Il professionista racconta le difficoltà iniziali, la tentazione di trasferirsi al Nord, la scelta di restare nella propria terra «anche se altrove avrei probabilmente potuto raddoppiare guadagni». Oggi la sua è tra le prime gioiellerie d’Italia
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Sono passati 40 anni da quando tutto ebbe inizio. E tutto cominciò da un annuncio: cercasi commesso! Eravamo a Cosenza. Oggi Scintille è tra le prime gioiellerie d’Italia. Abbiamo incontrato il fondatore Sergio Mazzuca, decidendo di rimanere in Calabria ha fatto una scelta di vita e oltre che una scelta professionale e di fiducia verso questa nostra terra. Una personalità impegnata anche nel sociale, innamorato della Calabria, con uno sguardo attento ai cambiamenti del nostro tempo.
Come è cominciato tutto?
«Dopo il diploma trascorrevo molto tempo nel centro di Cosenza alla ricerca di opportunità e, una volta terminato il servizio militare, ho iniziato ad avvicinarmi concretamente a questo settore».
Gli inizi sicuramente non devono essere stati facilissimi. Cosa l’ha aiutato di più: il suo istinto, la fortuna, le sue capacità?
«All’inizio non è stato semplice, ma quello che mi ha aiutato di più è stato l’insieme di diversi fattori: il supporto dei miei collaboratori, il mio istinto e, soprattutto, la presenza di mia moglie, che è sempre stata un punto di riferimento fondamentale».
Qual è stato il momento più difficile, il più duro, dei primi anni?
«Il momento più difficile dei primi anni è stato gestire il rapporto con alcuni colleghi e confrontarmi con la concorrenza delle gioiellerie storiche e familiari già radicate sul territorio. Nonostante ciò, ho sempre cercato di mantenere la gentilezza come mio tratto distintivo, anche nelle situazioni più impegnative».
E il momento più felice?
«Il momento più felice è stato senza dubbio quando siamo riusciti ad acquisire alcuni dei marchi più importanti della gioielleria e dell’orologeria: è stato un traguardo che ha dato una grande svolta alla nostra attività.
Un altro momento di immensa gioia, sul piano personale, è stata la nascita dei miei figli: Giada – un nome scelto per amore delle pietre preziose – e poi Ambra e Sergio Maria, che rappresentano per me un legame profondo e simbolico con il mondo delle gemme».
Ricordando i 6 mesi dietro al bancone e 3 anni come rappresentante di quell’azienda in Calabria e Basilicata. Il giovane Sergio si è formato così. Sappiamo che lei dà molta importanza alla formazione. Soprattutto in questa epoca in cui manca manodopera, manca personale qualificato.
«I miei primi sei mesi dietro al bancone e i tre anni da rappresentante in Calabria e Basilicata sono stati fondamentali: è in quel periodo che il giovane Sergio si è formato davvero. Proprio per questo oggi attribuisco un’enorme importanza alla formazione.
Viviamo un’epoca in cui manca manodopera qualificata e il nostro è un settore che, storicamente, è sempre stato un po’ chiuso, non accessibile a tutti. Un tempo esisteva una forte distinzione tra i ceti sociali e persino i clienti venivano trattati in modo diverso. Io credo invece in un modo nuovo di lavorare: aperto, inclusivo, basato sulla competenza, sull’ascolto e sull’attenzione alla crescita delle persone».
Mazzuca ha scelto di rimanere in Calabria. Altrove magari raddoppiava guadagni e successo. Eppure oggi tantissimi giovani vanno via, cercando fortuna altrove. Ma perché accade questo? Vivere al Nord non è affatto semplice come si crede.
«Ho scelto di rimanere in Calabria, anche se altrove avrei probabilmente potuto raddoppiare guadagni e opportunità. Oggi tanti giovani decidono di andare via in cerca di fortuna, e li capisco: vivere al Nord non è sempre semplice come si immagina e, sinceramente, anche a me negli anni ’80 è venuta più volte la tentazione di lasciare questa terra.
Credo però che la responsabilità sia anche nostra, degli adulti: dobbiamo creare le condizioni e offrire ai giovani le opportunità che meritano, affinché possano costruire il loro futuro qui, senza sentirsi costretti a partire».
Gli anni del giovane Sergio scorrono velocemente. Di successo in successo. Un crescendo straordinario. Nel 2004 viene nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Un grande riconoscimento.
Nel 2004 ho ricevuto la nomina a Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: un riconoscimento che mi ha profondamente gratificato, perché premia la correttezza e l’impegno con cui, per vent’anni, ho portato avanti la mia attività. Essere proclamato Cavaliere è stato per me uno stimolo ulteriore a fare sempre meglio. Ed eccomi ancora qui, in auge, dopo oltre 35 anni di lavoro, con lo stesso entusiasmo di allora».
Poi di recente Confindustria commissiona l’opera ideata e disegnata da Imbrogno Comunicazione, consegnata al Presidente della Repubblica in occasione della sua visita in Calabria.
È stata una grande soddisfazione, un momento di forte orgoglio personale e professionale. Ma soprattutto è stato il risultato di un vero lavoro di squadra, in cui ognuno ha dato il meglio di sé».
Diamo qualche numero della sua azienda: 5 punti vendita in tutta la Calabria, circa 100 dipendenti. Ma diciamo anche che l’azienda è impegnata in iniziative di responsabilità sociale, sostegno, cultura, sport, giovani. Questo vi distingue.
«Oggi la nostra azienda conta 6 punti vendita in Calabria, un punto vendita alla Rinascente di Roma e la piattaforma e-commerce Scintilleshop. Abbiamo oltre 100 dipendenti e continuiamo a crescere.
Ma c’è un aspetto per me altrettanto importante: il nostro impegno nel sociale. Sosteniamo iniziative culturali, sportive e progetti dedicati ai giovani, perché crediamo che un’azienda debba restituire valore al territorio. È un’azione che produce ricchezza, non solo economica ma anche umana, e che ci distingue davvero».
Prossima tappa i 50 anni di attività. Sarà una tappa straordinaria. Cosa augura alla sua azienda? Cosa pensa di fare in particolare negli anni che portano al 50º?
Mi auguro di raggiungerlo con la stessa energia di sempre, ma soprattutto con un cambio generazionale già avviato, come sta accadendo oggi.
Sono convinto che ciò che io e mia moglie abbiamo costruito in tanti anni di impegno e sacrifici potrà essere portato avanti dai miei figli, con nuove idee e nuove visioni. Questo è il mio auspicio più grande: vedere l’azienda continuare a crescere nelle loro mani».

