I carabinieri arrestati avevano paura dei “calabresi”: «Quelli ti ammazzano»

Mentre si attendono gli interrogatori di garanzia, altri dettagli emergono dall’indagine su una decina di militari in servizio a Piacenza, accusati di traffico di droga, torture e arresti arbitrari con prove contraffatte

di Redazione
24 luglio 2020
11:12
Alcuni dei carabinieri indagati con la droga in caserma
Alcuni dei carabinieri indagati con la droga in caserma

Prosegue serrata l'indagine della Procura della Repubblica di Piacenza, a 48 ore dalla clamorosa inchiesta della Guardia di Finanza che ha portato al sequestro di una caserma dei carabinieri e all'arresto di sei militari per reati gravissimi.

Il procuratore Grazia Pradella preferisce non parlare, vista la delicatezza del momento, ma negli ambienti investigativi è palpabile la certezza che di lavoro da fare, a livello di indagine, ce n'è ancora un'enormità. A cominciare dalle tante persone informate sui fatti, soprattutto colleghi degli arrestati, che verranno sentiti nelle prossime settimane.



Nel frattempo escono altri dettagli contenuti nell'ordinanza di oltre 300 pagine del gip Luca Milani che ha portato agli arresti. Tra le intercettazioni captate dagli inquirenti, ne spicca una dalla quale si evince il timore verso la malavita calabrese. Il passaggio è riportato in un articolo del Corriere della Sera: "In caserma Montella è l’appuntato violento da film poliziesco anni ‘70, fuori è un trafficante di droga che fa la scorta ai fratelli Giardino per ritirare i carichi a Milano. Quando il “socio” inizia ad avere debiti con i calabresi, lui ne parla con la compagna: «Si fa male con questa gente qua. Amore, ti ammazzano»".


C’è attesa per gli interrogatori di garanzia che si terranno tra oggi e sabato in carcere, dove i carabinieri sono attualmente detenuti in isolamento, tranne il maresciallo comandante della stazione che è agli arresti domiciliari. Vista la mole di accuse a loro carico, è prevedibile che le tempistiche degli incontri con il gip siano lunghe. Altrettanto ipotizzabile è che per il momento alcuni possano avvalersi della facoltà di non rispondere.


Intanto, l'Arma dei carabinieri ha dato un segnale forte e importante, nominando all'istante un nuovo comandante di Compagnia al posto dell'ufficiale sospeso dal servizio per il suo coinvolgimento, ancora comunque da valutare, nella vicenda dei carabinieri corrotti. Il nuovo comandante è un giovane capitano che arriva dalla Sicilia. Nel frattempo il comando Generale di Roma ha attivato di fronte all'ingresso della Caserma Levante, alla quale sono ancora apposti i sigilli, una stazione mobile con carabinieri di rinforzo a disposizione dei cittadini per non interrompere la presenza dell'Arma in quel punto così delicato della città.

 

I fatti di Piacenza hanno destato grande scalpore e innescato una ridda di reazioni. Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha parlato di «un fatto enorme e gravissimo». «Ricorda la vicenda di mio fratello – ha continuato -. Basta parlare di singole mele marce, i casi stanno diventando troppi. Il problema è nel sistema: mi vengono in mente i tanti carabinieri del nostro processo che vengono a testimoniare contro i loro superiori e mi chiedo con quale spirito lo facciano quando poi spuntano comunicati dell'Arma subito dopo la testimonianza come nel caso del loro collega Casamassima».


Sulla vicenda è intervenuto anche Roberto Saviano, definendola su Twitter «tra le vicende più drammatiche della storia della Repubblica». «Guardo le foto da bulli, leggo le loro intercettazioni e ho voglia di urlare solo questo: voi non siete Carabinieri!».

 

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