in due stili completamente diversi. Ma il loro passato, soprattutto per la Meloni, incombe minaccioso.
«Purtroppo la transizione della destra italiana non è ancora completata. La Meloni fatica a chiudere con una parte della propria storia. Il caso del finanziamento della Fondazione di ANad Acca Larenzia ne è l’ennesima dimostrazione. A ciò si aggiunge un’inadeguatezza complessiva a governare che porta a denunciare complotti e nemici immaginari per cercare di distrarre le masse.»
Ma facciamo brevemente un’analisi della comunicazione politica in Calabria. Partendo dagli spot per promuovere la Calabria e le sue bellezze naturali. Un flop! Abbiamo visto solo spot costosissimi e assai banali. Prontamente ritirati.
«Lo spot di Muccino è forse la sintesi migliore della mancanza di consapevolezza delle proprie forze. Tantissime energie che si sono liberate negli ultimi anni, bellezze naturali, vini, una nuova tradizione culinaria di giovani chef, etc.. che vengono costantemente citati dal NY Times e da altri quotidiani internazionali e poi ci si lascia rappresentare con coppole e asini. Con maggiore consapevolezza ci sarà anche una migliore comunicazione, perché la comunicazione sta nella realtà.»
Gli autori
Domenico Petrolo, nato a Pernocari, piccolo borgo del vibonese, laureato in comunicazione politica, ha partecipato a diverse campagne elettorali. Dal 2015 al 2018 è stato coordinatore della campagna 2×1000 del Partito Democratico e delle attività di raccolta fondi di diverse realtà associative. Fondatore e presidente di Nina, società di consulenza strategica, relazioni internazionali e advisoring per il cinema. Cresciuto a Pernocari, vive tra Roma e Firenze.
Lorenzo Incantalupo è un manager con una grande esperienza di marketing, business development e general management; ha lavorato su prodotti e servizi di grandi brand nazionali e internazionali tra cui Disney, Nintendo e RCS Mediagroup. Ha gestito i brand MTV, Nickelodeon, Comedy Central e lanciato sul mercato italiano nuovi canali televisivi come Paramount Channel, Vh1 e Spike. Attualmente si occupa di start up e nuove tecnologie.