È finita nel porto israeliano di Ashdod la traversata della Madleen, l’imbarcazione della Freedom Flotilla salpata per rompere l’assedio di Gaza e portare aiuti umanitari. L’Idf ha sequestrato la nave nella notte tra sabato e domenica, dopo un’operazione durata oltre due ore e iniziata in acque internazionali. A bordo c’erano undici attivisti, tra cui Greta Thunberg e l’europarlamentare francopalestinese Rima Hassan.
La tensione si è accesa subito dopo la mezzanotte, quando cinque navi veloci israeliane hanno circondato la Madleen a circa 50 miglia da Port Said, in Egitto. Poi l’attacco: droni hanno lanciato sul ponte una sostanza urticante che ha causato bruciore e difficoltà respiratorie.
Le comunicazioni con l’equipaggio sono cadute poco dopo le 2:30. «Ci stanno attaccando, ci lanciano sostanze chimiche!», ha denunciato Hassan in un video su Telegram, prima che la linea crollasse. A quel punto la Madleen è stata abbordata e costretta a cambiare rotta verso Israele. La conferma è arrivata da un messaggio della Freedom Flotilla: «La nave è stata sequestrata. I nostri volontari sono stati rapiti dalle forze israeliane».

Questa mattina, un video diffuso dal ministero degli Esteri israeliano ha mostrato gli attivisti – visibilmente provati, con i giubbotti di salvataggio – ricevere acqua e cibo da un militare dell’Idf. Ma la sorte dell’equipaggio resta incerta: «Non sappiamo dove siano trattenuti», denunciano dall’organizzazione, «l’Ufficio immigrazione israeliano afferma di non averli in custodia».

La missione della Madleen, battente bandiera britannica, aveva come obiettivo consegnare aiuti alla popolazione di Gaza e denunciare il blocco navale imposto da Israele. Proprio per questo, il sequestro ha scatenato reazioni internazionali: il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto il rientro immediato degli attivisti francesi, mentre il ministero degli Esteri spagnolo ha convocato l’incaricato d’affari israeliano a Madrid. Ankara ha definito l’azione «una chiara violazione del diritto internazionale».

Dall’altra parte, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha replicato con durezza: «Greta Thunberg e i suoi amici sostengono Hamas. È giusto che vedano le atrocità del 7 ottobre». Katz ha ordinato all’Idf di mostrare agli attivisti i video dell’attacco di Hamas a Israele, definendo la Madleen «uno yacht da selfie» e bollandone i passeggeri come «amici dei terroristi».

Le immagini diffuse dagli attivisti prima dell’arrembaggio mostrano scene di caos: il ponte invaso dal fumo, le urla di chi cercava un riparo e l’ultimo appello disperato ai governi occidentali. «Questa è una missione pacifica e legale – diceva Rima Hassan – chiediamo ai governi di tutto il mondo di intervenire per fermare questo crimine di guerra». Ma gli appelli sono rimasti inascoltati.

In queste ore la Freedom Flotilla sta cercando di ottenere informazioni sullo stato di salute e sulla sorte dei propri membri. «La nostra priorità è garantire la sicurezza degli attivisti – dichiarano – Continuiamo a fare pressione diplomatica su tutte le cancellerie per evitare che questa storia finisca nel silenzio».

Il sequestro della Madleen ricorda quello della Mavi Marmara nel 2010, quando un’operazione simile provocò nove morti e una crisi diplomatica internazionale. Questa volta il blitz non ha avuto conseguenze letali, ma la tensione resta altissima. Anche perché la Freedom Flotilla insiste: «Il nostro obiettivo resta portare aiuti umanitari a Gaza e denunciare la violazione del diritto internazionale».
E mentre le immagini della Madleen scortata dai mezzi militari israeliani fanno il giro del mondo, la storia degli attivisti bloccati in mare si intreccia con la nuova crisi che scuote la regione.