Oliverio e i suoi mohicani sono in braghe di tela e Callipo aspetta col vitello grasso

Trattative in corso per una resa onorevole da parte del presidente della Regione. Domani si riunisce la coalizione. O meglio, quello che rimane dopo lo tsunami Gratteri

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di Pablo .
23 dicembre 2019
07:44

Dunque fateci capire, ieri sera, Mario Oliverio e la sua squadra di giapponesi si sono superati. La nostra testata, dopo l’appello all’unità rivolto al segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti a Mario Oliverio, ha scritto che il presidente della Regione si è arreso. Fonte accreditatissimi ci hanno confermato l’indiscrezione. È pronta anche la lista di appoggio a Pippo Callipo.

 


Il Re del Tonno, tra l’altro ha fatto sapere di essere pronto ad accogliere il figliol prodigo a braccia aperte. È pronto anche il vitello grasso per la festa, anzi no, il tonno più grosso. Passa qualche minuto, e il presidente Oliverio fa conoscere il suo pensiero, non prima di avere scatenato i suoi giapponesi a mandare in giro messaggi e whatsapp per accusarci di confezionare fake news (sic).

 

Intanto Mario Oliverio dichiara: "L'appello del Segretario del mio partito, Nicola Zingaretti, non mi lascia indifferente". Roba forte. Commovente. Manca solo la De Filippi con c’è posta per te. Poi fa un lungo panegirico per tranquillizzare i suoi giapponesi raccolti nella foresta e pronti alla guerra: ancora non c’è stato nessuno ritiro. Tiè! Lacnews24 è servita. E intanto rinvia tutto a domani per la riunione della coalizione, o meglio, quello che rimane della coalizione dopo lo tsunami Gratteri.

 

Ovviamente, tradotto significa stiamo trattando. Nessuno però, deve aver avvisato il povero Ciccio Dinapoli, storico addetto stampa di Oliverio in stile agenzia Tass, il quale, convinto di essere ancora in guerra scrive: “I costruttori di fake news ci provano ancora. Nessun passo indietro di Mario Oliverio”. Perbacco!

 

Ma il passo del leader lo imprime Luigi Guglielmelli, fino a qualche giorno fa “potente” segretario della federazione del Pd di Cosenza, spodestato e accompagnato alla porta da Zingaretti in pochi minuti. A differenza del povero Ciccio Dinapoli, lui, invece, sa bene che la guerra è finita. Per dirla come Erasmo di Rotterdam, appartiene ai “sapienti”, coloro che hanno due lingue: una per dire la verità e un’altra per affermare quello che più gli conviene.

 

La verità: "Stasera c’è un fatto nuovo: il segretario nazionale del mio partito ha ribadito la propria stima umana e politica al Presidente Oliverio ed ha apprezzato il lavoro svolto in questi 5 anni di governo regionale. Oliverio aveva chiesto una candidatura di superamento e di rinnovamento per unire il centrosinistra ed ha annunciato che domani insieme alla coalizione che lo sostiene valuterà molto attentamente le parole di Nicola Zingaretti". Tradotto, stiamo trattando. Poi invece, anche Gigino Guglielmelli, passa ad affermare quello che più gli conviene, anche per accontentare e sedare l’agitazione dei moicani pronti alla guerra, e nella parte finale del post, si supera: “Questi i fatti, il resto sono bufale a cui ci stiamo abituando...purtroppo.” E sti cazzi, direbbero a Roma: dunque le bufale le confezioneremmo noi?

 

Insomma, Oliverio è in mutande, Guglielmelli lo sa bene, e tenta di coprirlo con una foglia di fico. Purtroppo una foglia di fico non basta e, forse, nemmeno un lenzuolo. Tuttavia, siamo sicuri che tra qualche ora, molto probabilmente, sempre lo stesso Guglielmelli, annuncerà a giapponesi e mohicani uniti sotto la guida del conducator di San Giovanni in Fiore e pronti all’assalto, magari utilizzando una citazione del compagno Lenin, in fondo ma proprio in fondo siamo comunisti: "Abbiamo alzato ora la bandiera bianca della resa; innalzeremo più tardi, su tutto il mondo, la bandiera rossa della nostra rivoluzione".

 

E perdinci così si fa! Ma per favore, non dimenticatevi di dirlo a Ciccio Dinapoli, così almeno ci risparmia qualche dispaccio da tardo impero sovietico. Infine, all’ex segretario della federazione del Pd di Cosenza, ai moicani e ai giapponesi, ci permettiamo di suggerire di riflettere molto su quest’affermazione di Leopardi: “Diventiamo ridicoli solo quando vogliamo apparire ciò che non siamo".

Pablo

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