Sono sempre di più le persone che bussano alla porta della Caritas: nel 2024 sono state 278mila le famiglie assistite, il 62 per cento in più rispetto a dieci anni fa e comunque il 3 per cento in più rispetto all'anno precedente. C'è la povertà economica ma anche la difficoltà a permettersi un tetto sulla testa o cure sanitarie. Il 23,5% delle persone che si rivolgono alla Caritas ha un lavoro che non costituisce dunque più «un fattore protettivo rispetto all'indigenza. Tra i 35-54enni la percentuale dei 'working poor' supera addirittura il 30%», scrive l'ente della Cei nel Rapporto Statistico che è stato presentato oggi.

Gli anziani e le famiglie con figli arrancano

Cresce il numero degli anziani in stato difficoltà e anche le famiglie con figli arrancano. «Allarmante è l'aumento dei casi di cronicità: oltre un assistito su quattro (26,7%) vive in una condizione di disagio stabile e prolungato», sottolinea ancora Caritas Italiana. Per il direttore, don Marco Pagniello, «non si tratta solo di numeri, ma di donne e uomini che appartengono alle nostre comunità. I dati ci aiutano a capire, ma non bastano da soli. Ci chiedono di andare oltre una lettura superficiale, oltre l'analisi sociologica. In gioco c'è la vita di chi resta ai margini ed è spesso invisibile».

Le reazioni della politica


Il leader di M5s, Giuseppe Conte, punta l'indice contro il governo: «I dati diffusi oggi dalla Caritas parlano chiaro: abbiamo il record di 5,6 milioni di poveri assoluti e, con i tagli al Reddito di cittadinanza, migliaia di cittadini e famiglie in difficoltà abbandonate al loro destino». Sulla stessa linea d'onda Marco Furfaro, responsabile welfare del Partito Democratico: «Da quando è a Palazzo Chigi Giorgia Meloni ha fatto una scelta chiara: invece di combattere la povertà, ha combattuto i poveri. Ha cancellato il reddito minimo garantito, affossato il salario minimo, aumentato le pensioni minime di appena 1,80 euro, tagliato il welfare e la sanità pubblica».
 

Per Angelo Bonelli, deputato Avs e co-portavoce di Europa Verde, «mentre milioni di persone non riescono a curarsi o a pagare una bolletta, il governo trova miliardi per aumentare la spesa militare, portandola fino al 5% del Pil per rispondere alle richieste della Nato. Un'assurdità assoluta: si indebolisce lo Stato sociale per arricchire l'industria delle armi. Serve un'inversione radicale. Non bastano le promesse: serve un piano nazionale contro la povertà - sottolinea Bonelli -, che rimetta al centro la dignità del lavoro, l'equità, i diritti sociali e ambientali».