“Fannulloni” nel porto, il detective non basta: Mct deve reintegrare i licenziati

VIDEO | Doppia sentenza del Tribunale che dà torto al terminalista, che aveva incaricato un investigatore di raccogliere le prove. Foto e appostamenti insufficienti: servire un solo caffè nel bar della moglie, non significa essere un banconista in pianta stabile  

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di Agostino Pantano
9 dicembre 2020
14:12

Le prove portate da un investigatore privato non bastano e la Medcenter soccombe in Tribunale, e ora deve riassumere 2 lavoratori portuali che aveva licenziato col sospetto che fossero “fannulloni”. Una doppia sentenza, questa del giudice del lavoro di Palmi, Maria Carla Arena, che potrebbe influenzare anche altre decisioni pendenti – sulle stesse fattispecie – dopo l’infornata di licenziamenti che l’azienda che gestisce il terminal container di Gioia Tauro aveva deciso all’indomani del passaggio di proprietà ad Msc.

Un segnale di svolta, questo della guerra ai “furbetti dei concedi”, che evidentemente va rivisto alla luce di quanto ottenuto dal legale dei 2 dipendenti, l’avvocato Sabina Pizzuto. Particolarmente significativo il precedente creato con il ricorso di uno dei due, che risultava in congedo parentale per 46 giorni.


 

Il legale - avvalendosi di precedenti sentenze della Corte costituzionale – è riuscita a dimostrare che la ratio di una tale esenzione dal lavoro, risiede proprio nel fatto che il padre lavoratore deve prendersi cura del figlio.

 

Ebbene l’operaio, che l’investigatore ha immortalato mentre era all’interno dello stabilimento balneare gestito dalla moglie – in un solo caso dietro al bancone intento a preparare un caffè – secondo il giudice era nel posto giusto in quel momento, visto che con lui c’era anche il figlioletto. Il report dell’investigatore privato, invece, lo aveva pizzicato solo in un caso intento a quello che poteva sembrare il lavoro di un banconista, escluso dal Tribunale che ha dedotto come l’attività non sarebbe stata affatto a conduzione familiare.

 

Il giudice è sembrato bacchettare l’azienda – definendo «incomprensibile dichiarare abusiva» una condotta documentata con una relazione che non dimostra che il lavoratore fosse in servizio in pianta stabile nel lido.

 

Nel caso dell’altro lavoratore, inoltre, l’avvocato ha dimostrato che la foto che ritraeva l’operaio uscire dal cantiere di una casa in costruzione non dimostrava che vi lavorava, visto che il portuale – in quel momento assentatosi con un permesso per malattia – si sarebbe recato a controllare i lavori dentro la sua proprietà.
Sconfitta su tutti i fronti per il terminalista del porto, visto che dovrà pagare anche le spese legali.

Giornalista
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