Roberto e l’agricoltura, storia di un amore: «Difficoltà? Oggi la burocrazia fa più danni del clima impazzito»

Il giovane racconta la sua azienda e la passione sconfinata per la terra ma non nasconde le difficoltà: «Istituzioni poco presenti, di certo non aiutano il ritorno dei giovani nel mondo agricolo»

di Franco Laratta
5 febbraio 2023
14:09

L'azienda agricola I Casali di Postaglianadi si trova a San Vito sullo Jonio, e nasce nel 2016. Affacciata sul grande palcoscenico della costa soveratese, a circa 600 metri sul livello del mare, qui si coltivano gli ortaggi tipici del territorio delle Serre calabresi, le buonissime patate, i fagioli, il peperoncino. Proprio il peperoncino prodotto in azienda, in collaborazione con Scalzo Conserve, viene trasformato nel Tabasco di San Vito, prodotto di eccellenza de I Casali di Postaglianadi.

L’anima dell’azienda è un giovane dinamico e instancabile Roberto Galati. Noto al grande pubblico per la sua in incontenibile passione per i treni e le ferrovie. Da 10 anni la sua gioia e la sua pena sono i treni e le rotaie. Con la sua associazione ha vinto molte battaglie che hanno portato grandi benefici ai calabresi. E non ha certamente smesso di lottare. Tanto più che ora è piuttosto ascoltato anche a livello nazionale.


Ma ora c’è da capire com’ è nato il suo amore per la terra e per l’agricoltura.
R.: Le ferrovie e l'agricoltura sono le mie due passioni più grandi, che molto spesso si intersecano e hanno in comune la valorizzazione delle bellezze e delle bontà della nostra Calabria. Fin da piccolo ho vissuto e conosciuto il mondo agricolo grazie alle conoscenze vissute sul campo (nel vero senso della parola!) e trasmessemi dai miei nonni: nel 2016 ho conseguito l'attestato di Imprenditore agricolo professionale al Gal Serre Calabresi e sempre nello stesso anno, è iniziato l'avventura de I Casali di Postaglianadi. Anche e soprattutto grazie a Francesco Brancatella, sanvitese di nascita e giornalista Rai, per tanti anni, che dopo la pensione ha deciso di investire nel proprio territorio e nei suoi giovani.

Per un giovane deve essere molto complicato affrontare la costruzione di un’azienda agricola, con tutte le sue difficoltà, il tempo impazzito, la burocrazia. E poi il Covid…
R.: Incredibile ma vero, oggi è la burocrazia a fare più danni del clima impazzito, specie in Calabria: istituzioni poco presenti, salvo rari casi, di certo non aiutano il ritorno dei giovani nel mondo agricolo. In questi anni, mi sono reso conto che è solo la passione ed i risultati conseguiti esclusivamente con le proprie forze, che consentono di andare avanti.

La terra, l’azienda, i suoi frutti. Deve essere emozionante per un giovane agricoltore quando raccoglie i frutti della terra e li porta al mercato per poi venderli.
R.: La soddisfazione più grande è lo stupore dei clienti, di fronte ad un’antica varietà di pomodoro "siccagno", come il nostro ciliegione rosa, o di fronte alla curiosa "fagiola povareda". Sia nei supermercati e nei ristoranti del soveratese che riforniamo, e sia quando i clienti vengono a trovarci direttamente in azienda, raccogliendo con le proprie mani le nostre bontà e perché no, anche divertendosi nel mettere a dimora le piantine di ortaggi, zappettarle, fertilizzarle. Insomma, vivendo un po' della nostra realtà, lontano dalla cementificazione e dal caos cittadino. Presto anche i nostri Casali saranno adibiti proprio a questo, ovvero ricettività rurale per chi volesse trascorrere con noi anche più di qualche ora.

Tanto lavoro, tanti sacrifici. Non è facile dire ai nostri ragazzi che è bello dedicarsi all’agricoltura. Complicato convincere un ragazzo di oggi, con la sua mentalità digitale, le sfide delle nuove tecnologie, l’avvento dell’intelligenza artificiale.
R.: Ma io indubbiamente glielo consiglierei, ma senza nascondere le tante difficoltà che lo attenderanno. E non parlo di quelle climatiche o ambientali: quasi sempre i problemi insormontabili sono proprio dentro le istituzioni che dovrebbero star vicino e sostenere gli agricoltori, ancor di più se giovani. Innamorarsi della terra, anche nell'era digitale, credo sia molto facile: non bisogna però farsi scoraggiare, appunto, dalle prime difficoltà.

I mutamenti climatici, i cinghiali, i costi dei carburanti alle stelle, la mancanza d’acqua. Molte sono le lamentele in Calabria.
R.: Il tema cinghiali è paradossale: basti pensare che quasi tre anni fa ho subito danni per 6000 euro, abbattuti a 1900 euro dal locale Ambito Territoriale di Caccia...e tra l'altro ancora neppure ricevuti, 'grazie' all'inedia della Regione Calabria. Ecco cosa può scoraggiare: non il cinghiale, che anche per cause umane provoca danni alle aziende agricole (per non parlare di incidenti stradali e rischi sanitari), ma chi non tutela e risarcisce le aziende agricole da danni, di fatto, provocati dalle scelte scriteriate di anni fa, derivanti dalle stesse istituzioni che oggi non ci tutelano. I costi di carburanti, fertilizzanti, sementi alle stelle sono anche un grande problema, creano grandi difficoltà, ma sono convinto sia temporaneo. Magari fossero temporanee le assenze delle nostre istituzioni! Relativamente alle carenze idriche, diciamo che a livello locale posso ritenermi fortunato: l'acqua non manca, canalizzata in un antico 'acquaro comunale', e mi sto attrezzando anche per il recupero delle acque piovane.

Agli inizi non saranno mancati i momenti in cui era forte il desiderio di lasciare. Le statistiche dicono che circa il 30% delle star up non sopravvivono oltre i 3-4 anni di vita.
R.: Il momento più rischioso, in cui ci si scoraggia, è proprio l'avvio dell'attività, ma in Calabria questo forse è comune a ogni tipologia di azienda condotta da giovani, non solo nel mondo dell'agricoltura. Bisogna tenere duro, e sarà prima di tutto la natura stessa ed il nostro lavoro manuale a ripagarci. Raccogliere i frutti del proprio lavoro, ci ricorda che, al di là delle difficoltà burocratiche ed istituzionali, sarà la natura (ed i nostri clienti!) a non tradire mai il nostro impegno ed il nostro amore per la terra di Calabria.

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