In Italia negli ultimi tre decenni la crescita della produttività è stata più debole rispetto alla media europea +0,2 contro l’1,2% degli altri Paesi. Le migliori performance si sono registrate nel settore privato. Il commercio, le costruzioni e i servizi ad alta intensità di conoscenza sono cresciuti dell’1,6%. L’Italia presenta numerose vulnerabilità: il 90% delle imprese ha meno di 10 dipendenti, i salari sono bassi, la forza lavoro è poco qualificata ed in rapido invecchiamento e le aziende hanno accumulato un forte ritardo, rispetto ad altri Paesi Ue, in termini di innovazione tecnologica e digitale. Lo dice il Rapporto annuale sulla produttività realizzato dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Nell’ultimo quinquennio si registra un buon andamento dell’occupazione, +4,4%, con un aumento quasi doppio rispetto alla media Ue. Frutto dei risultati conseguiti in alcuni settori «ad alta intensità di lavoro ma a produttività media più bassa, come costruzioni, ristorazione, sanità e assistenza». Una dinamica, sostiene il Cnel, «favorita da salari contenuti» che hanno fatto crescere l’occupazione «ma prevalentemente in attività a basso valore aggiunto».

Nuove tecnologie

«L’Italia – è scritto nello studio - mostra un significativo divario rispetto alla media europea negli investimenti intangibili, ovvero quelli in beni immateriali, come software, ricerca e sviluppo, capitale organizzativo. Mentre questi ultimi sono cresciuti a un ritmo tre volte superiore rispetto a quelli tangibili per la maggior parte delle economie avanzate dal 2014 ad oggi, in Italia si è avuta una dinamica opposta, evidenziando la difficoltà del nostro Paese nel tenere il passo con la frontiera dell’innovazione. Il tasso medio annuo di crescita degli investimenti intangibili in Italia tra il 2013 e il 2023 è stato inferiore al 2,5%, contro il +4,7% in Francia, +6,1% in Svezia, e +5,8% negli Stati Uniti».

Piccole e medie imprese

«La produttività è legata alla dimensione aziendale, a sua volta correlata con tre fattori chiave: propensione all’export, digitalizzazione e innovazione. Le grandi imprese sono oltre il 70% più produttive delle medie e nei servizi ICT il divario è ancora più marcato, a testimonianza della complementarità tra scala e capitale intangibile. Ma in Italia il 94,7% delle imprese ha meno di 10 addetti, una quota molto superiore a Germania o Francia. Questa forte presenza di microimprese frena la produttività aggregata».

I fattori determinanti della produttività

«Oltre alla dimensione aziendale - è scritto ancora nel Report del Cnel - anche export, digitalizzazione e innovazione sono fattori determinanti della produttività, spesso interconnessi. Le imprese esportatrici mostrano un premio di produttività significativo, che cresce con la dimensione e in particolar modo nei settori a media-alta tecnologia. Anche l’adozione di tecnologie digitali è associata a un premio di produttività, stimabile in circa il 15-30%. La digitalizzazione amplifica i vantaggi delle imprese più grandi, che integrano meglio le tecnologie. L’innovazione è un altro fattore decisivo: le imprese innovative – si legge ancora - presentano in media una produttività superiore del 20%. Politiche pubbliche mirate a rafforzare questi fattori, combinate a una semplificazione normativa e a incentivi finanziari e fiscali che favoriscano la crescita dimensionale, sono essenziali per sostenere la produttività e la competitività del sistema economico».

Le nuove politiche economiche

Secondo il Cnel per aumentare la produttività occorre intervenire in tre ambiti: competenze ed investimenti, struttura del sistema produttivo e divari territoriali. Per sostenere l’economia della conoscenza dovrebbe essere potenziato il credito d’imposta in ricerca e sviluppo per gli investimenti in tecnologie digitali e capitale intangibile. Dovrebbe essere creato un credito d’imposta per attività di formazione 4.0, con particolare riferimento a competenze certificate nei settori chiave ad alto potenziale di produttività. Dovrebbe essere maggiormente sostenuta la filiera formativa tecnologico-professionale, potenziando gli ITS e il raccordo con i corsi STEM universitari. Per quanto riguarda la struttura del sistema produttivo il Cnel indica tra gli interventi necessari il potenziamento dei programmi di sostengo alla managerializzazione e all’internazionalizzazione delle imprese e la riforma della fiscalità relativa alle successioni e alla trasmissione delle quote di proprietà familiare. Per il Cnel è importante «monitorare in maniera sistematica i risultati dell’attuazione degli strumenti a sostegno degli investimenti della ZES unica nel Mezzogiorno».