Il rito

Verbicaro verso la settimana santa, la testimonianza del battente Christian Sgamba

VIDEO | Il giovane si emoziona al solo pensiero che, tra una settimana, dovrà flagellarsi in pubblico, un atto di fede e devozione. Ha cominciato quattordici anni fa e da allora non ha più smesso, nemmeno durante la pandemia

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di Francesca  Lagatta
22 marzo 2024
21:00

A Verbicaro, piccolo borgo dell’entroterra cosentino, c’è già fermento per l'inizio della settimana santa. Qui, nel cuore del Pollino e a pochi chilometri dalla costa tirrenica, i giorni che precedono la Pasqua sono un momento di preghiera e riflessione, ma anche l’occasione per organizzare una serie di eventi della tradizione centenaria. L’appuntamento clou è fissato per la sera del giovedì santo, durante il quale la cittadinanza, ma anche migliaia di curiosi provenienti da ogni parte, assistono alla rappresentazione della passione di Cristo attraverso il rito dei battenti. Una decina di uomini, vestiti di rosso, si flagellano il corpo a colpi di cardo, un disco di sughero intagliato di pezzi di vetro. Tra coloro che si "battono", chiamati appunto "battenti", c’è Christian Sgamba, un giovane del posto, che ha cominciato ormai quattordici anni fa. La sua scelta è stata dettata dalla fede e dalla devozione per la Vergine Addolorata, la Madonna avvolta in un mantello nero e raffigurata nella statua che durante il rito sovrasta la piazza principale del paese. LaC News24 lo ha incontrato per raccogliere la sua testimonianza.

Un'emozione indescrivibile

Christian ci accoglie in un piccolo appartamento del centro storico, un luogo a lui molto caro. È qui che giovedì prossimo, alle 20 in punto, accoglierà amici e conoscenti per condividere il pasto che anticipa la lunga notte di passione. Benché manchino ancora alcuni giorni, Christian è già emozionato e appena comincia a raccontare trattiene a stento le lacrime. «Quando io mi batto davanti al volto della Madonna – dice – è bellissimo». Ha l’impressione che la statua si animi e che la Vergine riesca a guardargli dento, nel posto più remoto del cuore, dove custodisce la sua fede, e forse, la promessa di un voto. «E pensare che quando ero bambino avevo paura dei battenti – confessa – mi chiudevo in casa la sera del giovedì sera, non volevo vederli». Poi è cresciuto e dentro di sé ha sentito una “chiamata”. Prima ha cominciato a seguirli e a buttare il vino sulle ferite sanguinanti, per disinfettarle, poi a diciassette anni ha chiesto di indossare i canonici panni rossi e potersi flagellare in pubblico. Una scelta che, inizialmente, non era stata compresa da tutte le persone a lui vicine. «Ma ero comunque minorenne e non me lo permisero. Nessuno poteva assumersi una responsabilità così grande». Durante la flagellazione, i battenti perdono molto sangue e camminano per ore, fino alle tre del mattino senza pause. «Ma una volta compiuti i diciotto anni, non ebbi alcun dubbio». Da allora sono passati quattordici anni e Christian non ha mai smesso di battersi tre giorni prima della Pasqua, anche quando, a causa della pandemia, feste e manifestazioni pubbliche si sono interrotte per due anni consecutivi. «Mi sono battuto da solo, alla presenza di pochi amici. E una cosa di non poter farne a meno e sono certo che se dovessi farlo in un altro giorno dell’anno non ci riuscirei. Quello che viviamo noi battenti la sera del giovedì santo non si può spiegare a parole».


La fede sopra ogni cosa

Nel corso degli anni, il rito dei battenti è stato oggetto di feroci critiche. Qualcuno l’ha definito un rito pagano e persino contrario alla religione, qualcun altro ritiene che sia una tradizione figlia dell’ignoranza. Ma Christian non bada al giudizio altrui e continua per la sua strada. «Ancora oggi, anche qualche verbicarese, mi chiede perché io lo faccia». Ma lui non risponde. «Mi rendo conto che dall’esterno in molti non riescano a capire. Ma io non potrei mai rinunciarci». Perché quel legame con la Madonna Addolorata di Verbicaro è più forte di ogni altra cosa, anche del pregiudizio. «Mi si stringe il cuore quando la vedo». I suoi occhi tornano lucidi e dice che non vede l'ora che sia giovedì prossimo. Alle 22 circa i battenti, una decina in tutto, usciranno dalle case per dare inizio al rito. Non baderanno al freddo, al dolore e neppure alle migliaia di persone che li circonderanno per ore. Tutto quello che sentono è una forza interiore soprannaturale che li spinge a percorrere le vie del paese per tre volte e a camminare a passo spedito fino all’alba. Tutto il resto, per loro, non conta.

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