Camere di commercio, Mangiavalori (Fi) dice No all'accorpamento

La riforma comporta la fusione delle sedi di Vibo Valentia, Catanzaro e Crotone. Per il senatore azzurro si tratta di una soluzione dannosa: «Deve essere fermata perché non risolve i problemi ma li aggrava»

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di Redazione
1 agosto 2019
12:38

Per il senatore di Forza Italia Giuseppe Mangialavori «il progetto di riforma che prevede l'accorpamento delle Camere di commercio di Vibo Valentia, Catanzaro e Crotone è dannoso e deve essere fermato»

«La “fusione”, prevista dal decreto legislativo 2019 del 2016 - continua il parlamentare -, non risolverebbe i problemi delle Camere di commercio della Calabria centrale ma, anzi, li aggraverebbe ulteriormente, dal momento che priverebbe i territori di una reale autonomia e, soprattutto, depotenzierebbe gli unici enti che supportano l'azione delle nostre imprese».



«La riforma, se i suoi effetti dovessero concretizzarsi - aggiunge Mangialavori nella sua nota -, priverebbe i nostri territori di presidi fondamentali, dai quali dipende lo sviluppo e la crescita del sistema economico calabrese, e determinerebbe preoccupanti esuberi occupazionali, dal momento che le Camere di commercio interessate dall'accorpamento devono già fare i conti con il blocco del turnover del personale, che determina gravi disagi per gli utenti e riduce sensibilmente la capacità di incidere sul sistema imprenditoriale delle tre province interessate».


«La volontà del governo di dare seguito alla riforma, i cui effetti potrebbero presto farsi sentire sotto il profilo dello stato di salute delle imprese calabresi  - prosegue il parlamentare forzista -, obbliga politica e istituzioni locali a prendere posizione contro una fusione dalle conseguenze devastanti. Mi unisco, perciò, all'appello lanciato dal presidente della Camera di commercio di Vibo, Sebastiano Caffo, per la creazione di un “fronte locale comune” contro l’accorpamento delle tre Camere di commercio, sulla scorta di quanto già avvenuto in diverse altre province d'Italia che si sono opposte al progetto».


«Il nuovo fronte – chiosa Mangialavori – potrà così avere più peso nelle trattative con il ministero dello Sviluppo economico e con Unioncamere; e potrà avviare un tavolo da cui istituzionalizzare il “no” all'accorpamento a favore dell'autonomia delle singole province».

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