Made in Italy vs Ue

Scongiurato il bollino nero sul vino, ma i produttori calabresi tengono d’occhio l’Europa

VIDEO | Il simbolo che Bruxelles voleva apporre sulle etichette avrebbe paragonato la bevanda degli dei alle sigarette. Scampato il pericolo, restano altri provvedimenti e regole che rischiano di diventare una vera e propria minaccia per l'agroalimentare nostrano

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di Tiziana Bagnato
23 febbraio 2022
22:22

Bollino nero? No grazie. È stato un pericolo non da poco quello che, a detta degli imprenditori del ramo, ha corso il settore vitivinicolo, dopo che Bruxelles nel report della Commissione speciale contro il Cancro ha considerato l’ipotesi di un simbolo da inserire nelle etichette di vino a ricordare quanto questo fosse potenzialmente cancerogeno, paragonandolo, insomma, alle sigarette.

Ma gli italiani, che del bicchiere di buon vino fanno un uso parco, e che si rifanno alle stime che vedono le percentuali di uomini e donne che hanno avuto il cancro a causa di bevande alcoliche estremamente ridotte, non ci sono stati. E così, gli imprenditori, guidati in questa battaglia dalla bandiera gialla di Coldiretti hanno avviato un’attività di pressing su governo ed Europa, fino al ritiro dello spauracchio.


Non solo il bollino nero fa paura

Tra made in Italiy e Bruxelles non corre buon sangue, diversi i provvedimenti che appesantirebbero e mutilerebbero l’economia nostrana. Ne abbiamo parlato con un giovane imprenditore, Giovanni Celeste Benvenuto, delle omonime cantine, il cui Zibibbo è stato consacrato dal New York Times che lo ha citato tra i dieci migliori bianchi italiani. Lo abbiamo raggiunto a Francavilla Angitola dove Benvenuto ha ridato vita a una produzione che era scomparsa.

Il pressing di Coldiretti

«Abbiamo rischiato grosso, il settore ha rischiato grosso. Ho lavorato più di quindici anni per recuperare la tradizione di questi luoghi per poi vedere che tutto questo lavoro avrebbe potuto essere minacciato da burocrati europei che non considerano quella che è la nostra tradizione, ma fanno ragionamenti quasi matematici. È veramente snervante, a volte anche demoralizzante – spiega Benvenuto - Per fortuna però poi abbiamo delle associazioni come Coldiretti che ci ha tutelato e che fa sua la tutela del made in Italy, del cibo sano e autentico e ha fatto sì che si intervenisse in maniera tempestiva».

Le altre minacce all'agroalimentare nostrano

Ha il dente avvelenato Benvenuto. Per capirlo basta allargare lo sguardo, perché il bollino nero non è che la punta di un iceberg, di un sistema che sta mettendo a punto, come «l’etichetta a semaforo che premia la coca-cola e penalizza l'olio extravergine di oliva».

L'etichetta che preferisce la Coca Cola all'olio extravergine

Il riferimento è al Nutriscore, messo a punto dal nutrizionista Serge Hercberg e dal suo gruppo di ricercatori, che assegna colori e lettere in base al livello di zuccheri, grassi e sale contenuti in cento grammi di prodotto. Si va dal verde per gli alimenti sani, al rosso per quelli meno sani; dalla lettera A, per i prodotti più salutari, alla lettera E per quelli da mettere al bando. Si tratta dunque di una sorta di semaforo in grado di dare il via libera o lo stop ad alcuni prodotti alimentari. Ma l’Italia fa muro perché questo sistema non tiene in la presenza di dolcificanti artificiali in sostituzione degli zuccheri.

Le obiezioni sono, insomma, circostanziate e non si temono i controlli anche perché, aggiunge Benvenuto, «le nostre aziende sono tra le più controllate, il settore agroalimentare è controllatissimo. Il problema di chi produce seguendo dei dettami di qualità è poi scontrarsi con delle norme comunitarie paradossali».

Pietro Bozzo, direttore interprovinciale di Coldiretti, spiega che l’attivazione dell’associazione di categoria contro il "bollino nero" è stata immediata: «Non potevamo assolutamente permetterci che le nostre imprese vitivinicole potessero avere questo ulteriore danno. Abbiamo immediatamente attivato la nostra struttura che ha avviato l’interlocuzione con la politica nazionale e comunitaria e questo ha portato a una soluzione temporanea della questione. Gli imprenditori vogliono i controlli, ma non vogliono subire angherie come questo provvedimento».

Giornalista
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