L’inchiesta

Commesse Anas: indagato Denis Verdini, arresti domiciliari per il figlio Tommaso accusato di corruzione

Stessa misura cautelare anche per altre quattro persone, mentre per due è scattata la sospensione dal servizio per un anno. Sotto la lente della Procura di Roma un appalto da 180 milioni di euro

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di Redazione
29 dicembre 2023
07:06
Tommaso e Denis Verdini (foto ansa)
Tommaso e Denis Verdini (foto ansa)

Tommaso Verdini, figlio dell’ex parlamentare Denis Verdini, è agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Roma su commesse Anas. La stessa misura cautelare è stata disposta dal gip nei confronti di altre quattro persone mentre per altre due è scattata la misura interdittiva della sospensione per un anno dal servizio. Anche Denis Verdini risulta indagato

Corruzione e turbativa d’asta in concorso sono le accuse contestate dalla Procura di Roma. Nel luglio dello scorso anno Tommaso Verdini era già stato indagato dai pm capitolini che avevano disposto perquisizioni in varie parti di Italia per ricostruire il sistema di consulenze e appalti pubblici banditi dalla società di Stato che gestisce le arterie stradali del Paese e i cui vertici sono del tutto estranei alle indagini.


L'inchiesta della Procura di Roma

Commissioni di gara per l’affidamento di lavori per il risanamento strutturale di gallerie, per un importo complessivo di 180 milioni di euro. È questo l'appalto finito sotto la lente degli inquirenti.

In una nota la Procura capitolina spiega che «è stata data esecuzione a un'ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Roma, applicativa degli arresti domiciliari nei confronti di 3 imprenditori e 2 responsabili di una società di consulenza per i reati di corruzione e turbata libertà degli incanti. Per gli stessi reati è stata disposta, inoltre, la misura interdittiva della sospensione dallo svolgimento del pubblico ufficio nei confronti di un dirigente e un funzionario di Anas Spa, i quali avrebbero messo a disposizione di privati le proprie funzioni pubbliche - fornendo informazioni e documenti riservati ovvero avvicinando indebitamente membri delle commissioni di gara - al fine di garantire alle imprese rappresentate dagli odierni arrestati l'affidamento di lavori per il risanamento strutturale di gallerie, per un importo complessivo di 180 milioni di euro».

«Le utilità promesse – si legge nella nota - per come ricostruito nelle indagini coordinate da questo Ufficio di Procura e svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, sarebbero consistite nell'intervento dei consulenti arrestati per far ottenere ai funzionari indagati avanzamenti di carriera e conferme in posizioni apicali di Anas».

Gli indagati «erano in grado (anzi sono stati in grado) grazie ai loro 'agganci politici e conoscenze all'interno di Anas' e ad un sistema di scambio di reciproci favori, di avvantaggiare i propri clienti nell'aggiudicarsi gare», scrive il gip di Roma Francesca Ciranna nell'ordinanza.

«È certamente sintomatico e significativo il verificarsi di numerosi incontri, tutti in luoghi non istituzionali, spesso differenti e difficilmente monitorabili» scrive il giudice, secondo cui «la motivazione di questi incontri è chiara: intessere rapporti per acquisire informazioni utili in merito alle gare, ottenere i disciplinari in anticipo al fine di riuscire 'a cucire' le offerte al bando nel miglior modo possibile. Queste non sono ipotesi ma certezze».

Per il gip «dalle indagini è emersa la sussistenza di un sistema corruttivo forte e stabile che ha portato ad una turbativa delle gare per importi milionari. Gli indagati hanno operato con pubblici ufficiali e con i privati loro clienti mettendo a disposizione i loro rapporti stretti con pubblici ufficiali in posizioni apicali all’interno di Anas e delle strutture pubbliche, di volta in volta, coinvolte nelle procedure di interesse dei clienti. Durante le indagini è emerso che Denis e Tommaso Verdini» insieme con altri indagati, «a seguito delle perquisizioni subite si stavano adoperando in concreto per proseguire il rapporto con gli imprenditori, interponendo una ulteriore società per mettersi al riparo dalle conseguenze penali del loro agire illecito». Quanto «agli imprenditori, dal canto loro hanno accettato di pagare ingenti somme di denaro alla Inver di Verdini» e di un altro degli arrestati «al solo scopo di assicurarsi una corsia preferenziale in Anas, assicurata dai loro intermediari» si legge nell'ordinanza.

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