L'Istat certifica un solco profondo tra una parte e l’altra del Paese: mentre nelle regioni settentrionali gli occupati sfiorano il 70%, al Meridione si fermano al 50% con un distacco di 20 punti percentuali. Numeri in salita per le donne
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
PHOTO
Nel secondo trimestre dell’anno il numero degli occupati è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al trimestre precedente. Il tasso di occupazione per aree geografiche del Paese continua ad evidenziare un distacco di circa 20 punti tra le regioni del Nord (69,9%) e del Sud Italia (50,2%). Nelle regioni del Centro l’occupazione è al 67,3%. Il tasso nazionale è al 62,7%. Lo dice il report trimestrale sul mercato del lavoro pubblicato oggi dall’Istat. Sono aumentati i contratti a tempo indeterminato ed è cresciuto il numero dei lavoratori autonomi.
Se si guarda al dato non destagionalizzato l’aumento c’è stato. Il numero degli occupati è cresciuto di 226mila unità, +0,9% in un anno. Le ore lavorate sono aumentate complessivamente dello 0,2%. Gli occupati a tempo a tempo pieno sono 20 milioni e 340mila e quelli a tempo parziale sono 3 milioni e 861mila: 5 milioni e 241mila di questi sono lavoratori autonomi. Secondo l’Istat il tasso di disoccupazione nazionale rimane stabile al 6,3%. Al Sud, è al 12,1%, 3 volte maggiore rispetto al dato delle regioni del Nord, dove è pari al 3,9%. Al Centro è fermo al 5,2%.
Rispetto ai 24 milioni e 169mila occupati, oggi in Italia si registra una diminuzione dei dipendenti a tempo indeterminato (-21mila, -0,1%) e dei dipendenti a termine (-45mila, -1,7%). Questi numeri, sostiene l’Istat, vengono compensati dall’aumento dei lavoratori autonomi (+74mila, +1,4%).
Il tasso di occupazione aumenta per le donne, tra i 50-64enni e nelle regioni meridionali, mentre cala per gli uomini, gli under 50 e al Nord, restando invariato al Centro.
L’occupazione nelle imprese
Nei settori dell’industria e dei servizi le posizioni lavorative dipendenti, al netto degli effetti stagionali, sono cresciute dello 0,4% rispetto al trimestre precedente: i lavoratori full-time dello 0,3% ed i part-time dello 0,5%. Su base annua la crescita dell’occupazione è stata pari all’1,7%. Al netto della stagionalità, la quota delle posizioni a tempo parziale sul totale delle posizioni si attesta a 28,9%, in lieve calo in termini congiunturali (-0,1 punti percentuali), ma stabile rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Sono diminuite le ore lavorate per dipendente sia rispetto al trimestre precedente (-0,5%) sia in confronto al secondo trimestre 2024 (-0,3%).
Nel comparto agricolo il calo è stato dello 0,6%. Sono diminuite le ore di cassa integrazione. E sono diminuiti anche i contratti di somministrazione: -1,7% nel secondo trimestre del 2025, -3,6% su base annua. Prosegue, invece, la dinamica positiva delle posizioni con contratto intermittente, sia rispetto al trimestre precedente (+1,9%) sia su base annua (+6,1%).
Il costo del lavoro è aumentato del 3,6%, per effetto della crescita delle retribuzioni (+2,9%) e, soprattutto, per l’aumento dei contributi sociali (+4,9%). Il tasso di posti vacanti, pari all’1,8%, resta invariato rispetto al trimestre precedente e diminuisce di 0,4 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2024.
Occupati, disoccupati ed inattivi: i numeri
Secondo i dati (non destagionalizzati) pubblicati oggi dall’Istat, nel secondo trimestre 2025 pur se dimezzata rispetto al trimestre precedente, la crescita tendenziale del numero di occupati è stata dello 0,9%. Il tasso di occupazione delle persone tra i 15 e i 64 anni ha raggiunto il 62,7%, +0,4% rispetto al secondo trimestre 2024, con un aumento più accentuato tra i 50-64enni e nel Mezzogiorno. I numeri dicono che la crescita dell’occupazione riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (+296 mila, +1,9% in un anno) e gli indipendenti (+150 mila, +3,0%). Sono invece in calo i dipendenti a termine (-221 mila, -7,7%). Per l’Istat l’aumento degli occupati a tempo pieno (+476 mila, +2,4%) ha compensato l’ulteriore calo di quelli a tempo parziale (-250 mila, -6,1%).
Dopo tre anni di diminuzione il numero delle persone in cerca di occupazione mostra segnali di stabilizzazione, attestandosi a 1 milione 701 mila (-9 mila rispetto al secondo trimestre 2024, -0,5%) e il tasso di disoccupazione scende lievemente portandosi al 6,3% (-0,1 punti in un anno). Il calo riguarda soltanto le donne, le regioni centro-meridionali, gli stranieri e gli ultracinquantenni.
La diminuzione dei disoccupati, evidenzia sempre l’Istat, interessa quanti hanno precedenti esperienze di lavoro, mentre torna a crescere il numero di chi è alla ricerca di prima occupazione. Aumenta il numero di quanti cercano lavoro da meno di 12 mesi. Continuano a ridursi i disoccupati di lunga durata la cui quota, sul totale dei disoccupati, risulta pari al 52,0% (-1,6 punti), per un totale di
884 mila person e.Nel secondo trimestre 2025 prosegue la riduzione del numero di inattivi di 15-64 anni che si attesta a 12 milioni 194 mila unità (-150 mila, -1,2% in un anno). La diminuzione interessa soltanto le forze di lavoro potenziali (-254 mila, -12,5%), ossia la componente degli inattivi più vicina al mercato del lavoro, mentre prosegue la crescita di quanti non cercano lavoro né sono disponibili a iniziarlo (+104 mila, +1,0%).
Il tasso di inattività scende al 32,8% (-0,4 punti in un anno), in calo soprattutto nel Mezzogiorno e tra i 50-64enni a fronte della sostanziale stabilità nel Centro-Nord e tra i 35-49enni e dell’aumento per i più giovani.