Politici voltagabbana, influencer, opinionisti da talk show e nuovi moralisti digitali: il cantautore crotonese avrebbe un repertorio infinito di personaggi da mettere alla berlina
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Oggi Rino Gaetano avrebbe compiuto 75 anni. Cantautore fuori da ogni etichetta, anticonformista per vocazione, Gaetano ha attraversato gli anni Settanta con lo sguardo di chi non apparteneva a nessuno ma osservava tutti. “Gianna”, “Nuntereggae più”, “Aida”, “Berta filava”, “Mio fratello è figlio unico”, "La Ballata di Renzo": canzoni che sembrano ancora oggi radiografie dell’Italia attuale. Nei suoi testi dissacranti c’erano nomi e cognomi - politici e politicanti, massoni e ciarlatani, intellettuali e opportunisti, tutti messi in scena con un linguaggio beffardo - ma parlava anche degli ultimi, dei dimenticati come nei testi "E cantava le canzoni" e "Escluso il cane".
Dietro la maschera del giullare, però, c’era un osservatore lucidissimo, capace di leggere il potere e le sue ipocrisie con un linguaggio popolare ma mai banale. Parlava ai giovani e agli ultimi, senza ergersi a profeta. “Io scriverò, se vuoi perché cerco un mondo...diverso”, diceva nel suo brano dal titolo "Io scriverò" - dove parlava del mondo e delle sue “brutture”, per sfogarsi, per dare voce agli altri e a se stesso. Eppure, nei suoi giochi di parole, si annidava un pensiero politico più acuto di tanti editoriali.
Viene naturale chiedersi che cosa direbbe del mondo di oggi. Proviamo a immaginare: se oggi Rino fosse ancora vivo, avrebbe sicuramente un repertorio infinito di personaggi da mettere alla berlina! Con la sua ironia sferzante e il suo gusto per la verità detta di traverso, non risparmierebbe proprio nessuno: politici voltagabbana, influencer travestiti da deus ex machina, politica-spettacolo, guerre che ritornano, giovani sfruttati, frustrati, sottopagati. E del futuro incerto? Avrebbe eccome da ridire.
Rino canterebbe degli imprenditori di oggi e dei professionisti dell’indignazione, di chi si erge a moralista un giorno e a vittima il giorno dopo. Se negli anni Settanta ironizzava su ministri e massoni, oggi probabilmente se la prenderebbe con tecnocrati, burocrati e opinionisti da talk show, con paladini del bene e del popolo col suv in garage.
Racconterebbe con sarcasmo la politica social, fatta di dirette e battute, dove la realtà è minimizzata e ridotta a una rissa permanente. E non mancherebbe di colpire anche il mondo della cultura e dello spettacolo, popolato da intellettuali pronti a tutto e da artisti che parlano di libertà ma si inchinano al mercato pur di avere maggiore visibilità. Canterebbe dei talk show, dei poteri che cambiano volto ma non logica, di una società che corre ma non sa più dove andare.
Una sorta di “Nuntereggae più 2.0”, dove accanto ai noti Cazzaniga, Pirelli, Agnelli e Costanzo, troveremmo influencer, tuttologi, spin doctor e nuovi perbenisti digitali. E forse, tra una risata e una rima, Rino ci ricorderebbe che l’Italia continua non cambiare mai davvero.
Rino Gaetano ci lasciò a soli 30 anni, il 2 giugno 1981, in un incidente stradale a Roma, in via Nomentana. Ad intere generazioni - la sua voce continua a parlare, più viva che mai, in un’Italia che avrebbe ancora bisogno di uno come Rino— capace di dire tutto senza mai urlare, di ridere di ciò che non funziona e di smascherare i potenti con una rima in tre accordi.

