Crisi call center Abramo: verso l’acquisizione ma resta una incognita

VIDEO | Il gruppo ha accetto la proposta del fondo irlandese che garantirebbe il mantenimento dei livelli occupazionali, ma in assenza dell’attestazione della regolarità contributiva sono a rischio commesse, gare e pagamenti. Al tavolo di garanzia la richiesta è unanime: serve unità di crisi al Mise

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di Francesca Caiazzo
23 gennaio 2021
21:11

Anche la proprietà e la Regione Calabria hanno partecipato alla seconda riunione del tavolo di garanzia istituito dal Comune di Crotone per discutere della vicenda dell’Abramo Customer Care. La buona notizia, emersa dall’incontro, è che l’azienda ha accettato la proposta del fondo irlandese Heritage, l’unica che consente un’acquisizione totale delle attività e dell’intero perimetro occupazionale e «soddisfa il nostro presidente, che – sottolinea Antonio Abramo a margine della riunione – in un momento di difficoltà nazionale sta cercando di traghettare il nostro gruppo industriale verso degli imprenditori specializzati nel settore Hi Tech, che permetterà a tutto il nostro parco di collaboratori di poter guardare al futuro in modo più sereno. Non vogliamo perdere un solo posto di lavoro».

No a spezzatino

La decisione finale spetta ora al Tribunale di Roma, dove il gruppo Abramo ha presentato richiesta di concordato preventivo: se la risposta sarà positiva, spiega la proprietà, c’è la concreta possibilità di rilanciare l’azienda sul mercato, mantenendo i posti di lavoro e riqualificando le competenze degli stessi dipendenti. L’azienda – è stato sottolineato - ha rifiutato altre proposte che prevedevano l’acquisizione parziale o di singole sedi: l’intento è quello di mantenere il gruppo unito anche perché tutte le attività sono interconnesse.


La professionalità dei lavoratori

In questo periodo di transizione, da parte dei lavoratori (tremila quelli impiegati in Calabria) non sono mancati impegno e professionalità. Lo sottolineano i sindacati e lo riconosce l’azienda. Le loro performance sono state eccellenti, anche in smart working, consentendo di mantenere elevati i livelli delle prestazioni senza perdere la fiducia dei clienti. Nonostante le mensilità vengano pagate a tranche (lo stipendio di gennaio verrà erogato al 60% entro fine mese e la restante parte entro metà febbraio) e l’incertezza non faccia dormire sonni tranquilli.

Tavolo al Mise

Ora, tutti sperano si faccia in fretta, anche perché il percorso non è privo di ostacoli. L’Inps, in questa delicata fase, non ha concesso il Durc e senza l’attestazione di regolarità contributiva, sono a rischio la partecipazione a nuove gare, alcune delle commesse in corso e il pagamento delle fatture da parte dei committenti a partecipazione pubblica, come Enel, Ministero dei Trasporti e Poste Italiane. E anche il potenziale acquirente potrebbe perdere interesse. «Abbiamo presentato ricorso al Tar e siamo in attesa da qui a qualche giorno di riuscire ottenerne lo sblocco» annuncia Abramo.

Unità di crisi al Mise

L’interessamento del governo, attraverso i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, non è mai mancato – ribadiscono i parlamentari crotonesi presenti all’incontro - ma ora è necessario un passo successivo. Sindacati, politica, istituzioni e proprietà concordano: serve unità di crisi al Mise. Solo in quella sede il governo potrà mettere allo stesso tavolo tutti gli attori coinvolti nella vicenda, intervenendo direttamente per risolvere le criticità e creare le migliori condizioni possibili per agevolare la transizione da un proprietario all’altro.

 

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