The Bad Guy, la serie dei miracoli: costruisce il Ponte, lo distrugge e conquista il pubblico

Su Amazon Prime in sei episodi il gioiellino firmato da Stasi e Fontana, la dark comedy migliore del momento

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di Alessia Principe
20 dicembre 2022
07:04

C’è una notizia buona, una meno buona e una molto buona. Partiamo dalla buona: il ponte sullo Stretto è fatto e finito. Bello, con grandi corsie a scorrimento veloce, con gli stralli tesi sui piloni. Sembra ieri che se ne parlava come di un’infrastruttura dei sogni e oggi eccola qua. La notizia meno buona: il ponte è crollato. Si è spaccato proprio nel mezzo. Una tragedia. Lo dice anche Enrico Mentana nel suo tiggì. Proprio in quel momento, in un blindato, tornava verso il carcere un ex magistrato, un tempo paladino dalla schiena dritta che qualche malandrino ha tirato dentro alla melma mafiosa parlottando con un complice sapendo di essere ascoltato. La carriera del giudice, sposato con la figlia di un altro giudice ammazzato a Marzameni dalla mala, è finita dietro le sbarre. Arrestato come un boss, condannato a quindici anni, Nino Scotellaro ha perso tutto, lo dice lui stesso: onore, moglie, lavoro. «E che campo a fare?» mormora. Il destino lo chiama nel momento sbagliato (o giusto) sul ponte dei sogni, su quella mano stretta tra Sicilia e Calabria, costruita – raccontano nei resoconti di cronaca –con il naso dei clan nel cemento. Lo danno tutti per morto, annegato. Un epilogo nero per una vita macchiata per sempre dall’ombra della mafia. Finito per davvero? Se qualcuno ricorda "Il fuggitivo" intuirà che non è finito proprio niente, anzi, tutto comincia da quel momento. 

Manca qualcosa ancora. Tutto questo non mai accaduto. Ma non è questa (ancora) la buona notizia, il vero miracolo è che questo è l’incipit di una serie televisiva in sei puntate scritta davvero bene, girata con arte, fotografata egregiamente, incredibilmente italiana. Una rarità. Quasi da non crederci.


Il ritmo è alto, non ci sono attori sospiranti, nessuno strepita senza motivo o sbatte porte o corre verso il mare con una voce off che spiega quanto è dura la vita. E dunque eccolo il titolo da segnare in lista: “The Bad guy” (il cattivo ragazzo), scritto in inglese perché è una produzione che all’estero potrebbe davvero far faville e per diverse ragioni. La prima: è un crime d’ambientazione mafiosa e questo, inutile dirlo, è il genere italico che all’estero mangiano in quantità e che non tramonterà mai. È un fatto.

La seconda: la sceneggiatura è solida ed è dotata di quel velo d’ironia intelligente che non è così facile da trovare. La terza ragione: il cast è perfetto, gli attori in grazia di Dio, il montaggio a incastro tiene bene sulle scene d’azione, c’è un uso sapiente del dialetto siculo, le scenografie sono d’impatto e corroborate da un editing in post produzione che non si affida solo ai filtri ma a un classico lavoro di design e costumi. In ultimo: la trama non ha una grinza, è un lenzuolo così teso che una monetina ci potrebbe rimbalzare dieci volte. Potremmo dire che ci ha convinti al «ciao».

Questa piccola perla, che su Amazon Prime (sua è la produzione originale insieme a Indigo Film) è disponibile da neanche dieci giorni, vede alla regia due giovani registi lucani, amici e soci di lunga data: Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, che le ossa le hanno indurite prima sul web e poi in tv e sempre sul filo della buona satira. Insieme dirigono con grande senno un gruppo di attori che si è ritrovato in ottime mani: Luigi Lo Cascio (il personaggio di Scotellaro gli sta come un guanto), Claudia Pandolfi, Vincenzo Pirrotta, Enrico Lo Verso, Bebo Storti. La sceneggiatura è a firma di Ludovica Rampoldi, Davide Serino e di Stasi. Ultima nota: i musicisti Colapesce Dimartino hanno scritto il brano originale “Cose da Pazzi” e il jingle “Wowterworld” che introduce le scene in un acquapark immerso nel nulla in una Sicilia polverosa ma con guizzi purpurei. Questa commedia nera, più commedia che nera, è quello che si dice un fiore in un deserto aridissimo. Postilla: a Salvini non è andata giù la faccenda del ponte e ha affidato al web la sua indignazione: «Basta offese al nostro Paese. L’Italia da sempre crea capolavori ingegneristici dentro e fuori dai confini» ha tonato. Stanno ancora tentando di spiegargli che nei film è tutto finto, il sangue è salsa di pomodoro, la gente non muore davvero, un ponte non costruito non può crollare e Bruce Willis non ha disintegrato un meteorite che stava distruggendo la Terra con una trivella. 

Giornalista
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