Israele e Iran continuano a combattersi in una guerra parallela, meno visibile ma non meno letale. È il terreno delle operazioni coperte, dove l’intelligence sostituisce l’esercito e i colpi si assestano con droni, missili, agenti infiltrati e operazioni cyber. Un conflitto che si gioca su piani segreti, ma che sempre più spesso emerge alla luce, rivendicato o svelato a fini di propaganda.

L’ultimo episodio è l’uccisione dell’ingegnere nucleare iraniano Mohamed Reza Sedighi Saber, assassinato a Teheran in un raid notturno attribuito a Israele. Sarebbe il quattordicesimo scienziato coinvolto in programmi nucleari eliminato da operazioni riconducibili al Mossad. L’operazione, parte della campagna “Rising Lion”, avrebbe usato un’arma non identificata, forse un drone, un razzo modificato, o addirittura un sistema segreto ancora ignoto.

L’Iran risponde con condanne a morte e arresti

Teheran ha reagito mostrando i muscoli: due presunte spie del Mossad sono state impiccate in pochi giorni, decine di arresti hanno colpito cittadini accusati di collaborare con servizi stranieri. Tra loro anche due occidentali, tra cui un iraniano-tedesco che si aggirava nei pressi di caserme dei pasdaran con la scusa di un tour in bicicletta.

Nel tentativo di fermare l’emorragia di informazioni, il regime ha ordinato una drastica riduzione dell’uso dei telefoni cellulari e il divieto di comunicazioni elettroniche. Si cerca di rintracciare dispositivi criptati attraverso intermediari, mentre si ipotizza che la Cina possa aver fornito al regime supporto cyber per contrastare lo spionaggio israeliano.

Secondo alcune fonti, la Guida Suprema Ali Khamenei sarebbe stata trasferita in un luogo segreto per evitare attentati o localizzazioni tramite intercettazioni. Un’eventualità che, secondo alcuni osservatori, ricorda da vicino il copione già visto durante l’isolamento del leader di Hamas Yahya Sinwar.

Il fronte occidentale: spie, criptovalute e basi nel mirino

L’allerta è alta anche in Occidente. L’FBI ha diffuso un bollettino di sicurezza per possibili attentati pianificati da cellule dormienti. In Israele, lo Shin Bet ha individuato almeno tre cittadini reclutati dai pasdaran. Tra loro Dimitri Cohen, immigrato russo incaricato di sorvegliare i movimenti della nuora del premier Netanyahu.

Dal 7 ottobre 2023, data dell’attacco di Hamas a Israele, i servizi di sicurezza israeliani hanno aperto oltre venti indagini su presunti agenti iraniani, spesso reclutati nell’Est Europa e pagati in criptovalute. Il loro compito principale era quello di raccogliere informazioni su ufficiali, scienziati e infrastrutture sensibili.

Le ultime segnalazioni arrivano da Cipro e dalla Grecia, dove due uomini di nazionalità azera sono stati arrestati nei pressi di basi militari: una ad Akrotiri, centro strategico britannico, l’altra a Souda Bay, porto cruciale per la flotta Usa nel Mediterraneo. Le autorità sospettano legami con l’intelligence iraniana, mentre le modalità – obiettivi fotografati con teleobiettivi e movimenti sospetti – sembrano confermare un’azione coordinata.