Le analisi geopolitiche temono due errori fondamentali: A) Le lenti distorcenti dell’ideologia, qualsivoglia essa sia, dal comunismo staliniano al neonazismo; B) Le banalizzazioni che si fermano alle apparenze. È passato qualche mese dall’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca e molte delle previsioni pubblicate su LaC News24 si stanno avverando. Non ci troviamo di fronte a una semplice congiuntura, ma a modifiche strutturali degli assetti mondiali.
Proviamo a riannodare i fili, facendo leva sugli insegnamenti della scuola storiografica francese della “lunga durata”.

Con la fine della Seconda Guerra Mondiale (1945) si era imposto un nuovo equilibrio: le vecchie potenze coloniali (Francia e Regno Unito) e la bellicosa Germania (che oggi sembra guardare a una preoccupante nuova stagione di riarmo) lasciarono il passo agli Usa vittoriosi, mentre sul fronte orientale l’Urss controllava il blocco comunista (con la Cina a latere e autonoma). Talvolta gli uomini perdono il senso della memoria. Milioni di morti, dagli anni Cinquanta del Novecento a poco più di mezzo secolo fa, hanno caratterizzato la decolonizzazione francese e inglese in Asia (India e Indocina in particolare) e in Africa, nonché gli emergenti conflitti tra blocchi.
Milioni di esseri umani, tra coreani, vietnamiti, laotiani, cambogiani, algerini, angolani, mozambicani, kenioti… sono stati trucidati in contesti di violenze inaudite, atrocità, massacri, dolori e sofferenze immani!

Nel 1989 crolla il sistema sovietico, la Nato inizia a immaginare di espandersi fortemente verso Est, la Cina lavora per il primato produttivo, economico, infrastrutturale e tecnologico. L’intero Occidente trova comodo, e fortemente remunerativo, spostare in Cina ed in altri Paesi asiatici tantissime produzioni, immaginando che il Dragone si sarebbe fermato all’industria “povera” di massa. Non è stato così. Pechino ha investito su università, formazione, ricerca, infrastrutture, tanto da diventare assolutamente competitiva: prima copiava, oggi inventa e si impone sui mercati.

Nell’Occidente sibarita e nell’Unione Europea che ha immaginato di poter costruire una presenza forte mondiale con l’Erasmus, i processi di deindustrializzazione sono stati devastanti, anche sul piano sociale. Il mondo dell’automobile ne è l’emblema, con impatti molto negativi in Germania, Italia, Francia. L’ex Urss man mano ha ritrovato la propria vocazione di potenza, giunta all’apice con Putin, puntando prevalentemente sull’estensione gigantesca dei confini, sulle immense risorse energetiche e di varie materie prime fondamentali, su un preponderante armamento nucleare. Gli Stati Uniti hanno mollato anch’essi su molti fronti produttivi, delocalizzando, ma mantenendo una leadership su aerospazio e satelliti, tecnologie informatiche e internet, armamenti anche navali.
Eccoci! Siamo allo snodo cruciale. Google, Facebook, Amazon, Microsoft e “sorelle” dominano le informazioni del pianeta e fatturano più del Pil di molti Stati. E sono anche in grado di dire la loro sui regimi universali di tassazione. L’Europa che pensa ancora a Napoleone e a Bismarck, o dei rivoluzionari della domenica, piange lacrime di coccodrillo e urla, sapendo chiaramente di prestarsi solo a facile demagogia: fermiamoli! Intanto senza i satelliti di Musk (l’Ue sta iniziando a programmare un’ipotetica alternativa) l’Ucraina sarebbe da tempo una regione russa. C’è da chiedersi, piuttosto che abbaiare alla luna: che cosa hanno fatto le Università europee e relativi centri di ricerca per contrastare il predominio Usa e poi anche della Cina? Dove sono i brevetti decisivi? Dove sono le grandi scoperte alla Guglielmo Marconi? E la grande imprenditoria europea dove si è nascosta? Come ha immaginato di competere? Sull’insufficienza dei rappresentati istituzionali e burocratici della Ue caliamo un velo pietoso, tranne poche eccezioni.

Mentre a Bruxelles e a Strasburgo si misuravano le vongole e la sardella, la Cina ed altri Paesi asiatici diventavano leader su pannelli solari, microchip, altissima tecnologia, elettronica. Qualcuno ha dimenticato che scoppiata la guerra in Ucraina all’improvviso in Europa sono mancati persino il vetro e l’olio di girasole? L’Europa tutta intenta a generare regole su regole, a immaginare (con l’errore commesso dai Giacobini sia in Francia sia durante la Repubblica Partenopea) che bastasse scriverli i diritti e i princìpi per vederli applicati, intanto importava di tutto a prezzi bassi e fregandosene dei diritti dei lavoratori. Tutto, alimenti compresi!

Torniamo rapidamente agli Usa, perché solo degli ingenui possono immaginare che Donald Trump sia solo e soletto anziché essere la punta di diamante di un colossale sistema economico che ha bisogno di rigenerarsi rapidissimamente, tenendo anche conto di questioni sociali dirompenti. Gli Stati Uniti si sono svegliati nel XXI secolo con il terrore, ripeto terrore, di subire scacco matto dalla Cina, nel volgere di pochissimi decenni, anche su quei cardini rispetto ai quali avevano immaginato di primeggiare a lungo. No! Pechino, silenziosamente, è al giorno d’oggi, con i suoi alleati-satellite, l’unica potenza in grado di sfidare l’Occidente anche sul fronte della scienza e della tecnologia, del futuro. Allarme rosso!
In questo contesto Trump trova forti alleati tra gli Arabi (stracolmi di risorse finanziarie da investire per l’era post-petrolio) e in Israele che gioca l’ennesima partita della sopravvivenza iniziata dai tempi di Mosè. L’Ue, in totale decadenza, si spegne tra mille banali personalismi. Macron, isolato, ne spara una ogni tanto: dall’inviare nostri soldati sul fronte ucraino contro i russi, al riconoscere lo Stato di Palestina senza prima aver ottenuto lo scioglimento radicale di ogni organizzazione terroristica (Hamas, Hezbollah, Houti). Ma c’è davvero qualcuno che ipotizza, per Gaza o Cisgiordania, la nascita di Stati autonomi gestiti non dall’Autorità Palestinese ma da Hamas o Hezbollah? Certo le lacrime non bastano per piangere quei poveri bambini affamati, che sono gli stessi, però, di quelli libici bombardati all’improvviso dall’Occidente deciso a eliminare Gheddafi (perché?). O sono gli stessi bimbi e le stesse tragedie umane dell’Afghanistan, della Siria, dell’Iraq, delle faide centrafricane, e finanche dell’ex Jugoslavia. Non ci sono massacri etichettabili come buoni e massacri etichettabili come cattivi, a seconda delle momentanee convenienze geopolitiche. Ultimo punto: gli Usa hanno bisogno assoluto di ricostruire se stessi e non sono più disposti a fare da guardiani a costo zero.

Le lentezze dell’Europa (colpevoli sul piano politico soprattutto Francia e Germania, con a ruota il Regno Unito) hanno di fatto smontato, almeno fino ad ora, l’idea di Trump di staccare la Russia dalla Cina. L’asse d’acciaio Mosca-Pechino sarà destinato, se si andrà avanti così, a dominare la seconda metà del XXI secolo. Vedremo! Intanto la Germania con un deciso riarmo immagina forse di rilanciare la propria industria pesante entrata in difficoltà.

La storia ci insegna che dalla metà dell’Ottocento alla metà del Novecento le reciproche ambizioni franco-tedesche sono state sempre tra le principali scintille di enormi disastri: Guerra Franco-Prussiana, Prima Guerra Mondiale, Seconda Guerra Mondiale. Gli Usa ci hanno salvati nella Prima e nella Seconda, i Russi nella Seconda. Hitler si affermò a seguito delle insopportabili condizioni imposte ai tedeschi sconfitti durante la Grande Guerra e poi per le conseguenze della violenta crisi economica del 1929.

Attenzione che siamo molto vicini a scenari di questo tipo. Stoppare la guerra Ucraina-Russia è pertanto la priorità, così come riaprire un rapido dialogo positivo con Mosca. Nel Medio Oriente occorre dare la massima forza agli Arabi moderati e piegare contestualmente il terrorismo. In Europa bisogna licenziare i politici e i burocrati inadeguati (hanno già dato!) e lavorare sodo per evitare di trasformarsi in un grande e inerme villaggio turistico!
Agli antiamericani senza pudore un semplice ricordo: se hanno diritto di parola devono ringraziare i soldati a Stelle e Strisce, altrimenti avrebbero dovuto chiederlo a Hitler o a Stalin che non erano proprio dei ferventi democratici!