Dal 28 luglio al 4 agosto, la capitale ospita il più imponente evento dell’Anno Santo. Attesi 500mila pellegrini under 30 da 146 Paesi, Tor Vergata blindata per la messa con Papa Leone XIV
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C'è un cuore che batte forte, da giorni. È il cuore di Roma, che si prepara a spalancare le sue porte al futuro: mezzo milione di giovani pellegrini sta per arrivare nella Capitale per vivere l’evento più atteso dell’Anno Santo. Il Giubileo dei Giovani, in programma dal 28 luglio al 4 agosto, promette di essere non solo la sfida logistica più imponente dell’anno, ma anche un’esperienza irripetibile di fede, incontro e condivisione.
Tutto ruoterà attorno a Tor Vergata, l’area universitaria già teatro della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, quando Giovanni Paolo II la ribattezzò “la spianata della speranza”. Ora, quel nome torna ad avere senso: oltre 500mila ragazzi raggiungeranno Roma da 146 Paesi, con punte record di arrivi da Europa, America Latina, Africa e Asia. Tra loro anche giovani provenienti da zone di guerra: Ucraina, Israele, Iraq, Siria, Libano, Sud Sudan, Myanmar. Ragazzi che lasciano per qualche giorno il rumore delle bombe per abbracciare coetanei con cui condividere un sogno di pace.
La macchina dell’accoglienza è pronta: 270 parrocchie, 400 scuole, 40 strutture extra, case della Protezione Civile e famiglie romane hanno aperto le porte. Per molti sarà la prima volta fuori dal proprio Paese, per alcuni persino la prima volta in aereo. Saranno accolti da 2.000 volontari della Protezione Civile, 300 unità della Regione Lazio e 200 di Roma Capitale. In tutto, quasi 20mila persone tra operatori, steward, medici, forze dell’ordine e tecnici impegnati per garantire che tutto fili liscio.
L’evento, però, non è solo un'impresa organizzativa. È un respiro universale, una settimana pensata per generare dialogo, testimonianza e ascolto. Dal 29 luglio inizieranno i "Dialoghi con la città": 70 eventi sparsi nei quartieri, nelle piazze, nei centri culturali. Saranno momenti di confronto tra i giovani e figure del mondo del lavoro, della cultura, della fede e dell’impegno civile. Perché il Giubileo non è solo celebrazione: è anche preparazione alle scelte della vita.
Il 1° agosto sarà la giornata della penitenza e del perdono, con una grandissima liturgia delle Confessioni al Circo Massimo. Sotto tende montate ad hoc – per offrire ristoro e ombra – 200 sacerdoti si alterneranno ogni due ore, pronti ad ascoltare e consolare. Il giorno dopo, il 2 agosto, apriranno i cancelli di Tor Vergata per l’evento più atteso: la veglia con Papa Leone XIV, un momento che si preannuncia emozionante e irripetibile.
Quel giorno, a partire dalle 9 del mattino, giovani band, spettacoli e animazioni scalderanno l’attesa. Poi, alle 20.30, il silenzio e l’ascolto. Tre giovani – uno dall’Italia, uno dal Messico e uno dagli Stati Uniti – faranno domande al Pontefice. Le risposte arriveranno in tre lingue, a simboleggiare un’unica voce che parla ai cuori del mondo. Il giorno seguente, domenica 3 agosto, Leone XIV celebrerà la grande messa conclusiva, sempre a Tor Vergata. E il 4 agosto, nella stessa area, sarà il turno della celebrazione dedicata al Cammino Neocatecumenale.
Naturalmente, un evento simile richiede misure di sicurezza eccezionali. L’intera area di Tor Vergata, grande 800mila metri quadrati, è stata suddivisa in tre zone di sicurezza. In campo anche un sofisticato sistema antidrone, già attivo da giorni non solo nell’ateneo ma in tutti i luoghi sensibili. Il questore di Roma, Roberto Massucci, ha parlato di un piano “a tenuta mondiale”: 4mila agenti delle forze dell’ordine, rinforzi da tutta Italia e anche da Francia, Spagna, Polonia, Portogallo, Austria e Albania. Perché, come ha sottolineato anche il prefetto Lamberto Giannini, “non ci sono minacce specifiche, ma l’asticella della sicurezza è al massimo”. Il momento più delicato sarà il deflusso di centinaia di migliaia di persone, previsto domenica sera: sarà necessaria una grande pazienza, e una grande regia.
E Roma, dal canto suo, è pronta. Il sindaco Roberto Gualtieri ha parlato di una “grande tensione positiva”. In campo, la più grande infrastruttura tecnologica mai allestita per un evento italiano: una control room da 500 metri quadri, 2.760 bagni chimici, 2.660 fonti d’acqua, 70 nebulizzatori, 10 postazioni mediche avanzate, 43 ambulanze. Ogni dettaglio è stato pensato, anche in caso di temperature estreme.
Il sottosegretario Alfredo Mantovano, con parole toccanti, ha ricordato “la luce negli occhi” dei suoi figli tornati dalla Giornata Mondiale della Gioventù. «Quell’entusiasmo, quella speranza, quella voglia di vivere, sono un patrimonio. Non solo per chi partecipa, ma per ogni comunità a cui torneranno». E in quel ritorno, forse, nasceranno vocazioni, amori, sogni. O anche solo una certezza: non siamo soli.
Per chi arriverà da terre ferite – la Siria, l’Ucraina, Gaza – il Giubileo sarà un rifugio. Per chi viene da villaggi sperduti del Sudamerica, sarà una scoperta. Per chi attraversa l’Europa in pullman, tra stanchezza e canti, sarà un'avventura. E per tutti, sarà l’incontro con un’umanità possibile.
Perché Roma è pronta ad accogliere il mondo. E il mondo, per una settimana, parlerà la lingua semplice della giovinezza, quella che crede ancora che l’amore sia più forte della paura.