Reddito di cittadinanza, l'asse Renzi-Meloni per abolirlo e i numeri in Calabria

Una legge da abolire secondo i leader di Italia Viva e Fratelli d'Italia. Una misura di contrasto alla povertà assoluta secondo Inps e Svimez. Ecco quanti lo percepiscono e quanto ricevono

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di Alessia Bausone
21 luglio 2021
14:25

Introdotto poco più di due anni fa, il reddito di cittadinanza, misura di contrasto alla povertà targata M5S, è oggetto di attacchi politici, richieste di abrogazione parlamentare e referendarie, ma anche di apprezzamenti da parte di istituzioni italiane ed europee, è certamente al centro del dibattito pubblico. Ese il leader in pectore dei pentastellati Giuseppe Conte proprio ieri ha chiesto a Mario Draghi di prendere una posizione chiara sul reddito di cittadinanza avvertendo gli altri leader con un «Giù le mani!», si intravedono nello scenario politico inedite barricate.

L’inedito asse Renzi-Meloni contro il RdC

Apertamente contro della misura di contrasto alla povertà è fin dall’inizio Fratelli D’Italia con Giorgia Meloni che lo ha paragonato al metadone per i tossicodipendenti. «Il reddito è fatto male, è una legge cretina. Ci devono essere strumenti di sostegno ma pensiamo all’assegno universale per chi perde il lavoro. Invece così diventa un deterrente al lavoro» ha tuonato la leader dell’unico partito in Parlamento all’opposizione del Governo Draghi.
«Uno strumento improduttivo, erogato a pregiudicati, mafiosi e terroristi islamici. Doveva servire ad abolire la povertà… è finito nelle tasche di nullafacenti incalliti e lestofanti. Cancellare il reddito di cittadinanza è a questo punto un dovere morale» ha dichiarato, invece, Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei deputati in quota Fdi, partito che nei giorni scorsi ha visto bocciarsi un ordine del giorno sull’abolizione del reddito di cittadinanza.


L’ex segretario Pd e oggi leader di Italia Viva, Matteo Renzi che già nell’ottobre 2020 aveva definito il reddito di cittadinanza «una vergogna senza fine», in queste settimane sta lanciando l’idea di un referendum abrogativo, ricevendo il plauso pubblico di Fratelli d’Italia.

Più moderato, invece, il capo della Lega, Matteo Salvini, secondo cui «Bisogna rivederlo questo reddito di cittadinanza, invece di creare lavoro, sta creando problemi».
Forza Italia, invece, aveva visto il suo leader, Berlusconi, fare un inaspettato endorsement, in tempi non sospetti (dicembre 2016), al reddito di cittadinanza, salvo poi definirlo anni dopo «una paghetta offensiva». Una mozione degli azzurri datata ottobre del 2019 ne chiedeva formalmente l’abolizione. A firmarla per prima fu l’attuale ministra per gli affari regionali Maria Stella Gelmini, con reintroduzione del reddito di inclusione. Ne seguì il lancio di una raccolta firme per l’abolizione del reddito di cittadinanza nel febbraio 2020, poco prima della pandemia. Oggi, invece, la posizione si è certamente più attenuata.

Cosa ne pensano i parlamentari calabresi

L’asse Renzi-Meloni trova riscontro, e non da oggi, anche in Calabria, la sesta Regione in Italia per numero di beneficiari di reddito di cittadinanza. Fin da prima della sua introduzione ad opporsi fu il senatore renziano e sindaco di Diamante Ernesto Magorno. «il reddito di cittadinanza fa male ai nostri giovani» disse nel 2018, salvo tuonare l’anno successivo: «Il gran pasticcio del reddito di cittadinanza, una misura sbagliata in tutto e per tutto con errori talmente clamorosi da far pensare che si tratta solo di una presa in giro per i cittadini» e che «I dati di Adiconsum confermano l’inefficacia del reddito di cittadinanza per la Calabria».

Per la commissaria regionale di Fratelli D’Italia, Wanda Ferro, che sul tema ha presentato più d’una interrogazione parlamentare: «Il reddito di cittadinanza, oltre ad essersi rivelato un clamoroso insuccesso per la percentuale irrisoria di beneficiari che ha trovato un nuovo lavoro, si è dimostrato anche un regalo per criminali, mafiosi, spacciatori, terroristi, delinquenti abituali e truffatori». In altra occasione ha aggiunto: «ll sussidio viene erogato a delinquenti di ogni risma. Il risultato è che lo Stato, a causa di una elargizione scriteriata del reddito di cittadinanza, finisce per finanziare attività criminali come lo spaccio di droga».
Anche Forza Italia, oggi in versione governativa e moderata sul piano nazionale, ha trovato in passato tra i suoi esponenti calabresi i più acerrimi oppositori alla misura in Parlamento.

Prima della sua introduzione, difatti, il senatore Giuseppe Mangialavori, oggi coordinatore regionale degli azzurri, tuonò senza mezzi termini: «L’ormai famigerato reddito di cittadinanza è una misura a mio avviso sciocca, insensata e – passatemi il termine – folle. Se il reddito di cittadinanza (...) dovesse essere approvato: verrebbe incentivata la disoccupazione e non il lavoro (...) Il reddito di cittadinanza, pertanto, non sarebbe altro che una sciagura, ma anche, a ben guardare, una folle utopia». Il senatore Marco Siclari, invece, fu più lapidaria: «non è una soluzione» .

Le istituzioni promuovono il RdC

Nelle sue “previsioni economiche d’estate 2019” la Commissione europea promosse il reddito di cittadinanza, sostenendo che contribuisse alla crescita del Pil in termini reali. Nelle raccomandazioni economiche del maggio 2020, invece, la Commissione ne chiedeva il rafforzamento, in quanto “particolarmente importante per i lavoratori atipici e per le persone in situazioni di vulnerabilità”.

“Senza questa misura il lockdown a marzo 2020 disposto per fermare la diffusione del Covid avrebbe prodotto una catastrofe economico e sociale nelle periferie delle grandi aree urbane e anche, in particolare nel Mezzogiorno” mette, invece, nero su bianco lo Svimez nel suo rapporto 2020 sull’economia e la società nel Mezzogiorno.

Nel 20° rapporto annuale dell’Inps presentato la settimana scorsa si parla anche di reddito di cittadinanza. Nella relazione di accompagnamento, il presidente dell’Istituto di previdenza Pasquale Tridico, lo ha definito «un’ancora di salvataggio, uno strumento di inclusione sociale prima di tutto, una leva contro la regressione nella povertà assoluta».

Anche la Caritas, nel 6° Rapporto sulle Politiche contro la povertà, con un monitoraggio specifico sul Reddito di Cittadinanza, dal titolo "Lotta alla povertà: imparare dall'esperienza, migliorare le risposte", presentato pochi giorni fa, ha specificato: “si tratta di un intervento ben finanziato ed erogato a un’alta quota degli aventi diritto. Una misura che ha protetto una rilevante fascia della popolazione dalle conseguenze economiche della pandemia”.
Il direttore di Caritas Italiana monsignor Francesco Soddu ha spiegato che lo studio ha voluto osservare la realtà di una misura necessaria per il Paese dalla parte dei beneficiari: «Troppo spesso ci dimentichiamo dei poveri in carne ed ossa, trascuriamo di stare dalla loro parte e troppo spesso ci si ricorda di loro solo in maniera strumentale».

I numeri in Calabria

Da aprile 2019 ad agosto 2020 il reddito di cittadinanza ha raggiunto 1.168.364 famiglie, in pratica quasi tre milioni di persone. Da gennaio 2020 ad oggi il numero dei richiedenti è cresciuto del 25,8 per cento. Nel solo mese di agosto si sono aggiunti 37mila nuovi nuclei beneficiari
Come specificato nel citato rapporto dell’Inps, l’importo medio ricevuto dagli 1,18 milioni di nuclei familiari, corrispondenti a 3,7 milioni di persone che lo percepiscono è di 583 euro complessivi.
In Calabria da gennaio ad aprile 2021 sono state coinvolte 37mila famiglie, 83mila persone, con il maggior numero di percettori nella provincia di Cosenza (29 mila famiglie).
Appena introdotto, due anni fa, la Calabria ha avuto subito 70.300 domande di reddito di cittadinanza: 24.898 domande a Cosenza; 4.846 a Vibo Valentia, 19.071 a Reggio Calabria; 9.060 a Crotone e 12.425 a Catanzaro.
Secondo i parlamentari del M5S Alessandro Melicchio, Giuseppe Fabio Auddino, Riccardo Tucci, Anna Laura Orrico, Laura Ferrara, Elisa Scutellà e Massimo Misiti, che sul punto fecero una dichiarazione pubblica nel novembre 2020: «In Calabria i beneficiari del Reddito di Cittadinanza che hanno già firmato almeno un contratto di lavoro prima del 31 ottobre di quest'anno, un anno segnato dalla pandemia di Covid 19, sono ben 25mila e cinquecento, pari al 24% del totale. Parliamo naturalmente dei percettori 'occupabili', cioè degli adulti tenuti a firmare un Patto per il Lavoro e che nei Comuni della nostra regione sono 105.626»

Il RdC: a chi spetta e quanto

Il Reddito di Cittadinanza (RdC) è definito dal decreto legge 4 del 28 gennaio 2019 “quale misura fondamentale di politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro, di contrasto alla poverta', alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, nonche' diretta a favorire il diritto all'informazione, all'istruzione, alla formazione e alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all'inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella societa' e nel mondo del lavoro”.

L’importo della misura varia da un massimo di 780 al mese per i single, a 1.330 euro per una famiglia composta da due adulti e un figlio maggiorenne o due minorenni. La durata è di 18 mesi rinnovabili. Tra le varie norme che lo disciplinano, è prevista una decontribuzione per i datori di lavoro che assumono beneficiari di RdC fino a un massimo di 780 euro per un minimo di cinque mesi. I percettori nel 2020 hanno potuto stipulare contratti di lavoro agricoli per 30 giorni rinnovabili per altri 30 senza perdere il beneficio, mentre nel 2021 è prevista la possibilità per i componenti dei nuclei familiari di stipulare uno o più contratti di lavoro a termine senza perdere il RdC (che verrà solo sospeso) qualora il reddito familiare non superi i 10mila euro. E’ previsto, inoltre, che qualora un percettore apra un’attività in proprio, si riceveranno in un’unica soluzione 6 mensilità di RdC come forma di avviamento (fino a un massimo di 4.680 euro), mentre qualora si trovi lavoro o riceva un’offerta a distanza di oltre 250km si avrà diritto a tre mensilità di RdC come incentivo allo spostamento.

L’offerta di lavoro dei beneficiari deve essere congrua sia in termini di coerenza rispetto al curriculum del beneficiario, sia in termini di retribuzione: almeno 858 euro, soglia ritenuta “di dignità” che ha portato ad ulteriori molteplici polemiche pubbliche sui lavori stagionali, unitamente ai “Progetti utili alla collettività” (Puc) attivabili dai Comuni per far svolgere ai percettori di RdC progetti per la comunità.

Giornalista
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