Guerra in Ucraina

I mercenari serbi arrivano a Mosca per creare una brigata: così la Russia si riorganizza dopo il caso Wagner

A essere coinvolti ci sarebbero personaggi già conosciuti, come il comandante serbo Davor Savichich, già impiegato in Ucraina Orientale dal 2014

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di Giusy Criscuolo
6 ottobre 2023
22:27
Foto servizo sicurezza Ucraina ssu-gov-ua
Foto servizo sicurezza Ucraina ssu-gov-ua

A poco più di un anno e mezzo dal conflitto aperto dalla Russia contro l’Ucraina il bilancio è tragico. I morti sembrano non fare più “rumore” così come sembrano non fare più notizia gli oltre 100 bombardamenti al giorno che l’Ucraina subisce.

Generale inverno sta arrivando e la gente è stremata e disillusa. Nel mentre la controffensiva ucraina procede anche se a rilento e anche l’offensiva russa porta a casa qualche risultato. Sulla Wagner e gli Spetsnaz ceceni tutto tace e a farsi spazio in questo momentaneo vuoto ci pensano i “fratelli” serbi.


Di fatti, ad oggi, la Russia starebbe reclutando mercenari serbi. I rumors sono nell’aria da giorni e settimane e a darne conferma ci penserebbe anche un Report effettuato dalla Bbc russa. Secondo quanto pubblicato sui canali di reclutamento Telegram e confermato dal Report sopra citato, Mosca starebbe reclutando mercenari serbi da inserire nell’esercito della Federazione.

Alcuni di loro, sarebbero già arruolati nella 106a divisione aviotrasportata. La brigata dovrebbe essere operativa a tutti gli effetti entro l’autunno. Ad essere coinvolti ci sarebbero personaggi già conosciuti, come il comandante serbo Davor Savichich, già impiegato in Ucraina Orientale dal 2014. Lo stesso che fino a poco tempo fa era il comandante della seconda Unità serba della Wagner. Il soprannome del colonnello era “Elvis” e la sua unità legata alla Pmc Wagner era stata operativa anche in Bosnia nel 2016 e in Siria nel 2017.

Savichich avrebbe dichiarato il suo impegno nella formazione di questa brigata, che dovrebbe diventare parte integrante della 106a divisione Guardia Aviotrasportata Tula. L’obiettivo da raggiungere sarebbe il reclutamento di mille cittadini serbi.

Tra gli altri nomi illustri coinvolti nella formazione di questo “braccio armato” ci sarebbe il leader dei “Lupi della Notte” Oleksandr Zaldostanov detto il “Chirurgo” e il figlio dell'ex presidente della Jugoslavia, Marko Milosevic, che ad oggi risulta vivere in Russia.

Secondo il Report, questo progetto si starebbe sviluppando nelle vicinanze di Mosca. Sembrerebbe infatti che gli stranieri che arrivano in Russia vengano alloggiati in un dormitorio temporaneo vicino allo stadio di sci di Krasnohorsk. I documenti dei reclutati verrebbero successivamente ritirati da un notaio che si occuperebbe unicamente di questo e di redigere i contratti mercenari.

La Bbc russa sembra sia riuscita ad entrare in possesso di una lista con i nomi dei serbi reclutati nell'esercito russo. Tra loro ci sarebbero cittadini serbo come Vukashin S. ed altri che si sarebbero trasferiti in Russia quasi un anno fa dicendo di essersi trasferiti per lavorare come operai edili.

La partecipazione dei mercenari serbi alla guerra in Ucraina sarebbe però stata confermata alla fine di agosto da Davor Savychic e dal cecchino serbo Dejan Berych durante la trasmissione “Solovyov Live”.

Il comandante Savichich durante la trasmissione avrebbe dichiarato il suo battaglione era già schierato nella zona adiacente l'aeroporto di Gostomel vicino Kiev. Da lì furono successivamente trasferiti nella regione di Kharkiv, e poi nel villaggio di Bogorodichne nel distretto di Kramatorsk nella regione del Donetsk.

Come per l’Italia, il ruolo del mercenario in Serbia è considerato reato penale, quindi i serbi reclutati nell'esercito russo potrebbero rischiare fino a 10 anni di prigione in patria. Ma il dubbio nasce spontaneo nel momento in cui è risaputo che la Serbia, dall’inizio del conflitto, non prendendo una posizione sul conflitto in Ucraina e mostrando un atteggiamento filo-russo. Questo sarebbe stato più volte mostrato anche nella pubblicazione di articoli con toni anti-occidentali e fortemente legati al dna di Mosca su giornali serbi come Blic, Donas, Srpski ed altri).

Ma basterebbe ricordare le numerose manifestazioni pro Russia che negli scorsi mesi sono state organizzate anche dopo gli incidenti in Kosovo. Per noi europei, il problema si pone nel momento in cui la Serbia è di fatto, ad oggi, un Paese candidato per entrare nell’Ue. Chissà se i leader europei si porranno qualche domanda in più o se avranno qualche cosa da chiedere al presidente serbo Aleksandar Vucic.

Giornalista
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