Fuga dal Sud

Da Fuscaldo ad archistar di New York, Giuseppe Samà racconta come ce l’ha fatta: «Sono arrivato con 400 euro in tasca»

Il giovane architetto è oggi una celebrità tra i professionisti della Grande Mela ma gli inizi sono stati duri: «Qui però chi vale ha davvero la possibilità di emergere». E Italia? «Un disastro, niente meritocrazia e pagamenti col contagocce». La Calabria nel cuore: «Nei miei progetti c’è sempre»

di Franco Laratta
27 gennaio 2024
12:35
L’architetto Giuseppe Samà
L’architetto Giuseppe Samà

Giuseppe Samà a un certo punto decide di lasciare la sua Fuscaldo diretto a New York. Una sfida quasi al buio.
«Ho avuto la fortuna di incontrare un italo-americano,  che mi ha chiesto di progettare una villa per lui. Era l’anno 2012, la voglia di crescere professionalmente era tanta, le ambizioni alte. Ho sfruttato al meglio la possibilità di farmi conoscere fuori dai confini della Calabria. Poi, nel 2016, dopo diversi colloqui di lavoro, cinque studi di architettura erano disposti ad assumermi e sponsorizzarmi per il visto lavorativo».

Quindi l’addio alla Calabria?
«A marzo del 2016 ho lasciato tutto in Italia per trasferirmi a New York perché le soddisfazioni erano quasi zero. Pochissimi clienti buoni, ma la maggior parte poco affidabili, dovevi pregarli per farti pagare il giusto lavoro fatto. E che paghe!  A pensarci mi vengono i brividi, e la cosa ancora più triste è che nulla è cambiato da allora, anzi, forse è peggio».


I primi tempi di solito sono molto duri. Ovviamente questo è successo anche al nostro architetto
«L’America è un paese straordinario perché offre a tutti, ma proprio a tutti, l’opportunità di realizzarsi. Ma questo non significa che tutti ce la fanno. Anzi, molti abbandonano subito l’idea di vivere qui e rientrano al proprio paese di origine, perché è veramente dura».

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Partire è dura quando si ha in tasca una laurea e tanta voglia di farcela. Ma di fatto senza alcuna risorsa…!
«Mi sono trasferito a New York letteralmente con 400 euro in tasca. I primi due anni sono stati durissimi. Mi sentivo solo. Lavoravo come un dannato arrivando fino a 16 ore al giorno, ma non perché ero costretto a farlo, ma perché era forte la voglia di affermarmi. Ho iniziato con uno stipendio annuale di 35.000 dollari, che se in Italia è un ottimo stipendio, dopo un po’ mi sono reso conto che qui a New York a stento arrivi a fine mese».

Poi finalmente la fortuna è arrivata. E dopo tanti sacrifici Samà è diventati un architetto molto apprezzato a New York
«Dopo 4 anni di esperienza in uno studio di architettura in cui ho imparato tanto e che mi ha dato la possibilità di incontrare costruttori, developers, e clienti, nel 2020, in piena pandemia, dove tutti venivano licenziati, io sono andato controcorrente, mi sono licenziato e ho deciso di fondare il mio studio di architettura e design».

Quella certamente è stata la decisione più saggia e coraggiosa di Samà
«Vero. Ma soprattutto coraggiosa, perché lasciavo un grande posto di lavoro ben retribuito con una posizione di comando, per qualcosa non certa. Ma ho sempre creduto nelle mie capacità e nel mio talento molto apprezzato e tutto questo mi lusinga. Vivo questi momenti con serenità e, soprattutto, con umiltà. Nonostante abbia progetti worldwide, come Italia, Grecia, Spagna, Costa Rica, Messico e ovviamente Stati Uniti, rimango sempre con i piedi per terra e non dimentico mai le mie origini».

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Comunque la Calabria è sempre nel cuore. 
«La Calabria è, e rimarrà sempre, nel mio cuore. Nei miei lavori c’è sempre un qualcosa Made in Calabria. Nel mio piccolo cerco di contribuire coinvolgendo nei miei progetti diverse aziende calabresi. Almeno una volta l’anno cerco di tornare, anche se il lavoro è davvero tanto, ma soprattutto d’estate è obbligatorio tornare».

Con gli occhi a New York e con le mani nell’efficienza americana, chissà come Samà vede l’Italia e soprattutto il Sud, dove tutto è complicato.
«Credo che ogni paese al mondo abbia i suoi problemi. New York è un mondo a sé, completamente diverso anche dal resto degli Stati Uniti. Ti dà una carica, un’energia, ti fa sentire importante e dal punto di vista professionale è il massimo. Qui va il merito, se sei bravo vieni premiato. Ma non è tutto oro quello che luccica, anche qui in America. Ci sono alcuni Stati con leggi assurde, una tra tante la legge contro l’aborto, che nemmeno all’epoca romana esistevano. Oppure l’assicurazione sanitaria».

Dovremmo però conoscere qualcosa di concreto.
«Faccio un esempio. Qui in America non esistono le casse previdenziali per ogni categoria di lavoratore. Qui quando si tratta di tasse siamo tutti uguali. In Italia no. C’è la cassa previdenziale per architetti e ingegneri, quella per gli avvocati, l’Inps, e ad esempio tu architetto hai un minimo da pagare di 3500€ l’anno anche se ne hai guadagnato 5000€. Qui paghi una percentuale in base a quello che guadagni, non ci sono i minimi da pagare, e al momento della dichiarazione dei redditi, molti si vedono restituiti alcuni soldi già pagati durante l’anno dalle tasse».

In Calabria c’è davvero tanto da cambiare.
«Prima cosa c’è da cambiare la burocrazia. Problema di tutta l’Italia, ovvio. Ma parlo per esperienza personale. In Calabria ho fatto  il progetto di un hotel. Progetto depositato al comune ai primi di luglio 2023. Quindi inviato a fine luglio alla provincia e poi alla Sovrintendenza di Cosenza. Ora siamo a fine gennaio e ancora non abbiamo ricevuto il nulla osta paesaggistico, nonostante ci abbiano comunicato a fine novembre che era tutto ok e che il progetto era alla firma. Dopo sette mesi nulla. Questa cosa è inaccettabile».

Ma chissà come funziona in America
«Qui entro tre giorni dal deposito hanno l’obbligo di iniziare a revisionare il progetto ed entro quattro settimane, se tutto è ok, il progetto è approvato. Se non fanno questo, vengono penalizzati e declassati di mansione».

Ovviamente la Calabria ha bisogno anche di tanto altro
«La Calabria, come altre regioni del Sud ha prima di tutto bisogno di infrastrutture. Spero davvero possano realizzare il Ponte sullo Stretto, quell’opera aiuterà tantissimo lo sviluppo economico e anche turistico. Gli aeroporti devono essere ripensati. Le spiagge e il mare devono essere controllati di più e bisogna far pagare amaramente chi li inquina. Su questo devono avere tolleranza zero, e credo che la regione Calabria su questo abbia intrapreso la strada giusta. C’è poi la Sila, dove puoi respirare l’aria più pulita d’Europa, bellissima d’estate e incantevole di inverno. Però cosa succede? Che durante l’inverno abbiamo la neve ma le strutture non sono operative. Poi abbiamo i lidi sulle spiagge. Alcuni sono belli, ma la maggior parte sono quasi uno scempio. L’autorizzazione deve essere legata all’offerta dei servizi e all’estetica del lido stesso. Più belli sono, e più belle e accoglienti sono le nostre città o paesi».

L’architetto Samà adora la Calabria. Quando può rientra. E per i suoi progetti americani coinvolge sempre le imprese calabresi. Ma come tanti, da lontano vede i suoi mille difetti, insieme alle tante potenzialità non sfruttate.

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