Il dibattito

Baker Hughes a Corigliano Rossano, la Cgil d’accordo: «Non vengono a depredare il territorio ma la marineria va tutelata»

Il sindacato si esprime favorevolmente sulla realizzazione del nuovo insediamento industriale nel porto: «Non ci sarà alcuna ciminiera, occorre valutare con serenità». Restano i dubbi per l’impatto paesaggistico: capannoni alti venti metri e lunghi centinaia in cui si assembleranno macchinari per comprimere il gas

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di Luca Latella
16 novembre 2023
15:21
Il porto di Corigliano Rossano. Nel riquadro, Giuseppe Guido e Umberto Calabrone
Il porto di Corigliano Rossano. Nel riquadro, Giuseppe Guido e Umberto Calabrone

Investimento Baker Hughes - Nuovo Pignone al porto di Corigliano Rossano, emergono i primi dati su un investimento milionario – da parte della multinazionale americana – che si pone come obiettivo l’assemblaggio (e non produzione in loco) finale di moduli, macchinari e componenti per la compressione del gas, con ricadute occupazionali «importanti» sul territorio.

E mentre si susseguono le voci – del comitato a difesa del porto, dei pescatori, dei tour operator – pressoché tutte critiche e refrattarie all’ipotesi di industrializzazione dello scalo marittimo coriglianese, ritenuta incompatibile con la vocazione ittica e turistica del porto, da un incontro tra il sindaco Stasi ed i sindacati, iniziano a emergere le prime sensazioni a “carte scoperte”. Tutti, infatti, attendono di conoscere il piano industriale che riguarda il porto di Corigliano Rossano per timore che l’insediamento metalmeccanico possa avere un impatto ambientale e paesaggistico contrastante con la marineria di Schiavonea – tra le più importanti e consistenti del sud Italia – e lo sviluppo turistico.


Il segretario regionale della Fiom (Federazione Impiegati Operai Metallurgici) Cgil, Umberto Calabrone, che conosce bene la Baker Hughes e l’insediamento di Vibo Valentia per via di intense relazioni sindacali, è convinto che “gli americani”, «non vengono a depredare la nostra regione. E se qualcuno si aspetta le ciminiere, si sbaglia di grosso».

Giuseppe Guido, segretario comprensoriale della Cgil Sibaritide-Pollino-Tirreno, ritiene ancora che sia «un investimento su cui si deve ragionare con grande serenità e oculatezza perché può rappresentare un’opportunità per il territorio».

Insomma, per il sindacato – che vanta «relazioni consolidate nel tempo» con Baker Hughes – “il gioco vale la candela” e l’investimento può essere compatibile con il settore ittico e quello turistico.

Guido: «Non riteniamo ci siano problemi di compatibilità ambientale»

Secondo il segretario comprensoriale della Cgil, per il porto «si potrebbe prefigurare uno sviluppo integrato, con marineria, banchina croceristica, diporto e investimento industriale, con un minimo sforzo, un po’ come accade in molti altri porti italiani. Si tratta di una multinazionale che assolve ai rapporti sindacali in tutta Italia e vanta solide relazioni con la Cgil». Peraltro «fa della valorizzazione del territorio parte della sua mission e non riteniamo ci siano incompatibilità ambientali e problemi di inquinamento, perché l’unico passaggio che potrebbe preoccupare, la verniciatura dei motori assemblati a Corigliano sarà effettuata come da normativa, in ambienti protetti. E non ci spaventa l’idea che al porto possano arrivare una decina di grandi navi l’anno».

Guido fornisce qualche comparazione. «A Massa Carrara Baker Hughes occupa 1300 lavoratori e lì sono preoccupati che parte del lavoro possa essere assorbito a Corigliano Rossano. Noi dobbiamo porci una domanda: l’investimento è compatibile o no? Ci aggancia al futuro oppure no?»

«Credo sia un investimento di prospettiva – dice ottimista, Giuseppe Guido – anche se bisogna verificare la compatibilità con la marineria che andrà tutelata ed a cui bisognerà riconoscere qualcosa per il disagio se dovrà spostarsi nell’altra darsena. Penso a delle compensazioni, all’utilizzo dell’officina. Di certo non siamo disponibili a barattare l’uno o l’altro comparto, piuttosto si dovranno creare le condizioni di una convivenza, attraverso il confronto che andrà sviluppato fuori dalla campagna elettorale (Corigliano Rossano andrà al voto amministrativo tra sette mesi, ndr). Riteniamo debba essere la città a governare questo processo, con Regione, sindacati, azienda e autorità portuale, senza che nessuno tiri la giacchetta all’altro e senza dire no senza sapere di cosa si tratta. Lanciare in avanti i posti di lavoro come prima prospettiva – conclude il sindacalista della Cgil – non va bene. Prima affrontiamo prospettive e compatibilità col territorio».

Calabrone: «Non ci sarà nessuna ciminiera»

«A Corigliano Rossano – aggiunge Calabrone – saranno assemblati prodotti realizzati altrove, in altre unità produttive. Non ci sarà nessuna ciminiera e l’unico passaggio “critico” riguarda l’impatto inquinante della verniciatura che sarà comunque realizzata in ambienti adatti».

La Cgil, spiega poi il segretario regionale della Fiom Cgil, ha «rapporti costanti con un gruppo internazionale che in Italia occupa tremila addetti e che mira a tutelare i diritti e la sicurezza sui luoghi di lavoro. A livello nazionale, insomma, Baker Hughes è un gruppo industriale importante e Corigliano Rossano è stata scelta perché l’area portuale è ricadente nella Zes, dopo una serie di valutazioni complementari all’impianto esistente di Vibo Valentia, su cui l’azienda riverserà altri investimenti».

Calabrone riferisce a LaC News24 di aver ricevuto dall’azienda numeri importanti rispetto alle ricadute occupazionali, previste in «oltre duecento occupati solo nel porto di Corigliano Rossano. A noi, però, certo non preme il numero degli impiegati ma la qualità del lavoro ed anche su questo aspetto il gruppo industriale garantisce tutti i diritti sindacali. Ovunque, negli anni, ha attivato relazioni con gli istituti superiori tecnici per la formazione dei lavoratori poi assunti. È accaduto anche a Vibo – rivela il sindacalista – dove hanno formato e impiegato saldatrici donne per un lavoro che solitamente è maschile, in uno stabilimento in cui operano oltre cento occupati direttamente assunti, più quelli di una ventina di altre aziende tra logistica e indotto che complessivamente offrono risposte occupazionali di qualità e contratti nazionali a quasi trecento persone».

In sostanza i primi dati che emergono sembrerebbero – il condizionale è ovviamente d’obbligo in questi casi – rassicuranti e l’unico passaggio preoccupante nella filiera produttiva – la verniciatura – per Umberto Calabrone non avrà ripercussioni sull’ambiente e non metterà in discussione l’esistente.

«Non c’è contrapposizione tra ambiente e l’investimento industriale – conclude il sindacalista della Cgil – che possono convivere con la pesca e lo sviluppo turistico del porto. Mi sento di poter tranquillizzare, il mare non diventerà nero».

L’enigma capannoni

Insomma, quello della Cgil appare come un “sì” alla colonizzazione industriale di un’area del porto di Corigliano Rossano. Restano le preoccupazioni sull’impatto paesaggistico che uno o due capannoni alti venti metri e lunghi centinaia, avranno sulla lingua di terra che separa le due darsene. Un impatto visivo che secondo la Fiom Cgil in fase di confronto potrebbe essere ridotto.

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