I due medici da tempo contrari alle campagne vaccinali, sono stati inseriti nel comitato tecnico consultivo sui vaccini del dicastero della Salute. Ma il ministro minaccia di scioglierlo se entro due giorni non arriveranno le dimissioni dei due
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Sono oltre 15.000 le firme raccolte in poche ore da ricercatori, scienziati, operatori sanitari e semplici cittadini che chiedono al Ministero della Salute di fare marcia indietro sulla nomina di due figure considerate da sempre espressione del fronte no-vax. Paolo Bellavite, già professore di patologia generale, e il pediatra Eugenio Serravalle sono stati inseriti nel NITAG, il National Immunization Technical Advisory Group, l’organismo che consiglia il governo sulle strategie vaccinali. Una scelta che ha acceso la polemica e scatenato la protesta dentro e fuori Fratelli d’Italia.
Il caso è esploso quando la notizia è rimbalzata sui media e sui social. La domanda è stata immediata e tagliente: com’è possibile che due medici che da anni contestano la validità delle vaccinazioni siano stati ammessi in un comitato che deve stabilire le linee guida nazionali? L’indignazione ha fatto il giro della comunità scientifica e ben presto è diventata anche un problema politico.
Molti indizi portano al sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, farmacista pugliese e uomo forte di Fratelli d’Italia nell’area sanitaria. Secondo più di una ricostruzione interna, sarebbe stato lui a spingere per la nomina. Una mossa che, se confermata, rischia di costargli cara: l’episodio ha incrinato i suoi rapporti con il ministro Orazio Schillaci e potrebbe compromettere le sue ambizioni di carriera, inclusa la possibilità di diventare viceministro. Non solo: il consenso in Puglia, dove il partito si prepara alla sfida regionale, potrebbe risentirne.
La tensione si misura anche dentro il NITAG. Francesca Russo, uno dei membri, ha già annunciato le proprie dimissioni, dichiarando che non poteva condividere un percorso con figure che negano o ridimensionano la validità delle campagne vaccinali. Un gesto che ha acuito il pressing politico e mediatico affinché Serravalle e Bellavite facciano un passo indietro.
Il governo, intanto, vive ore complicate. Giorgia Meloni, raccontano fonti interne, è irritata. Non vuole che un caso nato dentro il suo partito rischi di delegittimare la credibilità dell’Italia in materia di salute pubblica, specie dopo gli anni della pandemia. Con lei la sorella Arianna, anch’essa figura influente nell’organizzazione del partito, avrebbe chiesto la rimozione di Rita Di Quinzio, segretaria politica del Ministero, indicata come regista dell’operazione che ha portato alle nomine.
In questo quadro, il ministro Orazio Schillaci appare sempre più isolato. Viene descritto come “frustrato”, stretto tra i diktat politici e le necessità tecniche, costretto a subire decisioni prese sopra la sua testa. Una condizione che starebbe diventando insostenibile. Da qui l’ipotesi che, se entro le prossime 48 ore i due medici non si dimetteranno spontaneamente, Schillaci possa azzerare l’intero comitato e ripartire da zero. Una mossa drastica, ma che segnerebbe un chiaro segnale politico.
Il caso dei due no-vax nel comitato tecnico sui vaccini è diventato così un banco di prova per Fratelli d’Italia. Da un lato l’anima più radicale del partito, che continua a strizzare l’occhio a posizioni minoritarie ma rumorose, dall’altro la linea istituzionale di governo che vuole rassicurare scienziati, operatori sanitari e opinione pubblica. Il rischio, per la premier, è che l’episodio lasci cicatrici profonde e faccia vacillare la compattezza interna proprio mentre il partito si prepara alle sfide d’autunno.