In fila per il pacco spesa, a Scalea aiuti per 450 famiglie in difficoltà: video

I generi si prima necessità messi a disposizione dal progetto Germano. Il presidente Fabio Cifuni: «Nessuno deve essere lasciato solo»

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di Francesca  Lagatta
23 dicembre 2020
17:25

È la mattina del 23 dicembre. Il sole scalda come fosse una tiepida giornata di primavera e a Scalea, all'entrata della sede dei volontari del progetto Germano, c'è gente in fila che, armata di mascherina e pazienza, attende il proprio turno per parlare con il responsabile Fabio Cifuni. All'interno di questa struttura di pochi metri quadri, nel cuore della cittadina altotirrenica, si lotta al fianco dei cittadini per restituire loro la dignità persa a colpi di restrizioni e chiusure dovute alla pandemia, soprattutto in prossimità del Natale. Mancano soltanto due giorni e molte persone si sono rivolte all'associazione per chiedere aiuti, cibo e beni di prima necessità. «Quest'anno - dice Cifuni - abbiamo raddoppiato il lavoro. I nostri scaffali si riempiono e si svuotano in modo impressionante». Ma la solidarietà per fortuna non va mai in vacanza e nonostante le richieste si siano moltiplicate, l'associazione assicura che nessuno sarà lasciato solo.

450 persone usufruiscono del banco alimentare

Il presidente, dopo averci mostrato gli scaffali semivuoti già a metà mattinata, ci spiega che il progetto Germano serve« circa 450 persone a rotazione contiuna». Ma se da un lato, spiega, «questo sarà un Natale triste» a causa delle tante richieste di aiuto, dll'altro emerge tutta l'umanità delle persone, qualità che l'emergenza coronavirus ha maggiormente messo un evidenza.


Il dramma della pandemia

Questo sarà un Natale difficile sotto tanti punti di vista, a cominciare dal dramma di una nuova forma di povertà, dilagante come il virus, che si diffonde in modo trasversale, forse come non era mai accaduto prima. «Non c'è una tipologia precisa di persone che si rivolge a noi - dice ancora Cifuni -, abbraciamo tutti, anche il professionista con un Isee altissimo ma che per i vari blocchi lavorativi disposti dal governo non guadagna da mesi». Poi ci sono anche tanti operatori balneari, appartenenti a una di quelle categorie che di norma vanta introiti altissimi. «Quest'estate, però, sempre a causa della pandemia, per molte strutture gli affari sono andati malissimo». E così anche alcuni storici imprenditori turistici del paese hanno dovuto ricorrere agli aiuti, anche se non avrebbero voluto. «Siamo riusciti ad arrivare a loro grazie al passaparole, siamo andati noi a cercarli, li abbiamo contattati con discrezione e ci siamo proposti».

Una realtà consolidata

Il progetto Germano e i suoi volontari sono ormai da anni un punto di riferimento per il territorio dell'alto Tirreno, anche perché le loro attività sono molteplici e comprendono anche l'inserimento sociale. «Il nostro compito - affermano dall'associazione - non è solo consegnare un pacco o una busta con la spesa. Tutti coloro che collaborano o che si rivolgono a noi prima o poi, in un modo o nell'altro, restituiranno  qualcosa alla società qualcosa e loro lo sanno, ne sono consapevoli». E' modo, dicono, per non far sentire le persone in colpa o in debito, un modo per non calpestare la dignità di chi finisce nell'inferno del disagio sociale.

Solidarietà anche dall'esterno

«Il banco alimentare è il nostro più grande fornitore, anche per la frutta e la verdura, e i prodotti andiamo a prenderli noi, a spese nostre spese. I provienti li ricaviamo dalle nostre attività, una su tutte il gruppo di acquisto solidale». Ma anche i cittadini e gli imprenditori del posto si danno un gran da fare. «Molte persone vengono qui e lasciano dei beni di prima necessità per quello che chiamiamo il carrello sospeso, chi ha bisogno prende quello che vuole». E non mancano le partnership con la grande distribuzione. «Abbiamo un carrello sospeso anche al supermecato Despar, l'azienda stessa spesso ci fornisce i rpodotti, ma c'è anche tantissima gente che partecipa alla raccolta, è così che riusciamo a dar da mangiare a tutti quelli che ne fanno rischiesta. E' una cosa molto bella».

Un Natale per ridare la speranza

A causa delle restrizioni Covid, quest'anno non ci saranno pranzi o cene solidali il giorno di Natale, ma un socio dell'associazione che fa capo a Cifuni, facente anche parte dell'Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani), distruibuirà tre cestini pieni zeppi di ogni sorta di cibo, compresi i dolciumi, per consentire ad altrettante famiglie di trascorrere una giornata come tutti gli altri, senza che dalla tavola manchi nulla. «Aiutare il prossimo qui è la norma - conclude il presidente - manteniamo questi ritmi elevati da marzo, ogni giorno raggiungiamo venti, ventidue famiglie. Ma siamo contenti così, nessuno deve rimaniere indietro».

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