Non si tratta solo di un semplice calcolo aritmetico, quando si parla di povertà percepita, ma c’è qualcosa di molto più profondo, a tratti drammatico. Perché gli italiani avvertono che su di loro incombe un’epoca di rinunce, addirittura di povertà. Tutto questo mentre molti comuni d’Italia si spopolano, il sud e in affanno gravemente, i giovani vanno via anche dal Nord. Altro che “povertà percepita”. Secondo un sondaggio realizzato da Only Numbers (e pubblicato da La Stampa), il 42,4% degli italiani si sente più povero rispetto a un anno fa, mentre solo il 6,7% si sente più ricco. Il 46% ritiene allo stesso livello economico.

Ma cosa raccontano davvero questi numeri?

Tra il 2019 e il 2024, l’Istat ha registrato una perdita del 10,5% del potere d’acquisto delle retribuzioni contrattuali, e una diminuzione del 4,4% per quelle “effettive”. Non si tratta di numeri senza significato, perché in effetti ci troviamo davanti ad un crollo silenzioso, che sta cambiando il modo di vivere degli italiani, la qualità delle loro scelte, il senso del quotidiano. Per l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) dal 2008 al 2024, i salari italiani sono calati dell’8,7%, un dato che colloca il nostro Paese in coda tra quelli del G20. Il taglio del cuneo fiscale introdotto dal governo nel 2023 ha alleggerito lievemente le buste paga più basse. Ma non basta. la crisi morde sempre di più i carburanti rimangono alle stelle, il carrello della spesa non accenna a diminuire soprattutto nei costi dei generi di prima necessità.

La sensazione diffusa è di una fragilità che va oltre le cifre. Non è solo l’inflazione o la guerra in Ucraina o il conflitto in Medio Oriente. È un senso di precarietà esistenziale che si insinua nella vita delle famiglie italiane. Per dirla ancora più chiaramente: gli italiani, soprattutto le nuove generazioni, non vedono chiaramente il loro futuro. Anzi, temono che le cose possono ancora peggiorare. Ma cosa spaventa di più le famiglie italiane? La maggioranza cita gli alimentari come principale voce di spesa. Poi la pressione fiscale, quindi le spese fisse per la casa: mutui, affitti, bollette. La casa oggi pesa sempre di più sulle tasche degli italiani, è diventata un onere rigido, spesso insopportabile.

La novità viene dalla Sanità. Un tempo le spese per la salute non pesavano sui bilanci familiari, oggi invece pesano sempre di più. Troppo. In effetti la sanità, pur restando pubblica, è diventata un costo imprevisto per il 35,1% delle famiglie. Curarsi non è più scontato. Soprattutto perché le famiglie sono costrette a ricorrere al privato. Nel pubblico le liste d’attesa sono la causa di gran parte dell’insoddisfazione per gli italiani. Nonostante un decreto del governo di un anno fa avrebbe dovuto affrontare e risolvere il problema. Ma niente. E poi c’è l’automobile, un bene indispensabile ma sempre più oneroso; così pure l’istruzione e i trasporti pubblici. Tutto sempre più insopportabile e insostenibile per le famiglie. Tanto che i giudizi sull’azione del Governo scivolano verso quote preoccupanti. Il 62,6% degli italiani ritiene che poco o nulla sia stato fatto per aiutare le famiglie. C’è comunque il 27,9% si dichiara più ottimista. Cosa fare? Innanzitutto occorre ricostruire la fiducia, restituire respiro alla quotidianità, e soprattutto restituire il futuro a chi oggi riesce a vedere solo il presente. E pure negativamente.