Il progetto

Detenuti in campo per salvare l’olivo della Madonna, antica pianta a rischio estinzione

Il progetto portato avanti dall’archeologa vibonese Rotella con l’ausilio della Pastorale del Creato. L’obiettivo è quello di dare vita a nuove coltivazioni per permettere all’albero di sopravvivere

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di Redazione
29 novembre 2021
09:00

Detenuti in campo per salvare un antico olio a rischio estinzione. È la scommessa dell’archeologa Annamaria Rotella, vice presidente di Archeoclub d’Italia sede di Vibo Valentia, durante la conferenza tenutasi alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico a Paestum, in Campania.

«In Italia tra le tante piante del nostro patrimonio di biodiversità che rischiano di scomparire c’è l’Olivo della Madonna. Mi sono messa sulle sue tracce e l’ho trovato in Calabria. Si tratta – spiega l’archeologa - di una pianta secolare in estinzione e la prima volta che ho trovato questo albero in Calabria, dopo anni di ricerca, è stata una grande emozione. L’ olio derivante da questo olivo veniva anticamente usato per alimentare le lampade all’interno dei luoghi di culto. Oggi ovviamente c’è l’energia elettrica e dunque questa tipologia di albero che fa parte del nostro patrimonio di biodiversità, rischia di scomparire».


L’Olivo della Madonna e l’impiego dei detenuti

La ricerca ha portato buoni frutti «grazie all’aiuto della Pastorale del Creato e del responsabile, frate Stefano». L’obiettivo è quello di ripiantare l’Olivo della Madonna presso tutte le chiese della Calabria. Il progetto sarà portato avanti «con l’aiuto dei detenuti delle carceri calabresi che cureranno la fase di innesto. Questo ci porterà a fare in modo che quest’albero sopravviva nel tempo».

A giudizio della Rotella: «Sarebbe importante dare vita anche al Cammino dell’Olivo della Madonna che veda protagonista il patrimonio archeologico, architettonico, antropologico e paesaggistico dei vari borghi dove l’albero è presente. Oltre alla sezione vibonese di Archeoclub, al Wwf, la ricerca è sostenuta anche da Italia Nostra Crotone e dal direttore dell'Ufficio Regionale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia, la pace e la custodia del Creato, frate Stefano Caria».

Le caratteristiche dell’Olivo della Madonna

«L’Olivo della Madonna ovvero la Olea europaea- leucocarpa, è una cultivar molto speciale che si fa riconoscere in tutta la sua straordinaria bellezza solo a partire dal momento della maturazione del frutto e ad oggi infatti è attestato in ben 80 dei 404 comuni calabresi, ma è in estinzione. La leucocarpa, come l’olivo in generale, appartiene al paesaggio calabrese e quindi alla cultura mediterranea ed è noto – ha concluso la  Rotella – che i popoli antichi di quell’area  hanno avuto con l’olivo e quindi con l’olio un rapporto privilegiato per motivi pratici prima e alimentari poi; proprio perché l’olio d’oliva assieme al grasso animale e, solo eccezionalmente alla cera d’api, sono stati per lungo tempo i combustibili privilegiati per illuminare degli ambienti. Se a questo si aggiunge che l’olio ottenuto dalle bianche drupe della Leucocarpa possiede il pregio particolare di bruciare generando pochissimo fumo ben si comprende perché questo olio trasparente e poco denso sia diventato il combustibile ideale per alimentare le lampade impiegate all’interno dei luoghi di culto».

La cura dei luoghi che abitiamo

«La cura dei luoghi che abitiamo così come l’hanno avuta le persone che ci hanno preceduto e che  ci hanno lasciato – ha dichiarato Flora Fortunata Rizzo, vice presidente nazionale di Archeoclub D’Italia  – un’eredità straordinaria che non è fatta solo di reperti ma è fatta proprio di una storia, di tante vite che si sono prodigate e hanno cercato di fare di tutto per vivere meglio e di stare in sintonia con la natura. Noi dobbiamo ritrovare questa dimensione e la dobbiamo ritrovare attraverso la nostra storia, attraverso lo studio dell’archeologia e soprattutto attraverso il rispetto degli altri, delle persone e delle cose. E questa eredità straordinaria che abbiamo avuto lasciata, dobbiamo lasciare nei migliori dei modi così come ci è stata data e soprattutto dobbiamo educare i giovani. Il tema dell’educazione, della povertà educativa, della povertà culturale, deve essere uno stimolo importante per il nostro futuro. Dobbiamo investire su questo e lavorare in sinergia con tutte le istituzioni».

 

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