La Calabria delle vertenze, del lavoro minacciato da chiusure e ridimensionamenti, di uno sviluppo sempre solo sfiorato. Dentro la notizia accende i riflettori sulle vicende che in questi mesi tengono con il fiato sospeso tante persone che non sanno che ne sarà del loro futuro (rivedi qui la puntata).

Si parte da Calpark, il parco scientifico e tecnologico la cui compagine è composta, tra gli altri, dalle tre università calabresi e da Fincalabra. Da mesi i lavoratori non ricevono le indennità. A commentare questo e altri casi, ospite di Pier Paolo Cambareri in studio, il segretario regionale della Fiom Cgil Umberto Calabrone. Che su questa vicenda particolare è stato netto, definendola «il fallimento più eclatante della politica», frutto (amaro) delle «scelte mancate». 

«Non deve fallire l’idea di Calpark – sottolinea Calabrone –, quella della ricerca pubblica al servizio delle imprese». Un’idea importantissima, ha rimarcato il segretario della Fiom, per una terra come la Calabria.

Due gli aspetti rilevanti della vertenza. «Il primo è politico: la Regione ha deciso di non dare prospettive a questa realtà – afferma il sindacalista –. Poi c’è il problema dei dipendenti, lavoratori del pubblico che hanno diritto a essere ricollocati dal pubblico stesso. La Regione deve farsi carico di questa situazione».

Calpark un esempio tra i tanti. Di una Calabria in cui non ci sono grandi fabbriche ma questo non può e non deve voler dire assenza di prospettive di sviluppo. «Le risorse ci sono – evidenzia Calabrone –. Abbiamo risorse comunitarie, i fondi Pnrr. Ci sono 1.300 progetti di competenza regionale, ma pochissimi stanno andando avanti».

Che fare? Il ruolo del sindacato è importante ma non basta. Serve il confronto con le istituzioni. E serve un supporto concreto alle aziende. «C’è bisogno di un’idea complessiva di Calabria che al momento non c’è», dice il segretario Fiom.

A testimonianza di questa affermazione le diverse vicende aperte snocciolate nel corso della trasmissione. Non solo i progetti Pnrr che rischiano di cadere nel vuoto perché «il 2026 è arrivato» e che in molti casi non sono stati «calibrati sulle esigenze del territorio», ma anche la conversione a idrogeno, con altre risorse ferme al palo. 

E poi i casi del depuratore di Bisignano, dell’ex cementificio di Vibo Valentia e di Baker Hughes, al cui proposito il segretario della Fiom dice: «Speriamo che il rapporto con la Calabria si possa rafforzare sempre di più perché abbiamo bisogno di investimenti seri». Una menzione a parte merita la vertenza Sorical perché in quel caso, ammette Calabrone, «con la Regione c’è stato un confronto costruttivo». 

Uno sguardo, poi, all’imminente sciopero nazionale dei metalmeccanici, in programma il 20 giugno per protestare contro il mancato rinnovo del contratto scaduto da un anno. In Calabria si scenderà in piazza a Vibo Valentia. «Insieme con Fim e Uilm abbiamo scelto Vibo perché, oltre a essere una delle zone più dinamiche per gli investimenti industriali, qui ci sono aziende importanti – spiega Calabrone – e vogliamo dare un segnale chiaro in un territorio che va supportato».

Poi un commento su quanto accaduto a Cetraro, con l’incendio dei mezzi della raccolta rifiuti: «Sulla legalità non ci possono essere passi indietro. Queste azioni vanno rimandate al mittente e contrastate in tutte le sedi possibili», dice il sindacalista. Aggiungendo: «Non esiste sviluppo in Calabria senza legalità».

Infine, qualche parola doverosa sul referendum: «Noi nel corso di questi mesi abbiamo parlato con la gente. Mi auguro che chi oggi esulta per il voto mancato un giorno spieghi perché ha detto alla gente di non andare a votare».