A Lamezia è crisi, vendite giù e negozi chiusi: «Servono sostegni subito»

VIDEO | Un imprenditore costretto a chiudere in pochi mesi quattro attività: «È cambiato il modo di acquistare del consumatore e ormai si può solo svendere». E la Fisascat Cisl invoca misure adeguate

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di Tiziana Bagnato
2 dicembre 2020
16:48

Quattro negozi chiusi in pochi mesi, quattro attività commerciali che hanno abbassato la serranda definitivamente impoverendo il tessuto economico e il territorio e lasciando a casa famiglie. L’esperienza di Giuseppe Serra, imprenditore e presidente dell’associazione Lamezia Shopping, è la cartina di tornasole di quanto sta accadendo nella quarta città della Calabria.

 


Se la crisi economica aveva già da tempo gambizzato Lamezia togliendole da anni quello che era lo scettro dello shopping, ora il Covid ha messo il carico da Novanta. Attività chiuse per mesi, restrizioni nell’uscire, conti in banca sempre più leggeri, hanno messo gli imprenditori davanti a delle dure scelte. E così in tanti hanno dovuto abbassare la saracinesca definitivamente.

 

«Ho dovuto chiudere già dopo il primo lockdown – spiega Serra – i numeri del negozio non reggevano più i costi. È cambiato proprio il modo di acquistare del consumatore, le vendite sono drasticamente diminuite e, soprattutto, non si vende più a prezzo intero, ma direttamente svendendo».

 

Svendite sempre, ogni momento dell’anno, per attirare il consumatore, convincerlo ad aprire il portafogli, ma in questo modo gli utili per chi quella merce l’ha acquistata, spesso molti mesi prima, diventano irrisori. Affitti dei locali, dipendenti da pagare, fornitori, debiti. Spesso chiudere diventa una soluzione obbligata. Sette i lavoratori che Serra ha dovuto lasciare a casa in questi mesi.

 

E non è l’unico. Passeggiando, anche solo lungo il corso, le vetrine vuote sono sempre di più; all’interno locali vuoti e polverosi, qualche scatolo rimasto, qualche indizio di svendite e saldi. I sindacati sono preoccupati, stiamo raccogliendo ancora solo la scia del primo lockdown e di quello in corso, ma la strada sembra essere tutta in salita.

 

«Il rischio – avverte il segretario generale della Fisascat Cisl Calabria Fortunato Lo Papa – è che quando verranno sbloccati i licenziamenti il 70 per cento dei lavoratori del terziario resti a casa». E avverte, «coloro che prima venivano impiegati con contratti a tempo determinato nel periodo natalizio, verranno lasciati a casa o con contratti brevi, di venti giorni».

 

Bisogna agire e non lasciare correre. Secondo il sindacalista, ad esempio, va immediatamente potenziata la Naspi, portandola a 36 mesi, creando un ammortizzatore sociale unico e semplificato e potenziando le politiche attive del lavoro. E poi, ancora, l’assegno di ricollocazione per i percettori di Naspi. Misure che vanno però inserite in un contenitore grande e robusto costituito da un patto sociale con le associazioni sindacali e datoriali oltre che con la Regione.

Giornalista
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