Sono oltre 300 le richieste di accesso ai finanziamenti regionali avanzate da piccole e medie imprese calabresi per ottenere la certificazione di genere. Uno strumento che mira a favorire la parità tra uomo e donna nei luoghi di lavoro. Sono oltre ottomila le organizzazioni certificate in Italia. Il dato è emerso nel corso del road show itinerante che ha fatto tappa questa mattina a Catanzaro organizzato da Uni, ente nazionale di normazione che oltre ai risultati ha anche evidenziato le criticità tuttora presenti. 

«Una delle criticità maggiori è legata al tema dell’equità salariale» ha spiegato Elena Mocchio, responsabile innovazione e standardizzazione Uni. «È un tema importante che dovremmo affrontare a livello di Paese perché prossimamente dovremo adottare una direttiva europea sulla trasparenza salariale che prevede che la differenza a parità di mansioni tra gli stipendi degli uomini e delle donne debba essere non superiore al 5% e la prassi al momento parla del 10%».

Favorire e rafforzare la cultura della parità di genere. È questo l'obiettivo del road show itinerante "No gender gap" che ha fatto la sua prima tappa a Catanzaro

A livello regionale, delle oltre 300 domande presentate, 270 sono quelle già istruite e immediatamente finanziabili con fondi regionali. Tre milioni di euro come evidenziato dal dirigente generale del dipartimento Politiche del Lavoro della Regione Calabria, Fortunato Varone. «È un cambio culturale per la nostra regione, nel caso in cui dovessero terminare le risorse siamo pronti a rifinanziare ulteriormente il bando».

Per Uni si tratta di un significativo successo e un avanzamento documentato anche dall’ufficio studi di Confartigianato, in Calabria, secondo cui l’occupazione femminile in un anno sarebbe salita di un 3,1% contro un più modesto 0,7% degli uomini. I dati si riferiscono al 2024.

All’incontro hanno portato la loro testimonianza anche imprenditori calabresi che hanno ottenuto la certificazione di parità di genere. In particolare si tratta dell’azienda informatica Sintegra: «Per molti versi c’erano degli aspetti della parità di genere per noi scontate – ha evidenziato il consigliere delegato Santo Scarpelli –, però abbiamo preso consapevolezza che anche nei ruoli apicali dell’azienda probabilmente si tende a favorire il sesso maschile rispetto a quello femminile. E quindi abbiamo preso consapevolezza che c’è qualcosa in più ancora da fare».