La verità definitiva su Gelato al cioccolato non poteva che arrivare dalla voce dell’autore stesso che ha concesso una lunga intervista al Corriere della Sera. Cristiano Malgioglio, tra un’apparizione tv e una battuta social, ha deciso di chiudere l’annosa questione che da decenni aleggia intorno al brano portato al successo da Pupo: «Non c’è nessun doppio senso». Se qualcuno si aspettava un’ammissione piccante, resterà deluso. Perché, dice Cristiano, l’ispirazione nacque semplicemente in cucina: «Avevo voglia di budino al cioccolato. La mia governante scambiò zucchero e sale e venne fuori quel “dolce un po’ salato”. Altro che marocchini!».

Lui ride, ma l’affondo è netto. «Pupo è un caro amico, ha fantasia, piace tantissimo nell’Est Europa, ma questa storia dell’amante marocchino me sa che l’ha messa in giro Pieraccioni. Figurati se ho bisogno di andare in Marocco per trovare compagnia». La leggenda, però, resiste: Pupo continua a ripeterla, a metà tra aneddoto e provocazione. «Ora che lo so come mi devo sentire?», scherzava tempo fa. E Malgioglio, sornione: «Io sto al gioco, ma vi assicuro che è tutta un’invenzione».

Del resto non sarebbe la prima volta che un testo malgiogliano scatena reazioni scandalizzate. L’elenco è lungo: da L’importante è finire, censurata alla radio e criticata persino da sua madre («Mi sgridò: che schifezza hai scritto?»), a Ancora, ancora, ancora, fino a Ho fatto l’amore con me per Amanda Lear. «Ero avanti», dice oggi con orgoglio, «non scrivo mai con la testa di un uomo, ma con quella di una donna». Persino Raffaella Carrà dovette convincerlo ad accettare A far l’amore comincia tu: «All’inizio mi sembrava una filastrocca orrenda, poi è diventata un inno».

Il racconto si allunga e diventa autobiografia musicale. Con Califano ci fu un flirt artistico mai sbocciato: «Voleva lavorare con me, gli dissi di no». Con Celentano un incontro quasi ipnotico: «Cantava parole mie con una melodia tutta diversa. Mi incantò». A Julio Iglesias rispose picche: «Io creo, non traduco». Con Roberto Carlos, invece, nacque Testarda io, uno dei suoi capolavori.

Dietro il personaggio televisivo, c’è un’autentica maratona di gavetta e ostinazione. Dalla fascinazione infantile per Carmen Miranda («Papà portò un disco da Madrid, io ballavo con i fichi d’india in testa»), agli appostamenti sotto casa di De André: «Ero il suo stalker. Gli lasciai dei testi, lui mi pagò il treno per Milano. Finì che andai a dormire in una pensione di prostitute, mica lo sapevo». A Mina si aggrappò letteralmente alla gonna: «Le dissi ti prego ascoltami. Mi aprì la porta il giorno dopo, alle nove in punto. Nacque L’importante è finire».

Poi il ciuffo biondo, diventato marchio. «Un errore: volevo solo schiarire un po’, venne fuori un arancione da caco. Sophia Loren mi disse: “Ti porterà fortuna”. Aveva ragione». E oggi rivendica: «Mi hanno copiato in tanti, ma i miei capelli sono ancora qui, fortissimi. La ricetta non la svelo mai».

Malgioglio colleziona aneddoti come medaglie. Cher che lo aspettava per un’intervista e chiedeva «Where is Cristiano?». Jennifer Lopez a Sanremo, immortalata in foto solo con lui. Lady Gaga che accettò un ghiacciolo passato da Cristiano dopo che lui l’aveva già leccato: «La più grande di tutte». E poi l’incontro mancato con Zeffirelli, le serate in tv con Arbore («Mi tagliarono la scena, protestò: era l’unico originale»), le risate con Max Giusti che lo imita.

Sull’amore resta fatalista: «Mi sono innamorato quattro volte. Sono come Messalina, li lascio io per paura di essere lasciato. Menomale, altrimenti a quest’ora starei con un coetaneo che prende le pillole». Con Onur, il giovane fidanzato turco, condivide la quotidianità: «L’amore è una carezza, una passeggiata al mare, non solo sesso sotto le coperte». Ma non nega infedeltà: «La vita è una, bisogna divertirsi. Vorrei essere un pinguino: si dice che sono tutti omosessuali».

Il futuro? Sempre di corsa. «Ho cinque pezzi pronti, uno più bello dell’altro. E un progetto con Carla Bruni, scrive divinamente bene». Nel frattempo continua a godersi l’eco di Gelato al cioccolato, tormentone eterno e mai del tutto chiarito. Doppio senso o no, a questo punto poco importa. Perché Cristiano Malgioglio ha già vinto: trasformare ogni equivoco in spettacolo, ogni leggenda in racconto, ogni errore (perfino un ciuffo arancione) in icona.