La Serenissima si è arresa a una girandola di eventi esclusivi: balli all’Arsenale, visite a Murano, light lunch tra le vigne di Venissa e un addio in elicottero pilotato dalla sposa. Dress code? Lusso da camera. E nessuna Lady Gaga. Solo pigiami, tacchi e champagne
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Lauren Sanchez e Jeff Bezos in una foto pubblicata su Instagram da laurensanchezbezos
Finalmente è finita! Quello di Jeff Bezos e signora non è stato solo un matrimonio, ma una vera e propria occupazione militare in seta e pizzo. Un’operazione anfibia a colpi di yacht, elicotteri e pantofoline griffate che ha trasformato Venezia in una bolla dorata dove il tempo si è fermato tra un brindisi e una spaccata di contorsionista.
L’ultima sera ha avuto il sapore di una commedia americana con budget da kolossal: ballerine vestite da dame del Settecento, contorsioniste snodate come lussi orientali, e un menù che sembrava scritto da Gwyneth Paltrow in un giorno di cheat meal: polpette, pasta gluten free e pesce spada per tutti. Niente Lady Gaga, nonostante le promesse: pare si sia persa tra un jet privato e un’illuminazione sbagliata. A far muovere i fianchi, invece, c’erano Usher in modalità Super Bowl e DJ Cassidy, lo stesso delle feste di Beyoncé e Obama, che ha trasformato l’Arsenale in una discoteca galleggiante. Il tutto sotto un cielo di luci d’atmosfera e silenzi social.
Già, perché questo matrimonio da favola ha avuto una sola vera regola: vietato postare. Smartphone sequestrati, zero stories, niente paparazzi (o quasi). Tutto affidato al racconto autorizzato della sposa, regina di Instagram e ora anche di Vogue, che ha pubblicato solo ciò che voleva: come l’abito disegnato da Donatella Versace, un capolavoro rosa tramonto cucito direttamente sul suo corpo in 350 ore di lavoro. Con tacchi, ovviamente, perché Lauren non si separa mai da loro, nemmeno nel letto (forse).
Il party all’Arsenale, l’ultimo atto di questa maratona nuziale iniziata giorni fa, ha avuto un dress code chiaro e irresistibile: lusso da camera. Tradotto: pigiami couture, vestaglie da diva e calzature pensate per tappeti persiani. Gli uomini hanno ricevuto in dono delle friulane in velluto firmate ViBi Venezia, le donne delle ciabattine nere firmate Amazon (Jeff non dimentica il branding nemmeno sull’altare). Di Caprio – sì, anche lui – ha rispettato il codice: vestaglia di seta rossa, pigiama bordeaux, cappellino da baseball per mascherare, forse, una calvizie imminente. O magari no. Forse è solo stile.
In mattinata, la città aveva assistito a un’apparizione degna di una soap miliardaria: i neosposi mano nella mano, lei in abito nero cortissimo, lui in t-shirt militare, si sono infilati nell’Harry’s Bar per un pranzo intimo da cinquanta amici. Arrigo Cipriani in persona li ha accolti, con il suo solito disprezzo per i social e le stelle Michelin.
Tra i commensali, personaggi noti e ignoti, ma anche semplici uomini in divisa: la sicurezza, in questi giorni, è stata una giostra continua. Il questore Bonaccorso ha dormito poco ma pare si sia pure divertito. Beato lui. A dar fastidio – si fa per dire – solo un colorato corteo anti-miliardari: i “No Space for Bezos” hanno sfilato pacificamente fino al Ponte di Rialto, con le forze dell’ordine a fare da cornice senza troppa tensione.
Intanto, mentre la Regina Rania lasciava l’hotel (e i Kardashian pure, ma vabbè...), Ivanka Trump visitava il Vitruviano senza fare la fila, e Bill Gates la faceva, come un signore vero. Anche questo è gossip. Il giorno dopo, tra uno sbadiglio e un ultimo prosecco, la coppia ha lasciato la suite dell’Hotel Aman – interamente prenotato per loro – per raggiungere Murano. Là, tra forni e calici, hanno visitato la fornace di Fabiano Amadi (già nota a Jeff per un tavolo da calcetto in vetro) e quella di Massimiliano Schiavon, dove i figli si sono divertiti a soffiare perline di vetro. Altro che Disneyland. Poi via, verso Torcello, quindi sull’isolotto privato di San Giovanni Evangelista, per un light lunch in piscina a Villa Baslini, con catering di Venissa e vino della casa. Lì è andato in scena uno schiuma party per i figli degli invitati, perché anche i piccoli devono godersi il privilegio.
La fuga finale? Da manuale. Elicottero privato, partenza dal Lido, cloche nelle mani di Lauren – che da ex giornalista d’assalto è passata a pilota da jet con la grazia di una first lady. Un’ora di volo, poi sbarco in Croazia, quindi trasbordo sull’Abeona e infine l’imbarco sul Koru, lo yacht-mastodonte dove la luna di miele è già iniziata.
E ora? Cosa resta a Venezia? Un paio di tacchi abbandonati su un pontile, forse qualche piuma tra le calle, un carico di vetri soffiati in più. Di certo una città che per un’intera settimana ha fatto da scenografia a un sogno miliardario, ma senza mai poterne davvero raccontare il finale. Nessun selfie, nessuno scatto rubato, nessuna verità fuori copione. Solo la favola perfettamente montata, con filtro dorato e silenzio stampa. Anche questo, a suo modo, è potere.