Gli annunci della premier fanno i conti con i numeri: aumenta il tasso di disoccupazione. E quella giovanile è la più alta in Europa. La vera piaga sono gli stipendi: 3 milioni di persone pur lavorando vivono in condizioni di povertà
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Nella giornata di ieri, a meno di 24 ore dal video nel quale Giorgia Meloni annunciava orgogliosamente i risultati del governo in termini di occupazione, sono stati diffusi i dati preliminari dell'Istat relativi al mese di marzo. Numeri che smentiscono, anche se solo parzialmente, la narrazione di Palazzo Chigi.
I dati Istat
A marzo il numero di occupati, pari a 24 milioni 307mila, è sceso lievemente rispetto al mese precedente. La diminuzione dell'occupazione (-0,1%) risulta pari a -16mila unità. Nel confronto annuo il numero di occupati supera quello di marzo 2024 dell'1,9%, pari a +450mila unità, sintesi della crescita dei dipendenti permanenti (+673mila) e degli autonomi (+47mila), a fronte del calo dei dipendenti a termine (-269mila). Su base mensile sono stabili il tasso di occupazione, al 63,0%, e quello di inattività, al 32,9%.
Sale il tasso di disoccupazione
A marzo il tasso di disoccupazione sale al 6,0% (+0,1 punti rispetto al mese precedente), quello giovanile al 19,0% (+1,6 punti). Mentre l'aumento delle persone in cerca di lavoro (+2,1%, pari a +32mila unità) si osserva soltanto per gli uomini e gli under 50. Nel primo trimestre dell'anno si registra un aumento di 224mila occupati (+0,9%) rispetto al quarto trimestre 2024. Sempre nel confronto trimestrale, si registra un aumento delle persone in cerca di lavoro (+0,5%, pari a +7mila unità) e una diminuzione degli inattivi (-1,7%, pari a -217mila unità).
Calo mensile dell'occupazione per donne e under 35
La diminuzione dell'occupazione su base mensile registrata a marzo riguarda le donne, gli under 35 anni, i dipendenti a termine e gli autonomi. Nelle altre classi d'età, tra gli uomini e tra i dipendenti permanenti il numero di occupati cresce. In particolare per gli under 35 anni il calo del tasso di occupazione si associa all'aumento di quello di disoccupazione, risultando particolarmente marcato per i 15-24enni. Tra le donne, invece, i tassi di occupazione e disoccupazione diminuiscono (-0,1 punti in entrambi i casi), a fronte di un aumento del tasso di inattività (+0,2 punti). Tra gli uomini aumentano i tassi di occupazione (+0,1 punti) e disoccupazione (+0,3 punti) e cala il tasso di inattività (-0,3 punti). Su base annua, sia per gli uomini sia per le donne, si osserva invece la crescita del tasso di occupazione (+0,8 e +1,0 punti rispettivamente) e la diminuzione di quelli di disoccupazione (-0,3 punti tra gli uomini e -1,7 punti tra le donne) e di inattività (-0,6 tra i primi e -0,1 tra le seconde).
Disoccupazione giovanile al 19%, dato più alto in Europa
Il tasso di disoccupazione dell'area euro è stabile ad una media del 6,2%. L'Italia si attesta, dunque, leggermente al di sotto rispetto alla media europea al 6%. Mentre per ciò che concerne la disoccupazione giovanile, se la media europea si attesta al 14,5% , l'Italia segna invece un 19% in crescita rispetto al 17,3% del mese scorso.
L'8 maggio confronto governo-sindacati sulla sicurezza del lavoro
I freddi numeri sull'occupazione diffusi da Istat, in questo caso non dicono nulla sulla piaga delle retribuzioni e in generale sulla qualità del lavoro. Una problematica che investe circa 3 milioni di occupati che pur lavorando si trovano in condizione di povertà.
Intanto resta confermato l'appuntamento di giovedì prossimo, 8 maggio a Palazzo Chigi con i sindacati confederali per discutere di sicurezza sul lavoro. Meloni ha annunciato un pacchetto di interventi che prevede un impegno economico rilevante: 650 milioni di euro reperiti con l’Inail, che si sommano ai 600 milioni già stanziati tramite i bandi dell’ente, per un totale di 1,25 miliardi di euro. Tali risorse dovrebbero essere destinate al cofinanziamento degli investimenti delle imprese in materia di sicurezza e alla possibile introduzione di premialità per le aziende virtuose, ovvero quelle che rispettano standard elevati di prevenzione degli infortuni. Un investimento che, se confermato, sarà giudicato soprattutto dalla sua capacità di incidere realmente su una vera e propria emergenza nazionale.