La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen avverte Trump: «No ai diktat». L’Unione dispone già di 4 pacchetti a difesa della bilancia commerciale dei 27. Su import-export di acciaio, alluminio e rame possibili nuove tensioni con l’America
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© EU/Dati Bendo
Trattative fino all’ultimo minuto. Diplomazia o contromisure adeguate alle proporzioni, all’intensità e alla forza dell’attacco sferrato dagli Usa contro l’Unione europea. È la strada indicata da Ursula von der Leyen quale risposta all’ultimatum lanciato dal presidente americano Trump. L’Unione europea sceglie la via del confronto ma il presidente della Commissione avverte che i 27 non accetteranno diktat. Negoziare con Washington non sarà semplice. Bruxelles nelle ultime settimane aveva percepito un’apertura da parte degli Usa che alla fine non c’è stata. Ma non è stata colta impreparata.
L’Unione europea si sta preparando da mesi ad affrontare lo scenario peggiore. Già a febbraio l’annuncio americano di imposte doganali aggiuntive del 10% aveva convinto i leader europei a predisporre delle contromisure. La prima, annunciata a marzo e rinviata fino all’estate doveva partire oggi, 14 luglio, ma è stata congelata. Prevede un pacchetto di aumenti da 21 miliardi dei dazi d’importazione. È la risposta ai dazi su acciaio e alluminio europei al 25% reintrodotti dal Governo statunitense ed è articolata in tre fasi. La prima prende di mira prodotti iconici come le moto Harley-Davidson, i jeans Levi's, il burro d'arachidi, il tabacco e una selezione di articoli per la cura della persona, acciaio, elettrodomestici e tech leggero impiegato in ambito edilizio per ridurre i costi e l’impatto ambientale. Vale 3,9 miliardi di euro.
La seconda fase colpisce carni e pollame del Midwest, legname del Sud, cereali e la soia della Louisiana. È la più cospicua e vale 13,5 miliardi di euro. La terza fase, infine, con imposte aggiuntive per 3,5 miliardi di euro tocca il settore fast-food, la moda ed i cosmetici. La seconda contromisura Ue va ad impattare la decisione presa dagli Usa lo scorso aprile di imporre “dazi universali” del 10%. Bruxelles ha varato un pacchetto di imposte da 72 miliardi di euro che riguardano un ampio numero di beni industriali, prodotti agroalimentari di alta gamma, dal bourbon del Kentucky alle aragoste del Maine, agrumi e vini, cosmetici e moda. Il terzo pacchetto contro i dazi Usa tocca gli interessi economici delle Big Tech: adozione della Digital services tax comunitaria, imposte aggiuntive su pubblicità ed intermediazioni, rigida applicazione del Digital Services Act e del Digital Markets Act. Le grandi piattaforme online e i maggiori player Usa in campo tecnologico temono le due norme approvate nel 2023 che impongono obblighi su trasparenza, concorrenza e moderazione dei contenuti e, in caso di violazioni, contestano multe fino al 10% del fatturato globale annuo o l'esclusione dal mercato europeo.
Infine lo strumento anti-coercizione creato nel 2023 a seguito delle ritorsioni cinesi contro la Lituania per le sue relazioni con Taiwan. Consente all'Unione europea di adottare misure rapide e proporzionate per reagire a pressioni economiche esterne e difendere la propria autonomia commerciale e strategica.
L’Aci prevede dazi doganali aggiuntivi o restrizioni all'import/export di merci provenienti dal Paese responsabile; limitazioni all'accesso agli appalti pubblici nell'Ue per operatori del Paese terzo; restrizioni agli investimenti esteri diretti, in particolare quelli di imprese controllate dallo Stato in questione; barriere alla fornitura di servizi o sospensione dell'autorizzazione a operare nel mercato europeo; azioni su brevetti e diritti di proprietà intellettuale, compresa la revoca di diritti o licenze; designazione di imprese o persone fisiche coinvolte, che possono essere oggetto di misure specifiche (divieti, restrizioni, obblighi).
Le posizioni al momento sono chiare. A destare nuova incertezza sono i nodi sull’import-export di acciaio, alluminio e rame. La produzione e la commercializzazione di questi metalli, su cui Trump vuole imporre dazi tra il 25% ed il 50%, potrebbe creare nuove tensioni tra Usa e Ue. Bruxelles ha una soluzione sui rottami di materiali ferrosi. Finora Washington non si è espressa.