Il settore agricolo spinge il rilancio economico ma permangono le difficoltà. È quanto emerge dallo studio sul valore aggiunto nelle province italiane realizzato dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
PHOTO
La ricchezza prodotta nel Settentrione è quasi il doppio di quella generata nel Mezzogiorno, 40.158 euro pro capite contro 22.353 euro. Milano guida la classifica provinciale con 65.721 euro, seguita da Bolzano con 55.065 e Bologna con 45.125. Sud Sardegna ultima con 18.140 euro, di poco avanti a Cosenza che segue con 18.166 euro. Il valore aggiunto generato dalla Lombardia è pari a 451 miliardi e 260,3 milioni, quello calabrese ha raggiunto quota 36 miliardi e 389,7 milioni di euro. Distanze sempre più ampie e sempre più marcate tra Nord e Sud del Paese. Il primo conta il 90% della potenza produttiva il secondo registra i numeri più alti in termini di disoccupazione ed emigrazione. Lo dicono i risultati dello studio sul valore aggiunto nelle province italiane realizzato dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere. Quelle meridionali occupano in blocco gli ultimi 28 posti della classifica nazionale.
Nonostante il quadro di persistente criticità, nel 2024 la Calabria ha segnato però un risultato positivo, evidenziando un balzo in avanti del 3,12%, il terzo rendimento più alto dell’anno dopo Puglia (+3,13%) e Sardegna (+3,74%). Il valore aggiunto misura il contributo di ogni singola impresa alla formazione del Prodotto interno lordo regionale. L’agricoltura ha fatto registrare un aumento della ricchezza prodotta del 7,93%. Sono cresciute le attività immobiliari, finanziarie ed assicurative, i servizi di supporto alle imprese e le attività professionali scientifiche e tecniche (+4,28%). Bene anche il commercio (+3,47%) e l’industria (+0,92%). In calo le costruzioni (-3,26%) ed il settore manifatturiero (-0,7%). Nel settore industriale in senso stretto solo otto province hanno chiuso il 2024 con un segno più: in testa c’è Reggio Calabria (+3,08%), seguita da Viterbo (+1,64%) e Rieti (+1,60%).
In Calabria l’80% del valore aggiunto è generato dalle attività di servizi, con all’interno una preponderanza delle attività commerciali, 15,6%. Il 14,6% è generato dall’industria, in cui la produzione industriale si concentra prevalentemente nel settore alimentare ed il restante 5,1% è generato dall’agricoltura. Gli occupati sono 618mila per il 75% nei servizi, il 14% nell’industria e il 12% in agricoltura. Nel 2024 il numero delle imprese è cresciuto con un saldo positivo dello 0,5%, trainato dal settore dei servizi. La Calabria ha uno dei tassi di crescita più elevati, su scala nazionale, in termini di avvio di nuove imprese giovanili.



