Innovazione tecnologica, la Calabria può essere la nuova frontiera: «La Crati Valley è già realtà»

VIDEO | Intervista a Gianluigi Greco, direttore del Dipartimento di Matematica dell'Unical: «Università e imprese in prima linea per progetti come l'Harmonic innovation Hub»

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di Alessia Principe
17 maggio 2021
10:20

Cos’è l’Universo? Una tartaruga su un’altra tartaruga su un’altra tartaruga. Così rispondeva una vecchia signora alla domanda di un giovane scienziato. Se quel paradosso non spiegava l’essenza della genesi cosmologica, può benissimo spiegare come nasce un'idea partendo dall’immaginazione: un mattone sull’altro, senza guardare di sotto, credendo anche all’impossibile. Ed è così che in Calabria si sta costruendo un futuro che a molti sembra lontanissimo ed è, invece, così vicino da poterlo toccare, ed è solido perché poggia sulle spalle di talenti fuori dal comune, pieni di passione e competenze.

«Creare innovazione non è semplice, tutti noi vorremmo innovare un nostro processo produttivo, la nostra azienda, ma per farlo sono necessari tanti piccoli granelli». Gianluigi Greco è il direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università della Calabria. «Le forze ci sono, le menti anche, chi decide di prendere questa strada non resterà mai indietro anche qui, in Calabria, lo so per certo. Per una volta non siamo ultimi, per una volta possiamo dettare il ritmo».


La firma che ha dato l’avvio alla realizzazione dell’Harmonic Innovation Hub che sorgerà a Catanzaro, ha smosso un po’ le acque attirando l’attenzione di molti che si chiedono: come cambierà il territorio un progetto del genere?
«La notizia che abbiamo letto in questi giorni è una gran buona notizia per tutta Calabria. Per innovare un tessuto economico è necessaria una rete nazionale e internazionale ma, soprattutto, una formazione adeguata e quella non ci manca di certo».

Parlando di formazione la prima cosa che mi viene in mente è “Università”.
«Il dialogo con le istituzioni universitarie è quasi imprescindibile, è negli atenei che si produce conoscenza e ricerca. L’Harmonic Innovation Hub ha delle collaborazioni sia con il Dipartimento di Matematica e Informatica che dirigo che con quello di Ingegneria meccanica, energetica e gestionale. L’Unical è sempre stata molto ricettiva e sensibile e, spesso, ha sostenuto iniziative di questo tipo».

Insomma, ognuno fa la sua parte.
«È necessario mettere insieme tante competenze di qualità. Parlare di innovazione non basta a creare quelle ricadute sul territorio che tutti auspichiamo, è necessario inserire certe competenze nei management delle aziende, alimentando la loro capacità di sviluppare prodotti innovativi e di seguirne poi lo sviluppo. Da soli non si va da nessuna parte».

Tutto questo richiede forti investimenti.
«In Italia stiamo assistendo a un fiorire di Hub che puntano sulla forza dell'innovazione, posso dire che la Calabria è sulla frontiera ma dobbiamo creare massa critica intorno se vogliamo rafforzare un’idea che potrebbe portare benefici a lungo termine».

In che modo questi progetti possono portare la Calabria a fare quello scatto in più?
«I progetti innovativi hanno sempre un impatto sull’economia. Vorrei citare il caso di un altro Hub, in corso di formazione, in cui l'Unical ha un ruolo importante: la realizzazione di un Polo europeo di innovazione digitale in tema di cybersecurity e Intelligenza artificiale».

“Innovazione” è un concetto molto più ampio di quanto si pensi.
«Innovazione vuol dire anche avere idee per migliorare un processo o un settore specifico come l’agricoltura, il turismo, la cultura; significa mettere a disposizione delle aziende le competenze di una nicchia di esperti o ricercatori».

Un circolo, tanto per cambiare, virtuoso e non vizioso.
«L’economia si alimenta di queste sinergie. Noi siamo nel bel mezzo di un processo di transizione digitale, abbiamo strutture produttive e amministrative che sono vecchie, non sono efficienti. Un Polo di innovazione è in grado di trasferire quel know-how necessario per dare una marcia in più alle nostre imprese e anche alla pubblica amministrazione».

E i ragazzi, gli studenti, sono un po’ il motore di questo processo.
«Nei nostri corsi di laurea di Matematica e Informatica, il tasso di disoccupazione è zero, molti studenti trovano lavoro addirittura prima di laurearsi. Gli Hub che vogliono arricchire il nostro territorio, sono solo la punta dell’iceberg. Come Unical siamo interessati agli studenti che siano capaci non solo di trovare occupazione ma di crearne una».

In che modo?
«Cito una best practise, che è un po’ la nostra punta di diamante: un incubatore dedicato all’accompagnamento di idee e al trasferimento tecnologico in cui i ragazzi formano, con l’aiuto dei docenti, vere e proprie aziende. Solo in quest’anno abbiamo circa 40 brevetti attivi, 40 spin-off che fatturano 5 milioni di euro, un valore di produzione di 7 milioni di euro, e 150 collaboratori impiegati. Anche da piccole idee può nascere la cultura d’impresa. Incubatori di primo livello e Hub sono dei veri e propri acceleratori che aiutano le idee ad affrontare il mercato».

In una terra che non ha industrie forse vale davvero la pena investire su altre frontiere.
«La Calabria ha davanti a sé una grande opportunità, ha molti problemi infrastrutturali ma non è indietro sul fronte tecnologico. I rapporti nazionali sullo stato della digitalizzazione, per intenderci la diffusione della banda ultralarga, evidenziano uno sviluppo a macchia di leopardo. Esistono zone poco sviluppate anche al Nord e al centro, noi non siamo per niente indietro, anzi».

Quindi possiamo giocarci questa partita alla pari con le altre regioni?
«Siamo corridori col piede sullo stesso nastro. Abbiamo il vantaggio di poter contare su Università all’avanguardia che non possono che appoggiare progetti come l’Harmonic Innovation Hub di Catanzaro che daranno slancio a quell’ecosistema innovativo che ora, qui, inizia dare grossi segnali di maturità».

La Calabria può diventare una nuova Silicon Valley?
«Sotto tanti punti di vista lo è già. In maniera scherzosa la zona del Crati viene definita la Crati Valley perché ci sono tantissimi insediamenti aziendali che possono contare su squadre di giovani preparati e molto motivati. Loro sono il nostro capitale umano più prezioso, una squadra vincente che ha solo bisogno di un campo su cui giocare la partita». 

Giornalista
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