Futuro in bilico

Investirono un anno di disoccupazione per salvare la propria azienda ma ora rischiano la chiusura: il dramma di 15 lavoratori cosentini

VIDEO | La Next Elettronica di Piano Lago è il primo caso in Calabria di impresa rilevata dai dipendenti, i quali ora però potrebbero vedere vanificati i propri sacrifici. Oggi sit-in davanti alla sede, nei prossimi giorni tavolo alla Regione per tentare di trovare una soluzione alla vertenza

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di Salvatore Bruno
16 gennaio 2024
16:50

È una vicenda complessa e per certi versi paradossale quella della Cooperativa Next Elettronica di Piano Lago, a Mangone, nel cosentino, operante nel settore della produzione di software gestionali e microchip e scenario del primo workers buy out mai attuato in Calabria, ovvero del salvataggio di un’azienda in crisi condotto dai propri dipendenti.

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Il coraggio dei lavoratori

Nella circostanza a prodigarsi nel coraggioso tentativo sono stati una quindicina di lavoratori della fallita Freelink Italia. Quattro anni fa hanno investito nel progetto, secondo quanto disciplinato dalla Legge 49/1985 conosciuta come Legge Marcora, il trattamento della Naspi loro spettante. Ma nonostante i tentativi di far ripartire la produzione, i sacrifici e la rinuncia per l’intero 2022 ad ogni tipo di retribuzione, oggi si ritrovano nuovamente sull’orlo del baratro e con il rischio concreto di rimanere con un pugno di mosche in mano. Tra i soci fondatori della cooperativa, oltre ai lavoratori che hanno contribuito al capitale sociale con un apporto di 320 mila euro, figurano anche Coopfond, ovvero il Fondo Mutualistico di Legacoop il cui investimento è stato di 120 mila euro, e Cfi – Cooperazione Finanza e Impresa, investitore istituzionale vigilato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, fondato appunto in seguito alla entrata in vigore della Legge Marcora per sostenere la rigenerazione delle imprese in crisi o in fallimento.


L'acquisto del compendio aziendale

L’apporto di capitale alla Next Elettronica da parte di Cfi è stato di 150mila euro nella fase costitutiva con una ulteriore deliberazione di 350mila euro, ma a titolo di finanziamento, già rimborsato, necessario alla cooperativa per riuscire ad acquistare dalla curatela fallimentare, per un importo di 800mila euro, l’intero compendio aziendale, quindi il capannone e le relative attrezzature. Questa operazione si è perfezionata anche grazie ad un leaseback concesso, con intermediazione della stessa Cfi, da Sardaleasing, finanziaria del gruppo Bper. Il leaseback ha consentito di ottenere una liquidità di poco meno di 745mila euro con cui si è fatto fronte anche alle spese notarili, a tutti i costi connessi alla partecipazione all’asta giudiziaria, ai rimborsi dovuti a Cfi ed al pagamento dei primi canoni mensili dovuti alla Sardaleasing. Nel frattempo sarebbe dovuta ripartire l’attività industriale. Ma le procedure tecniche di perfezionamento delle impegnative operazioni finanziarie sopradescritte, si sono protratte fino alla primavera del 2022.

Certificazioni di qualità cercasi

Senza una ben precisa identità, senza bilanci consolidati e con modesti capitali disponibili, la cooperativa, nonostante gli sforzi, non è riuscita a mantenere le certificazioni di qualità di cui era in possesso la precedente Freelink né ad acquisirne di nuove. Si tratta di un lasciapassare costoso (servirebbe un investimento immediato di almeno settantamila euro) ma indispensabile per intercettare le commesse milionarie disponibili in un comparto, quello dell’elettronica, in costante fermento e aggiornamento. Nello stabilimento di Piano Lago, tanto per fare un esempio, è possibile sviluppare microchip per la lettura a distanza dei contatori del gas o dell’acqua, ma anche rilevatori di calore per la prevenzione degli incendi boschivi. Ci sarebbero anche risorse disponibili da bandi pubblici a cui però, per accedere, è necessario disporre di bilanci e fatturati utili a testimoniare la solvibilità dell’azienda.

Il rischio di sloggiare

In sostanza, alla Next vi sono le competenze e le attrezzature per operare, ma il prolungato stop da cui l’azienda proviene, non offre le garanzie necessarie per attrarre potenziali clienti o per accedere agli avvisi della pubblica amministrazione. La paralisi ha poi comportato il mancato pagamento di alcune rate del leaseback per un ammontare di circa 60mila euro. Per cui la Sardaleasing ha avviato la procedura di acquisizione del capannone e dei macchinari, intimando alla cooperativa di lasciare liberi i locali entro il prossimo 2 febbraio. Senza esito per il momento l’invito della Fiom ai due soci fondatori, Cfi e Coopfond, di effettuare nuovi apporti di capitale per rimettere i conti in equilibrio e fare partire finalmente le attività che dovrebbero consentire poi a Next Elettronica, di conquistare una fetta di mercato sufficiente a fronteggiare gli impegni assunti e di garantire una redditività ai soci lavoratori.

Tavolo istituzionale

Il 23 gennaio prossimo è in calendario un tavolo nella sede della Regione, con tutte le parti interessate, per cercare di trovare una soluzione alla vertenza. Per scongiurare la chiusura e la conseguente perdita dei livelli occupazionali, nella mattinata di oggi, 16 gennaio, i soci lavoratori hanno manifestato con un sit-in organizzato davanti l’ingresso del capannone. Con loro il segretario della Fiom Cgil Calabria Umberto Calabrone ed il segretario generale del sindacato Massimiliano Ianni. Presente per un sostegno istituzionale, anche il vicepresidente del consiglio regionale Franco Iacucci.

Giornalista
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