L’intervista

Distributori di benzina presi d’assalto in Calabria: «Basta psicosi, nessun problema di approvvigionamento»

Il coordinatore regionale di AssoPetroli Mario Metallo rassicura: «I depositi sono pieni e non ci saranno problemi di nessun tipo, ma così si alimenta il panico. Caro prezzi? I trasportatori hanno ragione, il governo aiuti cittadini e imprese»

di Francesco Rende
25 febbraio 2022
13:39

Un appello lanciato su Facebook, un messaggio per tranquillizzare chi in queste ore sta assaltando le pompe di benzina per fare il pieno in Calabria e in tutta Italia: i depositi sono pieni, non ci saranno problemi di approvvigionamento ne per le proteste ne per la guerra in Ucraina. A parlare è Mario Metallo, delegato regionale di AssoPetroli, l’associazione di categoria dei rivenditori di prodotti petroliferi che rappresenta anche più del 50% delle pompe di benzina in Italia.   

«È una psicosi generalizzata ma ingiustificata – spiega Metallo – perché non ci sono problemi di approvvigionamento di nessun tipo, e questo vogliamo sia chiaro. C’è certamente un aumento del costo delle materie prime per i venti di guerra: basti pensare che ieri ci sono stati aumenti di 5-7 centesimi in una sola giornata, ma è una situazione destinata a rientrare».


Quindi non ci sono problemi di rifornimento?

«Ma assolutamente no, nella maniera più assoluta. I depositi sono pieni, gli approvvigionamenti di carburante continuano normalmente e non ci sono blocchi. Probabilmente gli utenti hanno registrato timori per il fatto che ci siano scioperi dei trasportatori, per la guerra, ma nulla fa preoccupare, anzi. La protesta è molto collaborativa, le autobotti e gli altri mezzi di servizio con beni primari sono lasciati circolare, quindi la situazione per il momento è assolutamente sotto controllo».

Eppure nella giornata di ieri alcuni distributori sono rimasti senza carburante. Cosa è successo?

«Guardi, una cosa molto semplice. Ovviamente, i distributori gestiscono i carichi e i depositi in base a quello che è il loro volume di affari medio. Se in una giornata arriva un’utenza doppia o tripla che si incolonna per fare benzina, ovviamente il carburante finisce, per questo bisogna evitare il panico. È la stessa cosa che succede nei supermercati, è successo anche in altre regioni ma è tutto nella norma. C’è benzina per tutti, possono stare tranquilli».  

Quindi la protesta degli autotrasportatori può lasciare tranquilli?

«Mi lasci dire una cosa: la protesta degli autotrasportatori è sacrosanta. Il governo deve farsi carico di questa situazione e intervenire con misure che vadano però ad aiutarli, serve una riduzione forte delle accise che aiuti non solo gli autotrasportatori ma anche i cittadini. In questi giorni abbiamo visto aumenti di 6-7 centesimi al litro ed è scattato il panico, ma da quest’estate i carburanti sono aumentati di circa 35 centesimi, è davvero troppo. Inoltre la loro protesta non sta creando disagi alla popolazione, almeno per ora, però la situazione può degenerare senza provvedimenti rapidi, le aziende stanno saltando in aria».

Questo succede anche nel vostro settore? Quanto stanno incidendo gli aumenti?

«È una situazione molto, molto complicata. Gli aumenti di questi giorni sono solo gli ultimi e la guerra ha fatto il resto: i produttori stanno dando rassicurazioni, anche gli Stati Uniti che sono il primo produttore al mondo sta mettendo mano alle riserve strategiche, quindi gli aumenti di questi giorni troveranno una fisiologica discesa, ma il comparto è in difficoltà. Le faccio un esempio: un’autobotte prima dell’estate ci costava circa 45-46 mila euro, adesso costa più di 60 mila. Stanno saltando tantissime aziende, i fidi non riescono più a coprire le spese. Molte aziende sono state costrette a chiudere anche perché a differenza di altre categorie noi non lavoriamo a percentuale ma a misure fisse: un tabaccaio lavora a percentuale, quindi i suoi introiti sono parametrati agli acquisti. Noi abbiamo una tariffa fissa, guadagniamo quei centesimi ogni litro, ma i costi aumentano e le vendite calano perché con questi prezzi si viaggia di meno. Per questo le aziende chiudono, stiamo mettendo a rischio tutto il sistema economico. Ci sono poi anche altri pericoli».

Di che tipo?

«È ovvio che in una regione come la nostra, con una forte penetrazione criminale, la criminalità in situazioni come queste ci sguazza. Le mafie hanno trovato sistemi fertili per riciclare, le ultime inchieste come Petrolmafie hanno raccontato una realtà devastante, quasi 50 imprese che lavoravano in maniera poco lecita. Noi subiamo una concorrenza sleale da parte di operatori che hanno prezzo più allettanti perché hanno canali di approvvigionamento magari non istituzionali, perché riciclano il denaro, è tutto documentato e anzi ringrazio il dottor Gratteri per aver portato alla luce tutto questo, adesso è tutto chiaro anche per i cittadini, il numero di aziende coinvolte era enorme. Era un sistema fertile per riciclare, adesso . speriamo si possa superare e lavorare senza problemi».

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