Il mercato dell’IA, generativa e non, vale 1.5 miliardi di euro ed è destinato a crescere in maniera costante nel prossimi 5 anni. I contratti con ChatGpt e Copilot si prendono il 90% delle commesse
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I primi sei mesi del 2025 confermano il dato fatto registrare a fine 2024: sull’adozione dell’Intelligenza artificiale a sostegno delle proprie attività produttive le imprese italiane si stanno muovendo più lentamente delle aziende degli altri Paesi europei. A fotografare la situazione, per l’anno passato, i dati degli Osservatori digital innovation della School of Management del Politecnico di Milano. Nel nostro Paese il 59% delle grandi aziende ha in corso un progetto sull’Intelligenza artificiale. Nei Paesi Bassi la percentuale arriva all’Olanda, in Germania, Francia, Spagna, Irlanda è al 69% e in Austria al 60%. Il regno Unito, che compare nello studio di Polimi, è attestato al 75%.
Chi la utilizza, sottolinea l’Osservatorio, l’ha già pienamente integrata nei processi produttivi. Il 53% delle grandi imprese ha acquistato le licenze d’uso per l’impiego di applicazioni come ChatGpt di OpenAi e Copilot di Microsoft che insieme coprono più del 90% del mercato. Cybersicurezza e management aziendale gli ambiti di maggiore impiego. Le soluzioni proposte per le aziende sono pronte all’uso. Il ritardo delle medie e delle piccole imprese rispetto agli omologhi europei è ancora più accentuato rispetto ai numeri delle grandi aziende. Solo il 15% delle prime ed appena il 7% delle seconde ha avviato progetti di IA da integrare nei propri processi produttivi.
In Italia il mercato dell’Intelligenza artificiale si è sviluppato in maniera repentina e con numeri da capogiro. Nel 2023 valeva 800 milioni di euro, nel 2024 è salito a 1,2 miliardi e le previsioni dicono che il 2025 si chiuderà con un ulteriore incremento del 25% facendo toccare quota 1,5 miliardi di euro. A far crescere le vendite sono le applicazioni che consentono attività di IA generativa. Addestrate dai loro programmatori e sviluppatori, queste piattaforme creano contenuti utilizzando algoritmi di machine learning che consentono di organizzare i processi produttivi sulla base delle esigenze e delle necessità aziendali. La formazione su questi strumenti necessita di professionalità specifiche solo in ambito di programmazione. Il resto del personale riceve formazione ad hoc sulle applicazioni in uso.
Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano il mercato dell’IA generativa rappresenta il 43% del valore del settore mentre la quota maggiore, 57% riguarda soluzioni di IA non generativa. Anche in Italia al momento l’impiego dell’IA generativa riguarda soprattutto sistemi conversazionali, progettati per l’interazione con gli utenti, a supporto degli operatori interni. Analizzando i dati relativi alla spesa media delle aziende per soluzioni IA i settori in cui si investe di più sono, nell’ordine, telecomunicazioni e media e assicurazioni, energia, gestione dei sistemi informatici, servizi bancari e finanziari, grande distribuzione organizzata e vendite al dettaglio. La Pubblica amministrazione vale solo il 6% del mercato.
A distanza di un anno dall’entrata in vigore dell'Artificial Intelligence Act dell'Unione Europea (primo agosto 2024) solo il 28% delle grandi imprese ha adottato misure concrete sul fronte delle norme e dei codici di regolamentazione delle attività e dei processi interni ed esterni, Secondo Confartigianato a sperimentare con particolare interesse le nuove applicazioni sono le imprese artigiane. Marche, Veneto, Sardegna, Provincia autonoma di Bolzano, Emilia Romagna e Toscana le più attive su questo fronte. Gestione economico-finanziaria, marketing, cybersicurezza, gestione dei clienti e ricerca ed analisi di dati e documenti sono gli ambiti in cui viene più utilizzata. Le imprese prevedono assunzioni di personale specializzato nella programmazione e poi nella gestione degli applicativi: 550mila i profili richiesti in ambito di cloud computing, Industrial internet of things, data analytics e big data, realtà virtuale aumentata e tecnologia blockchain.