Lo Zibibbo, vitigno a bacca bianca caratterizzato da un particolarissimo bouquet aromatico nonché dal gusto dolce, racchiude in sé pagine affascinanti della storia identitaria della vitivinicoltura mediterranea. Nel raccontare di uve non bisogna mai abbandonarsi a semplificazioni eccessive, o a schemi narrativi che si tramandano da decenni senza adeguati supporti scientifici. La letteratura esistente considera lo Zibibbo legato intimamente a civiltà affacciate sul Bacino del Mediterraneo: Egitto, Fenici, Arabi, Pantelleria, Sicilia… e sponda tirrenica calabrese.

Grazie a vitivinicoltori consapevoli e appassionati, quali Giovanni Benvenuto di Francavilla Angitola, la porzione calabra che ha arricchito nel tempo le lunghe vicende dello Zibibbo, è rinata con grande determinazione e contributi originali. Nel Registro nazionale delle Varietà di Vite tenuto dal Masaf (Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste), lo Zibibbo B. contempla alcuni sinonimi: Moscato d’Alessandria, Duraca, Moscato, Moscatello, Moscatellone. Se ne ottengono vini dolci o secchi, fermi o spumanti. Si tenga presente che dal 2014 la coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria è stata dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Tale tecnica agricola, con alberello piantato dentro una buca (la cosiddetta “conca”) al fine di tutelarlo dall’estrema ventosità dell’isola e da garantire, in un contesto di scarsa piovosità, la non rapida dispersione dell’umidità notturna o della poca pioggia disponibile, connessa alla crescita quasi strisciante dei tralci, è stata considerata “creativa e sostenibile”.

Dallo Zibibbo di Pantelleria, coltivato con la pratica dell’alberello strisciante, considerata agricoltura eroica, nasce l’omonimo celebre passito, dolce, intensamente aromatico. In lingua araba “zabīb” significa uva passa, detta anche uvetta, regina di tante ricette di dolci anch’esse frutto della stratificazione di diverse culture mediterranee, con particolare riferimento a quella araba.

La riscoperta dello Zibibbo Calabrese è stata la grande missione di Giovanni Benvenuto, nato e cresciuto in Abruzzo, ma presto affascinato da radici familiari che lo hanno riportato nell’area dell’Angitola. Tanti anni di impegno, di ricerca, di investimenti, di lavoro duro.

Una visita alla cantina e ai vigneti di Francavilla Angitola, contrada Ziopà, dà subito l’idea di come il legame con il territorio e la natura siano fortissimi.

Le declinazioni dello Zibibbo Calabrese proposte da Benvenuto sono numerose: il Mare (un blend con Malvasia, Igp Calabria); il Benvenuto (Zibibbo in purezza, Igp Calabria, protagonista di importanti riconoscimenti internazionali, fermentazione spontanea ad opera di lieviti indigeni); Orange (Zibibbo in purezza, vino non filtrato ottenuto da una lunga macerazione delle uve); Bianco di Falco (Zibibbo in purezza, il primogenito, uve provenienti solo dalla contrada Falco, fermentazione all’interno di barrique di rovere di primo passaggio, prodotto solo nelle migliori annate in edizione limitata e numerata); Alchimia (Zibibbo passito, vinificazione dopo appassimento dei grappoli prima su pianta e poi in essiccatoio naturale); Sughero Storto (Zibibbo in purezza, vino spumante bianco, rifermentazione in bottiglia). Giovanni Benvenuto crede nell’agricoltura biologica e nella massima tutela della biodiversità. Consigliabile, durante le visite enoturistiche, uno sguardo attento alle bellissime e antiche querce che dominano i filari e che raccontano di una Calabria bella, verde, armoniosa, austera, nobile. Cantine Benvenuto sarà presente al prossimo Merano Winefestival che si terrà a Cirò e a Cirò Marina dal 7 al 9 giugno.