Famiglie monoreddito che fanno fatica a sbarcare il lunario, giovani costretti a emigrare, anziani che non riescono a vivere dignitosamente. Occorre creare una rete di welfare territoriale che metta al centro la persona e in questo il ruolo di enti sociali e sportivi è fondamentale
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I dati pubblicati dal Sole 24 Ore nel Welfare Italia Index 2025 fotografano con chiarezza una realtà che, purtroppo, noi in Calabria conosciamo da tempo: il divario sociale e di sviluppo tra il Nord e il Sud del Paese continua ad ampliarsi. La nostra regione si colloca in fondo alla classifica nazionale, con un punteggio di 60,2, a distanza ormai abissale da territori come Trento o Bolzano, che superano gli 80 punti. Non si tratta soltanto di numeri, ma del riflesso concreto di una fragilità strutturale che investe ogni aspetto della vita quotidiana dei cittadini calabresi.
In Calabria, la povertà non è più un fenomeno marginale, ma una condizione che tocca una parte sempre più ampia della popolazione. Le famiglie monoreddito faticano a sostenere spese ordinarie; i giovani continuano a emigrare per cercare opportunità di studio e lavoro altrove; gli anziani, spesso soli, vivono con pensioni minime che non permettono un’esistenza dignitosa. Le fasce sociali più fragili – minori, disoccupati, persone con disabilità, genitori separati – sono le prime a pagare le conseguenze di un welfare carente e disomogeneo.
Come presidente regionale dello Csain Calabria, vedo ogni giorno come la mancanza di servizi sociali adeguati e di politiche attive di inclusione crei isolamento e rassegnazione. I genitori separati, in particolare gli uomini, sono tra le categorie più colpite: spesso si trovano improvvisamente senza un’abitazione stabile, con difficoltà economiche e psicologiche che si ripercuotono anche sui figli. Sono persone che rischiano di scivolare in una povertà silenziosa, fatta di precarietà, solitudine e mancanza di prospettive.
In questo contesto, il ruolo degli enti sociali e sportivi come lo Csain diventa cruciale. Attraverso lo sport, l’educazione civica e le attività sociali, possiamo offrire spazi di aggregazione, sostegno e crescita. Ma serve una strategia più ampia: una rete di welfare territoriale che metta al centro la persona, che integri pubblico e privato sociale, e che investa davvero in formazione, salute e coesione.
Il divario Nord-Sud non è una fatalità: è il risultato di scelte politiche, economiche e culturali. Colmarlo significa restituire dignità, opportunità e fiducia ai cittadini calabresi. La Calabria non chiede assistenza, ma strumenti per costruire il proprio futuro: infrastrutture, servizi, politiche giovanili e un welfare che non lasci indietro nessuno.
Solo così potremo passare dai numeri dell’arretratezza alle storie del riscatto.
*presidente regionale Csain Calabria

