L’Europa potrebbe trovarsi seduta su un tesoro invisibile ma potentissimo: il calore della Terra. L’energia geotermica, silenziosa e costante, giace sotto i nostri piedi, pronta a rivoluzionare il panorama energetico del continente. Secondo le stime più recenti, la quantità di energia termica immagazzinata nel sottosuolo europeo potrebbe teoricamente alimentare il continente fino a 150 volte il suo fabbisogno attuale. Eppure, oggi ne utilizziamo appena lo 0,2%.

Nel cuore di questa rivoluzione mancata ci sono i nuovi sistemi geotermici avanzati, una frontiera tecnologica che punta a superare i limiti tradizionali dell’energia geotermica — finora confinata a specifiche aree vulcaniche o geologicamente favorevoli. Robot svizzeri progettati per scavare pozzi profondi direttamente nei giardini domestici rappresentano una delle innovazioni più promettenti. Dotati di sensori intelligenti e trivelle miniaturizzate, questi sistemi puntano a portare la geotermia distribuita anche nelle aree urbane dense, senza grandi opere invasive.

Oltre il petrolio, il solare, l’elettrico

Il futuro dell’energia non sarà fatto solo di pannelli fotovoltaici e batterie al litio. Già oggi gli scienziati parlano di un sistema energetico post-elettrico, in cui il calore diventa una moneta energetica tanto quanto l’elettricità. La geotermia profonda (tra i 3.000 e i 10.000 metri) potrebbe fornire calore diretto per l’industria, il riscaldamento domestico e persino la produzione di idrogeno verde, bypassando l’inefficienza della conversione elettrica. In Islanda già si testano turbine alimentate esclusivamente dal vapore ipercritico del sottosuolo, in grado di generare energia con rendimenti doppi rispetto alle centrali convenzionali.

Parallelamente, emergono nuovi campi:

  • Energia osmotica, che sfrutta la differenza di salinità tra acqua dolce e salata.
  • Energia gravitazionale di profondità, dove masse enormi vengono sollevate e fatte scendere in miniere riconvertite.
  • Reattori nucleari a sali fusi, molto più sicuri dei vecchi impianti e ideali per integrare le fonti rinnovabili intermittenti.
  • Fotoni artificiali e termofotovoltaico a banda larga, in cui il calore viene convertito direttamente in elettricità grazie a nano-strutture.

Paesi come Germania, Svizzera, Paesi Bassi e Islanda stanno investendo pesantemente nella geotermia profonda. La Germania, ad esempio, ha un piano per arrivare al 10% del fabbisogno termico nazionale entro il 2035 grazie a questa fonte. Il MIT, negli Stati Uniti, lavora su progetti come FORGE (Frontier Observatory for Research in Geothermal Energy) per testare sistemi geotermici avanzati in formazioni rocciose a bassa permeabilità, con l’obiettivo di replicare la “shale revolution” del gas, ma in chiave geotermica.

Paradossalmente, l’Italia è stata un tempo leader mondiale nella geotermia: la prima centrale al mondo è nata a Larderello, in Toscana, nel 1904. Oggi però il Paese sfrutta meno dell’1% del proprio potenziale geotermico.

Un recente studio condotto dal CNR e da ENEA ha individuato oltre 100 siti potenzialmente sfruttabili in Pianura Padana, un’area apparentemente poco adatta ma che cela bacini profondi con gradiente geotermico elevato. La Regione Lombardia ha avviato una mappatura per realizzare una rete di teleriscaldamento geotermico nelle aree urbane. Il progetto più avanzato è quello di Cascina Gobba (Milano), dove si sperimentano pozzi a media profondità (tra 800 e 1.500 metri) per alimentare condomini e ospedali.

A livello normativo, però, l’Italia è ancora indietro. La burocrazia, la mancanza di incentivi mirati e la lentezza nell’approvazione dei permessi scoraggiano gli investitori. Mentre Francia e Germania offrono sgravi fino al 50% per impianti geotermici, in Italia il settore chiede una regia nazionale e un piano decennale di sviluppo.

Il tempo sta scadendo

Il riscaldamento globale avanza più rapidamente delle soluzioni. Il ritorno geopolitico del gas naturale, anche grazie ai rigassificatori, è una toppa momentanea. Ma se l’Europa vuole davvero affrancarsi dai combustibili fossili e diventare energeticamente sovrana, dovrà guardare sotto i propri piedi.

Il futuro potrebbe non essere un cielo pieno di pale eoliche o pannelli solari ovunque, ma un’Europa che estrae silenziosamente calore dalla sua crosta terrestre, alimentando industrie, case e città con un’energia inesauribile, invisibile e pulita. L’alternativa è rimanere ostaggio delle crisi cicliche, rincorrendo tecnologie di superficie mentre sotto di noi arde una promessa inascoltata.