Dazi sì, dazi no, dazi forse. Mentre Donald Trump annuncia di voler andare su Marte, l’Unione Europea aspetta la prossima mossa economica del tycoon. Se confermerà o meno l’aumento delle tasse per le merci in entrata, soprattutto. Un fattore a cui guarda con interesse anche la Calabria. 

Secondo Rosario Previtera, fautore della denominazione Igp del bergamotto, le conseguenze non saranno così catastrofiche come sembra. «Teniamo conto che l'Italia è il terzo esportatore verso gli Stati Uniti, dopo Canada e Messico, e si temono ripercussioni economiche, si stima a partire dal 2026 una perdita di circa 3 miliardi di euro». Questo per quanto riguarda i dati oggettivi sui dazi Usa. Ma ci sono delle varianti.

Dazi Usa, Previtera: «Il brand Italia vende a prescindere»

Secondo Previtera, infatti, i dazi Usa influiranno minimamente sul mercato del cibo. «La maggior parte dei prodotti che vengono esportati dall'Italia verso gli Stati Uniti sono prodotti che hanno a che fare con il brand Italia. Prodotti DOP e IGP come vino, olio extravergine di oliva, salumi, prosciutti, formaggi. Ma anche prodotti ittici, pasta e addirittura caffè». Questo per quanto riguarda l'agrifood. Ed è qui che, spiega il professor Previtera, cambia tutto.

«Parliamo di prodotti che di per sé già partono con un prezzo abbastanza elevato. Il problema si riverserà invece sui consumatori, quindi su coloro che spenderanno negli Stati Uniti che però continueranno ad acquistare tutto ciò che ha a che fare con il Made in Italy».

Tutto al punto di partenza, dunque? Per l'agrifood, secondo Previtera, il problema è minimo. Contrariamente a quanto accadde con le sanzioni alla Russia prima della pandemia.

Il disastro dei produttori dei kiwi: «Alcune aziende rischiarono grosso»

Fra il 2016 e il 2019 diverse furono le sanzioni alla Russia in anni in cui diversi produttori calabresi guardavano verso Mosca. «Diversi produttori di kiwi si ritrovarono all'improvviso senza un mercato importante come quello russo». Un problema che colpì anche la provincia di Cosenza. «Dopo aver investito nelle piattaforme di distribuzione presso le principali città della Russia si ritrovarono senza un mercato di riferimento e quindi ebbero grandissime perdite e qualcuna rischiò anche il fallimento».

Un problema più grave rispetto a quello dei dazi Usa? «Oggi si deve puntare soprattutto alla diversificazione del mercato e soprattutto alla scoperta di nuovi mercati», conclude Previtera.

E quali? «Medioriente e Africa, soprattutto: sono i nuovi mercati in espansione. A quelli si può guardare».