Contro l’oblio

Omicidio Valarioti, parla la nipote Vanessa: «Dove lo hanno ucciso poseremo un’opera d’arte che lo ricordi»

VIDEO | La familiare del politico ammazzato dalla mafia nel 1980 torna nell'ex pizzeria di Nicotera teatro dell'agguato e denuncia: «Questo doveva essere un luogo simbolo e invece è un luogo dimenticato»

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di Agostino Pantano
6 febbraio 2022
18:00

«La mia famiglia, anche dopo tutti questi anni, non ha elaborato il lutto e certo ha pesato anche il fatto che l’omicidio di mio zio è rimasto senza colpevoli». Scandisce con calma le parole Vanessa Ciurleo, giovane nipote di Giuseppe Valarioti – il segretario del Pci di Rosarno, ucciso dalla ndrangheta nel 1980 – di fronte al luogo dell’agguato e spiegando la nuova iniziativa lanciata proprio per strappare all’oblio l’ex pizzeria La Pergola di Nicotera. «Provo una profonda amarezza ogni volta che vengo qui – prosegue – questo doveva essere un luogo simbolico, invece è un luogo dimenticato».

Da qui, appunto, l’idea di lanciare un bando aperto agli artisti, fino al 30 marzo. «Vogliamo ricordare Valarioti come figura integrale non solo come politico ucciso dalla mafia – aggiunge Angelo Carchidi – farlo conoscere non solo come uomo che si batteva per i diritti degli ultimi, ma anche come studioso dell’antica Medma capace di trasmettere ai giovani l’amore per la cultura».


E proprio nel testimone da passare alle nuove generazioni, crede la nipote della vittima. «Per me crescere con il ricordo del suo esempio – aggiunge Ciurleo – ha significato sentire un dovere in più rispetto ad un territorio che ha molti difetti ma anche tanti pregi: è proprio l’amore per la storia, che mio zio tramandava, credo che possa essere preso ad esempio dai ragazzi come me». Avvocato all’ultimo step dell’abilitazione, Vanessa Ciurleo è figlia di una sorella di Valarioti, e dello zio ricorda anche il lato umano che i suoi familiari – a lei che nel 1980 non era ancora nata – le hanno descritto.

«Era un figlio devoto e un fratello amorevole – conclude – e poterlo ricordare attraverso un’opera artistica che lo racconti a tutto tondo credo che possa essere ora la cosa migliore per consacrare una memoria dell’uomo al di là del simbolo politico che è stato. L’idea è quella di lasciare un segno, all’esterno del locale dove trovò la morte, in modo che si sappia che Peppe morì in una Terra che amava profondamente».

Giornalista
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