Lavoro per passione

Vincenzo Gullo, il giovane contadino che ha realizzato il suo sogno: «L’amore per la mia terra cresce ogni giorno»

È partito da zero dalla sua Palmi e giorno dopo giorno con passione e fatica è riuscito a mettere su la sua azienda: «Ho commesso tanti errori ma da quelli ho imparato»

di Franco Laratta
27 maggio 2024
06:15

Dopo qualche anno dal ‘debutto’ del giovanissimo contadino-filosofo di Palmi, Vincenzo Gullo lo ritroviamo sempre ‘sdraiato’ sulla tua terra, immerso nel suo infinito amore per la natura, l’agricoltura e le sue produzioni. Giovanissimo e piccolo produttore che contro tutto e tutti ha vinto la sua sfida. Ha subito colpi duri, è caduto, si è rialzato. La sua è una storia potente, una grande lezione.
«Va tutto veramente alla grande, sto vivendo il periodo più bello e felice della mia vita. Avere finalmente l'azienda che ho sempre sognato è qualcosa che mi sta regalando emozioni e sentimenti che non saprei nemmeno spiegare. La straordinaria bellezza di chi finalmente sta vivendo il suo sogno».

Ma vediamo cosa ha combinato Vincenzo negli ultimi 2-3 anni? «Negli ultimi anni ho lavorato tanto e per fortuna sbagliato tantissimo. Ho fatto tantissima esperienza nei campi capendo bene cosa voglio fare e come lo voglio fare; ho alle spalle due annate disastrose unite alla mia inesperienza che mi hanno portato a commettere tanti errori pratici dai quali ho imparato tantissimo e ora coltivo la terra più forte di prima».


Il tuo amore per la terra è intatto nonostante tutto e tutti. «La mia azienda per fortuna sta andando veramente molto bene; la mia superficie aziendale sta crescendo grazie alle varie persone che credono in me dandomi i loro terreni in affitto e crescono le produzioni, sia in quantità che in qualità, ma soprattutto cresce a dismisura l'amore per la mia terra e per quel che faccio. Ogni giorno mi sento sempre più ispirato e traggo dalla terra sempre dei nuovi insegnamenti; ogni giorno io mi sento sempre più felice.
Ostacoli ce ne sono tantissimi ma la mia cocciutaggine non mi fermerà di fronte a niente; nessuno potrà mai arrestare la forza dei miei sogni».

“Io e il pomodoro”, è la tua nuova storia, fra tentazioni e suggestioni. «Il pomodoro è una coltura che ho iniziato a coltivare 3 anni fa e negli ultimi 2 anni è stato un disastro; il primo anno siccità e parassiti, il secondo anno peronospora, hanno distrutto le mie piante senza farmi avere nessun raccolto».

E quindi dopo la tempesta che fare? «Già, che fare? Mi arrendo e non lo pianto più? Assolutamente no! Sulla base dell'esperienza di due anni pessimi, ritento quest'anno cercando di fare meglio.
Sono convinto che questo sia l'anno giusto, l'anno decisivo. Il pomodoro mi ha dato una grande lezione di vita, mi ha insegnato per l'appunto che le difficoltà che attraversiamo non devono fermarci ma piuttosto servono a insegnarci come poter migliorare».

Vincenzo ha scritto su Facebook: ‘meglio un sacco di patate che un sacco di delusioni. Chissà cosa vuol dire, a chi lo vuole dire. «Per me il sacco di patate è una metafora che rappresenta la passione e l'ambizione di una persona. Molto spesso capita che una persona innamorata annulla se stesso in una relazione mettendo da parte tutto, in particolar modo le sue passioni, le sue idee e quando questa relazione finisce si ritrova schiacciato, deluso, senza quasi più un identità ma anche con il rimpianto di aver accantonato quel fuoco della passione che gli ardeva dentro”.

Però occorre pensare a sé stessi. «Infatti, se invece ci si concentra su sé stessi, mettendo sempre al primo posto sé stessi e la propria passione, non ci sarà delusione d'amore o altro che ci potrà abbattere e farci star male, perché quella passione sarà il caposaldo della nostra vita. Questo è il significato della frase da me citata e l'ho pensata proprio sulla base di quella che è stata la mia vita finora perché ho la fortuna di avere questa grande passione che mi ha salvato sempre da tutto il male e mi ha portato oggi più in alto che si poteva».

Vincenzo fa tante cose particolari. Diverse dalla terra ma in un certo senso complementari. Come "Tirantella n'te luvari". «Tirantella n'te luvari è un progetto che nasce dal mio desiderio di unire tutte le mie passioni alla mia passione più grande, cioè la terra. Finora avevo unito tanti aspetti ma mi mancava quella della tarantella, allora da qui l'idea di questo evento. La tarantella era la danza ballata proprio dai contadini dopo una giornata di lavoro e quindi quale miglior modo di celebrarla se non ballando tra gli ulivi?»

Com’è nato questo evento? «Questo evento l'ho organizzato in collaborazione con i miei carissimi amici della Tenuta Tre Querce (Vincenzo ed Harriett) ed è proprio nella cornice della loro bellissima azienda, con annesso agriturismo, che si è svolto l'evento.
L'evento si è svolto con uno stage di tarantella, dai passi base alle figure, tenuto dal grande e noto maestro Francesco Nicastro (il riferimento assoluto della tarantella in Calabria) e la sua performer Angelica Artemisia Pedatella, con musiche live di Pasquale Bonaddio e l'intervento speciale di Fortunato Stillitano e Valentina Donato e del gruppo Antigua».

Ha scritto Vincenzo: “Nella vita nessuno ti regala niente, quello che ti regalano è la banalità, la mediocrità mentre tutte le cose belle devi faticare per averle”.
«Penso che il dono più bello che la vita mi abbia fatto sia il desiderio. Il desiderio è quando ti manca qualcosa e per averla faresti l'impossibile, supereresti qualsiasi sfida e qualsiasi ostacolo.
Desideravo la mia azienda sin da bambino ma non avevo grandi terreni; avevo un sogno e l'obiettivo di realizzarlo. Ho dovuto faticare molto per arrivare dove sono oggi, mi sono costruito da solo giorno per giorno, senza arrendermi mai nonostante le mille difficoltà».

Vincenzo rappresenta una lezione di vita per tutti. Un giovanissimo combattente che partendo da zero, e con due strisce di terra, ha rischiato di finire sotto zero. Non ce la poteva fare, era destinato a fallire, avrebbero detto gli esperti e gli studiosi.
Invece no, Vincenzo ha reagito, è ripartito daccapo, non avendo mai accettato la sconfitta. Un atteggiamento pasoliniano: il valore della sconfitta. Ed ecco il ragazzo di Palmi che solco dopo solco è ripartito, più forte e sempre più innamorato della sua terra.

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