Covid, la variante Delta preoccupa anche l'Italia: stretta sui controlli e tracciamento specifico

La decisione è stata presa dopo un vertice tra Comitato tecnico scientifico e ministero della Salute. La mutazione del virus ad alta trasmissibilità secondo i dati Gisaid interessa già oltre il 30% dei casi italiani (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Redazione
24 giugno 2021
21:48

In attesa dei risultati della nuova indagine dell'Istituto superiore di sanità sulla diffusione delle varianti del virus SasrCov2 in Italia, attesi a breve e che dovrebbero confermare un aumento dei casi da variante Delta, arriva una stretta sui controlli ed il tracciamento proprio di questa mutazione, più temibile poichè ad alta trasmissibilità, mentre a livello europeo la cancelliera tedesca Angela Merkel ha annunciato la richiesta di un «approccio coordinato» soprattutto sugli ingressi di viaggiatori provenienti dai Paesi dove le varianti sono più diffuse. La stretta sui controlli è stata decisa dopo un vertice tra il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli, il ministro della Salute Roberto Speranza ed i sottosegretari Andrea Costa e Pierpaolo Sileri.

In particolare, sulla variante Delta si sta programmando un aumento del tracciamento specifico: tra le ipotesi, un maggior numero di tamponi, attenzione ai focolai, ma anche ai singoli casi. Ad accrescere le preoccupazioni vi è poi anche il 'caso Finlandia': qui focolai da variante Delta sono stati rilevati in diversi ospedali, per un totale di 98 persone infette di cui 17 poi sono morte. 


E a chiedere di mettere in campo azioni in modo deciso è la Fondazione Gimbe alla luce dei risultati del nuovo monitoraggio relativo alla settimana dal 16 al 22 giugno: «Non è accettabile una gestione 'attendista' della variante Delta, contro la quale occorre attuare tempestivamente le misure raccomandate dall'Ecdc: potenziare sequenziamento e contact tracing, attuare strategie di screening per chi arriva dall'estero e accelerare la somministrazione della seconda dose negli over 60 e nei fragili».

Secondo il report del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) pubblicato ieri, questa variante è del 40-60% più contagiosa di quella alfa (inglese) e determinerà il 70% delle nuove infezioni entro l'inizio di agosto ed il 90% entro la fine. In Italia, stando al database internazionale Gisaid, sulla base dei campioni prelevati dal 9 al 23 giugno, su 218 sequenze depositate 71 (32,6%) sono da variante delta ma non tutte le Regioni condividono i sequenziamenti in questo database. Un dato più accurato sulla prevalenza della variante delta in Italia, al 18 maggio la attestava all'1%.

«In assenza di dati affidabili sulla presenza della variante Delta in Italia - puntualizza il presidente Gimbe Nino Cartabellotta - tre sono le ragionevoli certezze: innanzitutto il numero di sequenziamenti effettuati è modesto e eterogeneo a livello regionale; in secondo luogo, il contact tracing non è stato ripreso, nonostante i numeri del contagio lo permettano». Infine, preoccupa il confronto con quanto sta accadendo nel Regno Unito, dove la variante si diffonde velocemente: «In Italia infatti poco più 1 persona su 4 ha completato il ciclo vaccinale (rispetto al 46% nel Regno Unito), mentre il 26,5% della popolazione ha ricevuto solo una dose (rispetto al 17%) e il 46% è totalmente privo di copertura (rispetto al 37%). Percentuali preoccupanti considerando la minore efficacia di una sola dose nei confronti di questa variante».  

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